di Marianna Mandato Che allegria! Si sa, è bello stare fra amici in allegria. Tanto più che è proprio vero, “gente allegra Dio l’aiuta”.
Ed eccoci qui. Di fronte ad una nuova parola. Una parola decisamente allegra. Si, perché allegria è una parola che deriva dall’aggettivo allegro. In altre parole, è una sua derivata, proprio come i latticini dal latte.
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Ma che cosa comunichiamo quando usiamo la parola allegria? E se diciamo a qualcuno “oggi mi sento allegro”, che cosa gli vogliamo dire esattamente? Cosa vogliamo che capisca? Ce lo siamo mai chiesto? Eppure scegliamo la parola allegria, al posto di altre che potrebbero in apparenza essere suoi sinonimi, proprio con consapevolezza.
Pur sapendo esattamente che tipo di sensazione corrisponde a quella specifica parola, e che tipo di sensazione vogliamo intenda il nostro interlocutore, non siamo proprio certi che saremmo in grado di spiegare con altre parole che cosa si cela nella parola che definisce quella sensazione. Sappiamo che la definisce, che la indica, ma non sappiamo perché.

Cerchiamo allora di capirci qualcosa in più. E come sempre iniziamo dalla base, facendoci questa domanda: quali sono i genitori della parola allegria?
Ancora una volta ci rimettiamo alla vostra pazienza. Non sbuffate ma di nuovo si parla di latini.
Loro usavano la parola alacer, che significava vivace, gioioso, oltre che attivo, operoso. Si badi bene che alacer ha dato infatti i natali anche al nostro “alacre”, che vuol dire svelto.
C’è di più. Tra i progenitori della parola allegria, c’è anche un’antica radice indoeuropea, AL, che voleva indicare l’alzarsi, la capacità di “non restare giù”.
E già appare più chiaro cosa ci vuole indicare la parola allegria.
Ma andiamo avanti con la prossima domanda.
Di cosa potremmo riempire questo “palloncino allegria” per fargli prendere consistenza? Qual è quella sostanza che gli dà la forma che conosciamo?
Per chi ancora non lo sapesse, procediamo sempre sull’esempio di un palloncino che prende forma a seconda della sostanza che lo riempie. Un palloncino può volare o restare a terra proprio sulla base di quella sostanza. Se ci mettiamo l’elio il palloncino vola. Se ci mettiamo l’aria, resta a terra. Insomma, una sostanza che determina il suo comportamento nella realtà.
Ecco, certamente sorriso, entusiasmo, empatia, simpatia, vivacità e colore, operosità, positività, movimento, accoglienza.
Poi, sulla base del nostro assunto che ogni verbo indichi un qualche tipo di azione affinché ciò che è contenuto in quella parola prenda vita nella realtà, facciamoci un’altra “solita” domanda: può dalla parola allegria derivare un verbo?
Allegrare a ben riflettere non esiste. Però rallegrare e rallegrarsi sì. Appare evidente che l’allegria si realizza nella realtà con un movimento che parte da sé ed esce al di fuori di sé.
Le persone allegre sono quelle che si trovano in un certo stato di entusiasmo e contentezza. Sono quelle che sentono addosso la voglia di muovere uno stato d’animo positivo. Prima in se stesse, poi o contemporaneamente al di fuori di sé.
Quel movimento è l’allegria. L’allegria non resta confinata in modo statico in un cantuccio di noi ma tende a voler coinvolgere chi ci sta intorno.

Le persone allegre si fanno portatrici di uno stato di benessere positivo azionando questo movimento. Le persone allegre sono quelle che si sanno rialzare in situazioni difficoltose. Proprio per questo pare che Dio le aiuti.
L’allegria si fa portatrice di un meccanismo positivo che supera le difficoltà. Crea situazioni favorevoli.
Chi è allegro tende ad accettare o sperimentare nuove situazioni. L’allegria rende bendisposti verso le novità e le cose in generale. Una simile propensione crea buone possibilità, accoglienza del nuovo e fortuna.

L’allegria, a differenza della felicità che come abbiamo visto altrove indica uno “stato”, esprime insomma un moto, un movimento in grado di cambiare situazioni e persone che ci circondano.
L’allegria si vede. Le persone allegre non sono in grado di nascondere quel moto che le anima. La mimica diventa allegra. Gli occhi diventano più birichini, più luminosi. L’atteggiamento è vispo e centrato sul presente, anche se in vista di un fare propositivo.
L’allegria e le persone allegre sono coinvolgenti. Provate ad invitare persone allegre ad una festa e state pur certi che quella festa sarà un successone. Anche perché, stando al suo progenitore indoeuropeo, una persona allegra non è disposta a restare “giù”. Si muove, si anima, agisce.

Lorenzo Cherubini, noto cantautore, in una delle sue famose canzoni, diceva a gran voce
“io penso positivo perché son vivo, perché son vivo!”, noi aggiungeremmo che per essere positivi, occorre essere allegri. L’allegria muove il positivo e lo rende reale. Lo realizza.
E una altro personaggio, un presentatore di tanti anni fa noto forse ai più grandicelli, un tal Mike Bongiorno, salutava sempre il suo pubblico con un bel “ALLEGRIA!”.
E bastava e basterebbe a volte questa espressione detta con consapevolezza per innescare un sorriso e un moto di positività verso tutto ciò che ci circonda.

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