di Eleonora Guaragna – A Sharm el-Sheikh ha preso il via ieri la 27ma Conferenza delle Parti, o COP27, il più importante summit mondiale sul clima organizzato dalle Nazioni Unite che impegnerà i Paesi partecipanti ai negoziati fino al prossimo 18 novembre.
Ma cosa sono esattamente queste COP, e perché se ne parla tanto?
Per spiegarlo facciamo un veloce passo indietro – o meglio, un salto nel passato.
Precisamente nel giugno del 1992, a Rio de Janeiro, dove proprio trent’anni fa ebbe luogo il primo grande vertice mondiale sui temi ambientali: la Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite, anche nota come Summit della Terra. In questa occasione, i Paesi riuniti per fare fronte comune contro i cambiamenti climatici in atto firmano la UNFCCC, acronimo di United Nations Framework Convention on Climate Change, entrata in vigore il 21 marzo 1994.
Si tratta della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, il più importante trattato internazionale in materia di impegno climatico che getta le basi per le politiche ambientali dei decenni a seguire.
Nascono così le COP: da allora, i Paesi firmatari dell’UNFCCC si riuniscono ogni anno nella Conferenza delle Parti per fare il punto sugli impegni assunti, monitorare i progressi acquisiti e definire piani d’azione per il perseguimento degli obiettivi concordati.
È stata proprio la COP numero 3, tenutasi a Kyoto nel 1997, a portare all’adozione del famoso Protocollo di Kyoto, pietra miliare nel lungo percorso di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e lotta al cambiamento climatico.
L’originaria Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici infatti non fissava obiettivi legalmente vincolanti, ma apriva alla possibilità di adottare dei protocolli attuativi – come, appunto, quello di Kyoto, entrato in vigore nel 2005 – che introducessero limiti e criteri obbligatori per i Paesi coinvolti. E sempre in occasione delle Conference of Parties (nello specifico della COP21, organizzata nel 2015 in Francia, a Parigi) è stato raggiunto
il grande successo diplomatico dell’Accordo di Parigi, tramite cui i Paesi firmatari si impegnavano a contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e limitare l’aumento a 1.5° C rispetto ai livelli preindustriali.
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Le COP rappresentano quindi un appuntamento fondamentale nell’agenda della politica climatica mondiale, che ha portato negli anni alla conquista di traguardi storici ed alla definizione di importanti obiettivi condivisi. Obiettivi la cui realizzazione resta ancora tutt’altro che vicina, come attestano i report dell’IPCC, Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite che studia e monitora il cambiamento climatico, e degli altri organismi e professionisti impegnati su tale fronte.
Insomma, siamo arrivati alla ventisettesima tappa del lungo percorso delle COP (la 26esima Conferenza si è tenuta lo scorso anno, dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, a Glasgow).
I nodi critici da sciogliere sono molti, ed è evidente anche ai non addetti ai lavori che la COP27 prende avvio in un momento difficile:
la situazione geopolitica precaria, i mercati energetici e la sicurezza degli approvvigionamenti in sofferenza, i drammatici effetti umanitari ed economici del conflitto in Ucraina si vanno a sommare ai ben noti ed evidenti problemi legati all’emergenza climatica.
Inoltre, ancor prima del suo inizio, la COP27 è stata oggetto di forti critiche e preoccupazioni. Ha fatto discutere, ad esempio, la notizia della presenza di Coca-Cola come sponsor dell’evento, ritenuta profondamente incoerente con gli obiettivi del summit. La stessa decisione di tenere i negoziati in Egitto ha acceso aspre polemiche per le note criticità legate ai diritti umani nel Paese, e timori per la repressione della libertà di stampa, di protesta pacifica, di manifestazione degli attivisti che si radunano per manifestare in occasione delle Conferenze. Il novero degli scettici che hanno evocato lo spettro del greenwashing e deciso di non prendere parte all’evento conta diversi nomi celebri, tra cui quello dell’attivista Greta Thunberg, che dal 2018 era stata presente a tutte le COP.

Ogni occasione di sedersi ad un tavolo e pianificare soluzioni costruttive per accelerare la transizione energetica è comunque preziosa, e non va sprecata. In quest’ottica, le COP rappresentano un’opportunità essenziale e indispensabile per programmare i next steps dell’agenda politica internazionale sul clima, attivare confronti e mobilitare coscienze ed energie positive.
La speranza è dunque che, come già accaduto in passato, la COP27 appena iniziata possa rappresentare un concreto passo avanti verso obiettivi che hanno carattere non più solo di urgenza, ma di assoluta e cruciale priorità.