di Marianna Mandato – Amore, che parolone. Sicuramente è una parola che piace a tutti. Ma sapete perché possiamo dire che amore è un parolone? Perché ne conosciamo gli effetti nella realtà. Ne conosciamo tutti abbastanza bene il contenuto.
Conosciamo il significato reale che riempie la parola. E dunque la realtà che ci sta dentro. Conosciamo il contenuto persino se non ci siamo mai innamorati.

Prima di entrare nel vivo dell’amore, e della parola amore, si ritiene utile svelare un paio di segreti sulle parole in generale, in considerazione del fatto che ogni parola è una specie di suggeritore, di consigliere.
Ci consiglia come comportarci in sua presenza, proprio nella realtà.
Primo segreto:
pensiamo una parola a caso e facciamo questo giochino: “la parola che ho pensato, posso trasformarla in un verbo?”. Se dalla parola che abbiamo pensato può derivare un verbo, cioè, il verbo è in qualche modo “figlio” di quella parola lì, allora il contenuto, il significato di quella parola, prima o poi implica l’azione nella realtà.
Se invece da una parola non può derivare un verbo, ah beh, allora quella parola non implica che si agisca nella realtà. Possiamo restarcene tranquillamente in poltrona. In pratica, quando della parola che abbiamo pensato è figlio ad esempio un aggettivo, allora quella è una parola che può aiutarci a capire, a caratterizzare o descrivere meglio qualcosa o qualcuno, che ci aiuta insomma a inquadrare meglio la realtà.
Generalmente si dice che si tratta di una parola accessoria (anche gli avverbi o le congiunzioni appartengono a questa categoria).
Esempio: giochiamo con le due parole desiderio e sole.
Dalla parola desiderio, può derivare un verbo?
Certamente, desiderare. Vuol dire che il desiderio, per non essere niente più che un suono, una vibrazione delle corde vocali, prima o poi vorrà che io agisca nella realtà. Nella vita reale, si intende. Si badi bene, nella vita reale.
Se non lo faccio, allora il desiderio resterà solo una parola, che pur indicando come comportarsi nella realtà, sarà priva di risvolti effettivi proprio nella realtà che indica, che significa. Magari perché sto facendo l’analisi grammaticale di una frase, chi lo sa. Ma se il desiderio è mio, e voglio che si realizzi, allora devo per forza agire affinché il desiderare non resti intrappolato nella mente o su un foglio di carta.
La parola sole, invece, può avere un verbo come figlio?
No. Ne deriva quella parolina tanto carina che è solare, che non è un verbo, e che dunque non vuol dire “dare buca” in dialetto romano, ma si limita ad essere un semplice aggettivo. Caratterizza meglio l’indole di una persona, ad esempio. Oppure il sistema che ha a che fare col nostro sole.
Insomma, non dovrò agire nella realtà per fare il modo che il sole si realizzi.

Secondo segreto:
le parole sono in qualche modo “fisiche”.
Che vuol dire?
Vuol dire che al solo dirle o scriverle, esse producono effetti fisici, reazioni “sul” e “del” nostro corpo. Sensazioni corporee. Le sensazioni, cioè, sono nostre, hanno a che fare coi nostri sensi, lo dice la parola. E i sensi sono immediati. Sono senza azione.
Generalmente, il corpo sa – e si sottolinea sa – prima della mente, in anticipo, che cosa comunica una parola. Proprio perché il corpo è immediato. Immediato significa senza mediazione di altro. Cioè non gli serve nient’altro per capire. Reagisce subito.
Ma noi siamo birbaccioni. E che combiniamo? Facciamo in modo che la mente entri in gioco e cominci a giocare a palla con le sensazioni immediate. Le trasforma, plasma ciò che una parola aveva già detto al corpo, finché anche il corpo non ci capisce più granché, mette in dubbio l’esattezza delle proprie sensazioni.
La mente gira i suoi film e ci convince che è meglio dell’immediatezza del corpo.
Facciamo la prova con un altro esempio.
Se diciamo “mi andrebbe tantissimo del cioccolato” (magari davanti a una bella scatola di cioccolatini) il mio corpo quasi sicuramente sta reagendo producendo la famosa acquolina, oppure una sensazione di vuoto allo stomaco proprio per il desiderio di mangiarne. Ma se poi ci mettiamo a riflettere su tutti i pro e i contro del mangiare la cioccolata – caria i denti, fa ingrassare, serve ai depressi, non me ne basterà poca e così via dicendo – allora il corpo sarà vittima delle nostre riflessioni e cesserà di alimentare sensazioni. da provare.
Svelati i due segreti, torniamo alla parola amore.
Per iniziare, facciamoci dunque la domanda basilare:
può dalla parola amore derivare un verbo?
Sì, certamente, pure più di uno, innamorarsi e amare. Dunque questa parola implica l’azione nella realtà. Ormai lo sappiamo.
Ma per scoprire come agisce l’amore mosso dalla sua parola, dobbiamo aspettare la seconda parte di questo articolo. A presto!