di Marianna Mandato – Che bello! Sì, che bellezza parlare di bello. Ma alla domanda “che cos’è il bello?”, che cosa risponderemmo? La parola bello dice tutto e dice niente. È quasi evanescente. Astratta. Tutti sappiamo cos’è, tutti lo diciamo spessissimo, e quasi sicuramente tutti senza saper dire esattamente cos’è. Qualcosa della nostra spiegazione ci lascerebbe sempre un pochino insoddisfatti.
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È bella un’opera d’arte. È bella la natura. È bella una persona. È bello parlare insieme. È bello ascoltare le onde del mare. È bello ascoltare musica. È bella una notizia. È bello un vestito. È bello un film. È bello uno sguardo. È bello sentirsi vicini. È bello sentirsi amati. È bella anche un’idea. Insomma, si potrebbe continuare per un bel po’. Ed è bello anche quel “po’”, dunque.

Che vuol dire bello allora, che cosa indica?
Come si gonfia questa parolina se la pensiamo palloncino? Qual è la sua sostanza, il suo contenuto?
Quali altre parole concorrono a darle forma?
Ecco, sicuramente la sua sostanza è fatta di giustizia, gentilezza, attrazione, seduzione, bontà, bene. Una bomba di positivo.
Ma per capire, dobbiamo per forza approfondire. Facciamo sempre lo stesso esperimento (come nel caso delle parole amore e desiderio): può dalla parola bello derivare un verbo? No. Non ne deriva alcun verbo. “Bellare” nella nostra lingua non esiste. Evidentemente, allora, ne deve derivare qualche altro tipo di parola. E la parola che ne deriva, che le è figlia, è una parola a dir poco incantevole e interessantissima: bellezza. Non è un verbo. È una qualità del bello. Ciò che appare bello, dunque, si manifesta come bellezza.
Ah, e qui casca l’asino direbbe qualche nonno. Continuiamo con calma ad approfondire. Bellezza, e non bellare, ci vuole suggerire che per raggiungere il bello non siamo costretti ad agire. Un verbo invece avrebbe indicato la necessità di agire. Possiamo anche starcene seduti in poltrona o in qualsiasi altro posto ad ammirarlo o a constatare la sua esistenza.
La nostra anima, i nostri sensi, in qualche modo se ne nutrono anche stando fermi. Come davanti alla contemplazione di un’opera d’arte. Possiamo certamente diffondere il bello, ma l’azione che scegliamo di compiere è una nostra scelta. Non è contenuta nella parola.
Qualcuno allora potrebbe obiettare che il bello, e la bellezza con cui esso si esprime, sono qualcosa di squisitamente mentale. Per poi fare la classica domanda “e cos’è la bellezza?”. Occorrerebbe allestire una tavola rotonda e invitare tutti i più grandi pensatori di sempre. In ogni settore. Nessuno escluso. E in quale campo non si parla di bellezza. Ragazzi, roba da spacca cervelli.
Ma il bello così come la bellezza ci “attraversano” anche senza spiegazione logica.
La bellezza, che risponde certamente a canoni culturali momentanei, più o meno lunghi di qualsivoglia società umana, supera la sua stessa comprensione. Resta di fatto che usiamo quel termine per indicare qualcosa che ci colpisce senza una effettiva o conscia consapevolezza. Per indicare delle qualità o l’idea di certe qualità, oltre alle sensazioni che quel qualcosa o qualcuno ci rimanda.
Insomma, da sempre, semplicemente dicendo bello e bellezza, in qualche modo ci si intende. Al di là dei gusti personali o del concetto di bellezza.

Come mai?
È il caso, a questo punto, di comprendere l’origine della parola bello.
Anche di questa parola, come per la parola desiderio, le radici sono latine. “Bello”, per i latini, era un diminutivo di una forma molto antica della parola bonus, che vuol dire, appunto, buono, bene. Bello e buono, dunque, indicavano una stessa categoria di cose o qualità. Il bello si confondeva nel bene e il bene nel bello. Col tempo, bello ha assunto una sua specifica e autonoma dignità di parola. Da sola. Pur continuando a contenere in sé l’idea di bene e buono.
Evidentemente,
è bello, tutto ciò che può essere o rappresentare un bene sia a livello ideale, mentale (idea del bello) sia a livello fisico, corporeo o sensoriale.
A Roma, si usa ancora dire “quanto è bono”, per indicare con quel bono sia la bontà che la bellezza di una persona.
C’è di fatto la constatazione che una cosa o una persona bella, la vorremmo vedere continuamente, l’assaggeremmo anche volentieri, ne sentiremmo volentieri l’odore, la toccheremmo se possibile. Ed ecco di nuovo il corpo. La bellezza, così come il bello, si contemplano e si “gustano” coi sensi.
E questa possibilità rappresenta un bene per l’anima. Un bene per lo spirito. Un bene per i sensi. (tutti e cinque). La bellezza dunque è legata alla felicità, al ben essere. La bellezza, così come il bello, in qualche modo leniscono il dolore. Aiutano a superare il brutto. Aiutano a credere nel positivo che la vita contiene.

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