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Home B.I.N. - Bellezza Interna Netta

Roma-Barcellona 3-0: il riscatto e la bellezza come nella favola del Brutto anatroccolo

di Rinaldo Felli
11 Aprile 2018
in B.I.N. - Bellezza Interna Netta, Primo Piano
Tempo di Lettura: 4 mins read
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(di Rinaldo Felli) – Le favole ci piacciono, sono le storie che, sin dai nostri primi passi, ci hanno introdotto alla vita. Ieri sera, 10 aprile 2018, allo Stadio Olimpico di Roma, è accaduta una favola a lieto fine e, come tutte le favole, possiede un insegnamento. Il 3-0 con cui la Roma ha eliminato l’invincibile armata del Barcellona è facilmente assimilabile all’insegnamento del Brutto Anatroccolo, al suo non rassegnarsi all’ineluttabile, al credere in se stesso per riuscire ad esprimere la propria bellezza grazie all’identificazione in un gruppo.

In realtà è come se fosse la favola di tre anatroccoli: Edin Dzeko, Daniele De Rossi, Kostantinos Manolas.

Dzeko è l’anatroccolo venuto dalla guerra, quello nato e vissuto a Sarajevo sotto i bombardamenti, quello a cui, paradossalmente, tifosi ed allenatori rimproverano di non avere sufficiente animus pugnandi, lo spirito per battersi. E’ lui a spaccare la partita, lui che questa partita avrebbe potuto non giocarla se, a gennaio, si fosse convinto per il trasferimento a Londra, sponda Chelsea, se avesse ascoltato il rassicurante suono del quattrino. Ma per uno che a sei anni doveva preoccuparsi, per sopravvivere, di rimediare qualcosa da mangiare o da vestire, quale importanza può avere qualche quattrino in più? Decide di rimanere, decide di dimostrare ai suoi tifosi che bisogna credere in se stessi sempre, decide che vuole segnare.

Lo fa al sesto minuto del primo tempo scaricando nelle sue lunghe leve tutta la rabbia e la forza necessaria per superare i suoi blasonati avversari. E lo farebbe ancora al minuto 57 se non fosse strattonato, arpionato, scalciato in piena area da Piqué, il più talentuoso dei difensori blaugranas. E’ rigore.

Edin prende la palla e va verso un altro anatroccolo, il suo capitano, Daniele De Rossi. Ottenere un rigore in una partita come questa è per i tifosi il segno che le divinità sono dalla tua parte, diversamente, per chi deve tirarlo, è l’attimo della vita. L’attimo da cui dipenderà se rimarrai anatroccolo o cigno. Insomma una questione da Capitani. Daniele, nonostante Totti abbia smesso di giocare, è per i tifosi romanisti ancora Capitan Futuro ma, quando riceve la palla da Dzeko, ha deciso che il futuro è adesso. Lo stadio lo guarda preoccupato, nelle viscere si ascolta un fastidioso borborigmo: “Lo sbaglierà, è troppo romano, è troppo romanista e vuole liberarsi dell’onta per l’autogol causato all’andata”.

Poi sono frammenti confusi. Palla sul dischetto, rincorsa, botta, portiere in volo, palla a schiaffeggiare la rete, urlo, folla scomposta, De Rossi Capitano. Ma non basta.

E’ un 10 Aprile, una data infausta nella storia sportiva della Roma, undici anni prima aveva rimediato una storica batosta perdendo 7-1 contro il Manchester United. Chi o cosa potrà sconfiggere anche il fato? Chi potrà scrivere il lieto fine della favola?

Si chiama Kostantinos ma per i tifosi è Kostas, Kostas Manolas. E’ lui, l’anatroccolo ellenico a scrivere quel finale e d’altro canto, in uno stadio che si chiama Olimpico, solo chi proviene dalla terra degli dei avrebbe potuto. Se Dzeko non doveva giocarla e se De Rossi era stato autore di un autogol all’andata, per Kostas sono vere entrambe le situazioni. Le leggende romane narrano che l’estate scorsa Manolas stava per trasferirsi in un’altra squadra e ci ripensò quando era già in aeroporto. Questo costrinse la società, suo malgrado e suscitando il malumore della tifoseria, a vendere un altro pezzo pregiato al suo posto. E come per De Rossi incorse in uno sciagurato e sfortunato autogol nella gara di andata. Al minuto 82 lui, un difensore velocissimo, potente ma poco avvezzo al goal si presenta in area.

Lo fa senza la timidezza di un parvenu, anzi con la prepotenza di chi sa il fatto suo, di chi è perfettamente consapevole dei suoi limiti ma anche delle sue capacità. Forse lo ha annusato nell’aria ma, prima ancora che si batta il calcio d’angolo, sa dove, come e quando impatterà la palla.

Quello che invece ancora non sa è che, grazie a quel colpo di testa vincente, avrà riscritto la favola del Brutto Anatroccolo e una pagina importante per lo sport italiano.

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Rinaldo Felli

Rinaldo Felli

Regista teatrale, appassionato di economia, finanza e politica. Io B-hop perchè “Del tempo antico e del tempo futuro rimarrà solo la bellezza” (P.Pasolini).

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