di Margherita Vetrano – La Scuola dell’Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Microcitemico di Cagliari è raccontata nel libro “L’altalena“, edito da Bookabook. Andrea Serra è l’autore ma anche il maestro che, dal 19 settembre 2005 tiene le lezioni ai bambini ricoverati in day hospital.
Attraverso una carrellata di ricordi, Andrea racconta i suoi alunni e le riflessioni che ognuno ha suscitato.
In ogni episodio si entra un pochino di più nelle dinamiche del reparto e nella psicologia dei personaggi: maestro, bambini, genitori, medici e gli altri.
Incontrare Andrea è come bere una tazza di latte caldo: avvolgente, rassicurante, piacevole.
La sua naturale ironia trapela dalle frasi garbate, lasciando spazio ad uno sguardo gentile e ad una serenità che cela profondità di pensiero.

Nel suo racconto Andrea è narratore, non protagonista; racconta i fatti e li mette al centro dello scenario. Il suo sguardo asciutto e solo apparentemente distaccato, consente di sedersi tra quei banchi ed assistere alla vita che li abita, legata com’è a doppio filo con allegria e dolore.
“Dopo sedici anni che faccio il maestro in ospedale, alla domanda Come fai a lavorare vedendo il dolore dei bambini? continuo a non trovare una risposta convincente per gli altri. Per me invece è sempre più chiaro: […] credo che tutto stia nello sguardo. Quando guardo un quadro sono assetato di particolari […] Così faccio anche con i miei alunni in ospedale. Non perdo di vista i dettagli della loro sofferenza, della loro rabbia, la stanchezza e contemporaneamente tengo presente l’insieme” scrive Andrea tra le prime pagine del libro.
“Non nascondo la loro e di riflesso la mia sofferenza ma non permetto che la parte diventi il tutto. E’ tanta la gioia, il divertimento, la curiosità che si può sperimentare se si riesce a prendere il possibile da ogni situazione con loro. Non si deve sprecare nessuna occasione.
Quando arriva il dolore per la loro sofferenza o addirittura per la loro morte, la consapevolezza di aver contribuito a fare qualcosa di utile ed importante, non cancella la mia sofferenza o la mia disperazione, ma mi aiuta ad accettarle, a non perdere niente di quello che si è costruito”.
Per Andrea la scuola è “dove due o tre sono riuniti per imparare” e l’esperienza non finisce con il commiato. A volte ci sono alunni che tornano per dei controlli o per “ricordarsi chi sono stati” e “finisce che si raccontano chi sono diventati”. Non c’è nostalgia tra le pagine del libro ma un dignitoso rispetto per gli incontri fatti.
Qualche giorno fa è venuta a mancare Marta, che diceva che i bambini li porta la cicoria.
Come lei, altri piccoli alunni hanno abbandonato i compagni che hanno dovuto fare i conti con la realtà.
Ad Andrea, resta il compito di accoglierne le domande, le paure e la rabbia per un destino che può essere condiviso.
L’unica via per accogliere queste emozioni è la sincerità e la possibilità di aiutare a comprendere ciò che accade, nel miglior modo possibile, per ognuno di loro.
“Dietro ogni parola o silenzio c’è sempre qualcosa. “Ci vuole orecchio” come diceva Jannacci, tanto, anzi parecchio” scrive.
“L’altalena” è un libro trasversale.
Non è scritto solo per gli addetti ai lavori o per le famiglie dei pazientini ma per chiunque voglia guardare dentro alle cose.
La vita è come “un’altalena” scrive Andrea “a volte sei giù, altre sei su. Alterni la vista del cielo a quella della terra”.
Fra le mura di una classe ospedaliera, l’osservazione è più potente.
C’è la determinazione dei ragazzi, la loro forza, “la capacità di stare nel qui e ora e di decidere quale abitare “[…] la possibilità di “affermare la parte sana e di mostrare che si è persone prima di essere malati“.
E c’è la voglia di non indietreggiare davanti alle prove scolastiche, anche quando non tengono conto delle difficoltà; “anche quando chi fa parti eguali tra diseguali non fa giustizia ma una cattiveria“.
“Sono vite testarde che non si fermano a ragionare se vale la pena impegnarsi nella scuola, lo fanno e basta. Dentro quel tempo c’è un altro tempo […] che proprio perché è poco, non manca mai. C’è il tempo che diventa conquista e quello che diventa giudice e a volte boia“.
Michele, Sofia, Antonio, Anna, Dario e Alberto, sono solo alcuni dei ragazzi tra i 6 e i 15 anni, raccontati nel libro e le loro storie sono reali.
Sono storie di ragazzi che fanno temi, ricerche e problemi di matematica ma che ogni tanto vengono sospesi in una bolla dalla malattia e poi riprendono, il loro percorso.
Qualcuno no.
Qualcuno non torna dai compagni e dal maestro perché “la malattia se ne fotte delle regole” e nonostante l’impegno, l’energia e la voglia di vivere il tempo a disposizione finisce.
Gli alunni di Andrea “ci insegnano che finché c’è vita, c’è vita. Qui e ora”
“L’altalena” parla ai lettori attraverso le sue pagine ma anche attraverso la voce di Andrea che lo porta in scena “quando lo invitano” con uno spettacolo liberamente ispirato.
Grazie ad Antas Teatro, Cada Die Teatro e al Teatro Dallarmadio, Andrea ha raccontato la sua scuola.

“Credo che sia questo che debba fare la scuola, non solo quella in ospedale; dare la possibilità a bambini e ragazzi di guardarsi intorno, di guardarsi dentro, dar loro l’occasione di mettere in comunicazione questi due mondi affinché si parlino, aiutarli ad ascoltarsi ed imparare ad ascoltare“, confida a B-Hop.
Ecco la sua testimonianza in una live su Instagram
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