di Agnese Malatesta – Continuare a studiare, avere a che fare con lezioni e compiti, anche da un letto di ospedale, con uno sguardo fiducioso al dopo ricovero. La scuola in ospedale è parte integrante della cura.
L’esperienza della scuola in ospedale è nata al Bambino Gesù di Roma quasi 50 anni fa, ha preso il via nell’anno scolastico 1975/76. Oggi, nelle sedi del Gianicolo, di Palidoro e Santa Marinella i ragazzi possono frequentare le lezioni della loro classe d’età, dalle elementari fino al liceo. Nell’anno scolastico che si è appena concluso sono stati oltre 4 mila i ragazzi seguiti dalla scuola del Bambino Gesù.
Fra questi c’è Matteo, uno dei 12 ragazzi che hanno sostenuto qualche giorno fa gli esami di licenza media, proprio all’ospedale pediatrico d’eccellenza di Roma.

Da lui una testimonianza importante: “In quest’ultimo periodo la mia vita è cambiata molto, essa è un diritto, accorgendomene sempre di più perché
sono passato dall’essere un ragazzo spensierato, che aveva come unico obiettivo essere felice, a lottare per poter vivere”.
“Mi sono ritrovato a combattere con una malattia molto più grande di me – ha scritto Matteo in un messaggio rivolto alla commissione concludendo la sua tesina centrata sui diritti umani – e come me c’erano tantissimi altri ragazzi. Abbiamo visto i nostri corpi cambiare forma, rinunciando spesso alle cose che più amavamo, come lo sport, gli amici e le passioni. Mi hanno sempre detto ‘dai, devi solo avere pazienza’, ma per loro era facile parlare dato che in ospedale c’ero io.

Quando entri scopri tante cose che solo chi le vive può capire ed è qui che ho imparato che vivere è un diritto di tutti,
me lo hanno insegnato tutte le persone meravigliose che in ospedale combattono a fianco a noi, medici, infermieri e professori che non hanno mai smesso di credere che noi tutti saremo riusciti a combattere questa battaglia.
Nonostante il periodo difficile ricorderò sempre che mi hanno insegnato che nonostante tutto la vita è meravigliosa”.
Gli esami sollevano sempre emozioni, ansie, e all’interno di un ospedale acquistano un valore certamente più significativo, rappresentano uno step da affrontare e da superare guardando un futuro, a volte incerto. Chiamano in causa la speranza.

Con la scuola nei reparti, ai giovani pazienti, costretti a rinunciare a tanti aspetti della propria età, viene risparmiato il disagio di perdere il contatto con i propri coetanei e di rimanere indietro nella formazione culturale.
Nella “normalità” dell’accesso alle lezioni e dell’interazione con i docenti si rafforza la volontà di guarigione e si consolida l’equilibrio psico-fisico.
Nella scuola in ospedale i docenti sono itineranti e svolgono la loro attività prevalentemente al letto dei ragazzi oppure, per piccoli gruppi, in spazi comuni dedicati nei reparti.

D’accordo con la scuola di appartenenza dei pazienti, vengono individuati percorsi personalizzati e per i bambini e ragazzi lungodegenti si provvede alle normali procedure di valutazione, scrutini ed esami. Ecco l’importanza di continuare la scuola, che diventa essa stessa una terapia. Lo dice bene Matteo: ho scoperto che la vita è comunque meravigliosa!