di Patrizia Caiffa – In contrada Mannarazza, nell’isola di Linosa, la più piccola dell’arcipelago siciliano delle Pelagie che comprende anche Lampedusa, vive da oltre trent’anni Margaret Aguti, ostetrica ugandese. Ha sposato Cesare Forni, neurochirurgo, allora medico di base dell’isola. Insieme abitano in una maestosa villa che è un angolo di Africa in questa incantata isola siciliana.
Ascolta “Margaret, l’ostetrica africana che vive a Linosa e aiuta i bambini ugandesi” su Spreaker.
Margaret è l’unica africana tra i 400 abitanti di Linosa, amata e rispettata dai residenti, che la sostengono nelle sue opere di solidarietà in due villaggi della sua terra, l’Uganda, per dare educazione, formazione professionale e assistenza sanitaria alle popolazioni locali.

Nella loro casa isolata si arriva a piedi da una ripida trazzera (così vengono chiamate in Sicilia le strade non asfaltate) di sabbia vulcanica nera. E’ il colore dominante nell’isola insieme ai rossi, agli aranci e ai gialli della pozzolana, la stessa che mozza il fiato ai turisti che sbarcano in estate, tra fichi d’india e piante di capperi ovunque. La vista sul lato sud-occidentale dell’isola è meravigliosa.
Margaret e Cesare hanno fondato oltre venti anni fa l’associazione I Germogli, che sostiene progetti di sviluppo nella sottocontea di Ocokcan, distretto di Soroti, nella parte orientale dell’Uganda.
Nel 2000 hanno istituito una Comunity based organization che ha costruito e gestisce il Centro Salute di Obule (Health Centre II), e poi la Scuola d’Infanzia di Ojama nata nel 2007, e la scuola professionale St. Lawrence nata nel 2021, che forma i giovani ai mestieri per creare opportunità lavorative: falegnami, meccanici, sarte, muratori.

L’associazione sostiene a distanza queste realtà e progetta nuovi interventi, come il reinserimento dei ragazzi nelle scuole.
In questo modo riescono ad aiutare circa 15.000 persone.
Il marito Cesare, che oggi ha 82 anni, è arrivato per primo a Linosa e ha lavorato nell’isola come medico condotto per un anno. Poi è andato in un’altra isola, a Marettimo, nelle Egadi. Ha tanto viaggiato e lavorato all’estero nell’ambito di progetti della cooperazione italiana, tra Africa e Asia: tra cui l’Uganda, dove ha conosciuto Margaret, che all’epoca lavorava come ostetrica.
Per lui è stata una seconda chanche dopo un primo matrimonio con figli. Un grande amore che li ha portati insieme a viaggiare e risiedere in Mozambico, Burkina Faso, Etiopia, Sudan, Rwanda, Guinea Conakry, Afghanistan, a costruire ospedali e realizzare o gestire opere sanitarie e sociali.
Negli anni ’90 Cesare ha acquistato un terreno a Linosa e i due hanno messo radici qui, a Punta Palazzella. La casa, circondata da fiori, piante, e soprattutto pomelie (o frangipani), ha pavimenti in pietre laviche e un caratteristico dammuso a fianco.

Entrare in casa di Margaret e Cesare è come fare un salto spaziale in Africa: mobili coloniali, grandi specchiere, divani in pelle chiara, sedie a dondolo in vimini, una antica stufa rossa e pavimenti antichi in cotto. In un angolo c’è un tavolo con una macchina da cucire e tessuti wax: qui Margaret confeziona sacchetti per i capperi e altre delizie come tonno, creme di pomodori secchi o carciofi, con packaging africano. Il ricavato è tutto destinato ai progetti in Uganda.
La padrona di casa ci accoglie con un sorriso ampio nel suo regno. Parla in perfetto italiano con una leggera sonorità africana. Ci fa accomodare nel salotto, in attesa del thè o caffè di rito. E’ un’impresa impossibile attribuirle un’età.
La sua cucina piastrellata ricorda le ceramiche eoliane o le azulejos portoghesi. Margaret tira fuori dalla dispensa a vetri le porcellane bianche e azzurre e versa il thè, accompagnato da deliziose noccioline tostate da lei, come quelle nei cartocci venduti dai bambini di strada in Africa o Asia.

Inizia il racconto: Margaret ricorda come, ad un certo punto della sua vita, ha deciso di smettere di fare l’ostetrica e
dedicarsi invece al sogno di educare centinaia di bambini dei villaggi della sua Uganda. Costruire scuole. Dare loro una formazione professionale perché si rendano indipendenti attraverso il lavoro.
L’associazione ha aperto anche un dispensario per cure mediche gratuite. E ha intenzione di costruire pozzi. Ha anche distribuito una gallina ad ogni bambino/famiglia, perché la vendita di uova possa diventare una piccola attività produttiva per la sopravvivenza quotidiana. “Ma se arriva la diarrea delle galline è un disastro, muoiono tutte”.
“Anche se il nostro aiuto è una goccia nel mare quello che facciamo può cambiare la vita di un intero villaggio”,
dice Margaret a B-Hop magazine.
Margaret ha una visione chiara in mente, sa cosa serve ai bambini e alle famiglie ugandesi. Nei due villaggi ci sono dei Comitati che si occupano della gestione dei progetti, con personale locale stipendiato dall’associazione.
Quando gli chiediamo se ha fatto nascere qualche bambino a Linosa risponde con fierezza: “Si ne ho fatto nascere uno in casa”. Perché partorire, per le donne linosane, è un’impresa: le future mamme devono spostarsi prima in aliscafo o traghetto verso Porto Empedocle (se il mare è buono) o in aereo via Lampedusa.
Quando il marito Cesare non è in casa – è spesso in Uganda a seguire i progetti – Margaret parte a piedi con il suo carrellino e scende in paese a fare la spesa. Due chilometri di strada, con una salita molto ripida e polverosa.
La visita alla casa prosegue con un giro nel giardino sul retro, dove svettano le sue bellissime e profumatissime pomelie: bianche, rosse, arcobaleno.

Prima di farci sentire il profumo Margaret parla con la pianta, chiede il permesso di staccarne un fiore. Con la stessa cura si occupa delle piantine di rampicanti e piante grasse che ha messo a dimora, dalle agavi al cosiddetto cuscino della suocera.
Ce le mostra con orgoglio. Chi vuole può acquistarle, finanziando così le attività dell’associazione, che vive di donazioni e di 5 per mille.

Una volta l’anno Margaret va in visita nei villaggi e a volte si porta dietro anche dei linosani, membri del direttivo dell’associazione.
Come Enzo Saltalamacchia, da poco in pensione da un incarico pluridecennale nel comune di Lampedusa e Linosa. E’ la memoria storica dell’isola.

“Sono andato in Uganda nel maggio scorso con Margaret – ci racconta -, è stato un viaggio importantissimo, interessante e istruttivo. E’ stato fondamentale vedere con i propri occhi queste realtà e ciò che stiamo supportando.
Mi sono reso conto delle necessità enormi di queste popolazioni e del tanto bene che possiamo fare”.
Ora Enzo è uno dei principali sostenitori della causa e quando può porta i turisti da Margaret per far conoscere l’insolito ponte di solidarietà tra Linosa e l’Uganda.
Per arrivare lassù li fa salire anche sulla “lapa“, come viene chiamata in Sicilia l’Ape Piaggio.

Info per donazioni: Associazione I germogli Onlus www.igermogli.org associazione@igermoglionlus.org
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