di Massimo Lavena – Ti aspettavano, O Rei: “Dai Pelé, che senza di te siamo soli”, ti dicevano da lassù Diego Armando Maradona, George Best, Pepe Schiaffino, Garrincha, Paolo Rossi, Gordon Banks, Johann Cruijff, Ferenc Puskás, Gaetano Scirea, Leandro Andrade, Gerd Müller, Josef Masopust, Lev Jašin, Leonidas, Eusebio, Giacinto Facchetti, Uwe Seeler, Stanley Matthews, Nils Liedhom, Didì e Vavá, con Fabian O’Neill, l’ultimo arrivato.
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Adesso per la delizia delle schiere angeliche, con San Pietro ad arbitrare e Don Bosco con Filippo Neri guardalinee, potrai finalmente giocare senza stancarti.

Potrai, caro Pelé, essere cantore eterno di quella bellezza che dipingevi sui campi del mondo, dietro palloni per i comuni mortali impossibili, aggirando gambe protese per falciarti, danzando allegro per la gioia più pura di chi ti ammirava: tutti restavano estasiati, sui campi del campionato paulista come del brasilerao, in Svezia nel 1958, come in Cile nel 1962 e come in Messico nel 1970.
Portasti la bellezza della divisa tutta bianca del Santos a entusiasmare il pubblico di tutti gli stadi del mondo, e poi conquistasti gli ostici Stati Uniti, così refrattari al calcio, ma travolti dalla magia dei mitici Cosmos di New York, dove radunasti tanti altri amanti del pallone: c’erano con te Franz Beckenbauer e Giorgione Chinaglia, con altri grandi campioni e con quei Cosmos, il 1° ottobre 1977 chiudesti la tua immensa carriera, in una amichevole con il Santos, giocando un tempo con una e l’altro con l’altra squadra.

Quattro mondiali giocati di cui tre vinti, 1281 reti segnate tra partite ufficiali e amichevoli, immagini di una poesia danzante di una lince del deserto, silenziosa e ferale tra la sabbia; di una pantera pronta a slanciarsi nell’aria per lasciar di stucco il roccioso Tarcisio Burgnich, librandoti nell’aria per una infinità di secondi, per segnare la prima rete della finale del Mondiale messicano del 1970, o facendo fuori l’intera difesa svedese in quella finale del tuo primo trionfo mondiale, a 17 anni, segnando uno dei goal più belli della storia del calcio, forse, in assoluto, il più bello.
Ora riposati, O Rei della bellezza, cantore irraggiungibile dai colori di Chagall, poeta perfetto per tutti coloro che amano i sogni che divengon realtà: questo tu sei stato e sarai sempre, anche adesso.
E Dio è contento di averti creato, perché la gioia che tu hai donato alla gente più umile, quegli ultimi che hai aiutato sin dal tuo primo stipendio, memore della povertà che conoscesti da bambino, hanno sempre trovato in te un esempio.
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Resta negli occhi quella rovesciata sul finale del film “Fuga per la vittoria”: con quel gesto spezzavi la violenza e donavi bellezza eterna.
Grazie O Rei. Ti saremo per sempre riconoscenti.