di Patrizia Caiffa – A Novara di Sicilia, uno dei borghi più belli d’Italia in provincia di Messina, è possibile vivere il fascino delle tradizioni antiche in uno degli ultimi mulini ad acqua esistenti in Italia e ancora attivi. Non solo: il mulino detto “giorginaro” (dal nome della zona), costruito nel Quattrocento, è oggi all’avanguardia per la produzione di farine da grani antichi siciliani, tra i cibi di più alta qualità riscoperti di recente.
Una volta nel borgo, arroccato a 600 metri sui monti Peloritani, esistevano 14 mulini ad acqua, tutti collocati lungo il torrente San Giorgio. Ora ne sono rimasti due o tre, ma “giorginaro” è l’unico operativo 9/10 mesi l’anno.
“Qui le valli erano tutte coltivate a grani antichi”, racconta a B-hop Mario Affannato, figlio di Ugo. Padre e figlio curano e gestiscono il mulino con amore e passione.
Mario spiega nei particolari il funzionamento dell’impianto e ricorda come l’acqua diventava motivo di liti frequenti se qualche mulino più in alto la deviava, lasciando gli altri a secco.

“In questi casi il mugnaio partiva, zappa in spalla, per risolvere la questione. Da qui il modo di dire: “di unni vegnu, vegnu du mu’au” (da dove vengo, vengo dal mulino) per far capire che la diatriba si poteva risolvere anche a botte”.
Si accede al mulino “giorginaro” da un cancelletto e una lunga discesa costellata di piante aromatiche, limoni, arbusti fioriti. La casa in pietra porta la data di costruzione incisa sulla cornice della porta: 1690.
L’edificio è stato ristrutturato da poco e sembra di essere veramente in un altro tempo, in un luogo che conserva intatte le tradizioni.
Il proprietario racconta aneddoti e particolari che ruotano intorno alla vita del mulino, illustra le parti meccaniche che azionano l’asse e le macine, o che permettono la regolazione della consistenza della farina.
Il colpo di scena è proprio l’apertura del bocchettone di legno (guarda il video) che fa partire all’improvviso la cascata d’acqua che scivola per 10 metri fino al mulino a ruota orizzontale.

Grazie alle immaginette dei tanti santi protettori incollati nei secoli sul contenitore del grano, avviene quasi un miracolo, a propiziare la discesa della farina e, probabilmente, la scongiura della fame per mancanza di pane.

Inizia la magia del grano trasformato in farina, con un profumo buono che si diffonde nella stanza.
Dalla tramoggia alle macine fuoriescono farine di grani antichi integrali dal nome suggestivo: Maiorca, il grano antico tenero usato per i dolci e i biscotti; Perciasacchi, il grano originale oggi conosciuto come “kamut” il cui marchio è stato usurpato e registrato negli Stati Uniti; Timilia o Tumminia, Russello…il risultato finale è contenuto in pacchi da un chilo che si possono acquistare a prezzi onesti.

Arrivare al mulino è semplice: basta chiedere agli abitanti di Novara di Sicilia e chiamare al telefono Mario, che sopraggiunge appena può per la visita guidata alla struttura.
L’auspicio è che questa attività riesca a mantenere intatte le sue caratteristiche di autenticità e qualità e possa crescere e migliorare, meglio se grazie al sostegno pubblico e della collettività: significa tutelare un bene comune che rappresenta la cultura e le tradizioni siciliane.
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