di Eleonora Guaragna – La ventisettesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima si è conclusa nei giorni scorsi a Sharm el-Sheikh.
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C’è amarezza per i mancati passi avanti rispetto alla COP di Glasgow sul tema della mitigazione e riduzione delle emissioni, ma anche soddisfazione per il raggiungimento di un accordo sul “loss and damage” da molti definito storico, sicuramente atteso da decenni.

Ci sono paesi nel mondo che, pur emettendo ridotte quantità di gas serra perché meno sviluppati ed industrializzati, e quindi contribuendo in misura irrisoria al cambiamento climatico, finiscono con l’essere tra le principali vittime degli eventi estremi da esso causati, senza avere le risorse finanziarie per proteggersi da disastri e calamità.
Da tempo veniva chiesto al resto del mondo di contribuire a compensare le perdite e i danni (appunto, “loss and damage”) sofferti da questi paesi,
in attuazione del principio “chi inquina paga“. Una richiesta che per trent’anni si è scontrata contro un muro di reticenza e procrastinazione.
Da qui la soddisfazione per l’accordo finalmente raggiunto in seno alla COP27, all’ultimo, nella sessione plenaria condotta nella notte tra il 19 e il 20 novembre: i paesi più ricchi e maggiormente responsabili delle emissioni si sono formalmente impegnati ad istituire un fondo per le perdite ed i danni a beneficio dei paesi particolarmente vulnerabili all’emergenza clima.
Un traguardo di giustizia climatica che va sicuramente festeggiato, e che compensa in parte la delusione per i mancati progressi sul taglio delle emissioni e la riduzione dei combustibili fossili, ossia la causa originaria di tali perdite e danni.
In COP27 infatti non è stato fatto alcun passo avanti in questo senso. Le posizioni prese alla COP26 e il rispetto del target di contenimento del riscaldamento globale entro i 1,5°C sono stati ribaditi, ma non hanno ancora trovato concreti risvolti evolutivi. Si lavora sulle conseguenze del problema, insomma, ma la strada per risolverlo a monte appare ancora lunga e piena di “barriere non necessarie”, prendendo in prestito le parole del Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans.
L’augurio è quello di arrivare alla prossima Conferenza delle Parti sul clima (COP28), che avrà luogo a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, con maggior coraggio e compattezza nel trovare soluzioni decisive alla sfida climatica.
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