di Agnese Malatesta – “Abbiamo bisogno di molte mani per tessere la trama resistente di una pace che metta la guerra fuori dalla storia”. E’ con l’idea della costruzione della pace, all’impegno del lavoro certosino che serve per arrivare ad una convivenza civile e pacifica, che l’Unione Donne in Italia (Udi) celebra l’8 marzo di quest’anno.
Un messaggio che lancia – come ormai da quasi 80 anni, da quando cioè l’organizzazione femminista è nata nel 1945 – con il tradizionale manifesto diffuso proprio in occasione della Giornata internazionale della donna.
Poster divenuti anno dopo anno veri e propri documenti storici, testimonianze delle epoche e dei movimenti che si sono succeduti.
Messaggi per le donne (e non solo) che invitano all’impegno e alla lotta per il lavoro, per la maternità consapevole, per l’autodeterminazione, per la libertà, per i diritti.
Temi cardine. Come l’attenzione al corpo: ”Il corpo è mio e non ha prezzo” (2011) e ”Libera nella maternità, autonomia con il lavoro, protagonista nella società” (1976).
La parola emancipazione compare nel 1959: ”8 marzo. Trionfi l’ideale di emancipazione e di pace della donna italiana”.
I diritti: ”Sia il voto delle donne un voto per i loro diritti e per la pace” (1958); ”Una società rinnovata nelle leggi, nel costume, nelle strutture per la donna e la famiglia” (1963); ”Più potere alle donne per cambiare la società” (1968).
Nel 1949, ”Pace, libertà, lavoro. Per non vivere nell’angoscia, ma nella gioia unitevi a noi” e nel 1983 si sollecita la legge contro la violenza sessuale, che arriverà nel 1996: ”Donna ‘persona’. In lotta per la nostra legge contro la violenza sessuale, in lotta contro il taglio ai servizi sociali voluti dal governo, in lotta per il lavoro”.
Nel 1991, con la prima guerra del Golfo, si torna alla pace: ”Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere. La guerra è finita, la pace è da costruire”. Ed ancora. “Umane Diverse Unite Solidali Libere” (2019) e “Il mondo nelle nostre mani per cambiare” (2020).
“La guerra non ci dà pace” recita lo slogan del manifesto 2023;
sulla scritta campeggia una colomba con le ali aperte e sullo sfondo un rametto di mimosa. Si pensa all’Ucraina ma anche all’Afghanistan e all’Iran dove coraggiose donne rischiano la vita per abbattere un antistorico e primitivo potere maschile.
“La pace si fa passo dopo passo: cominciamo a camminare in questa direzione. La pace è libertà di esistere come donne e uomini liberi. La pace per le donne – afferma l’Udi per l’8 Marzo di quest’anno – è possibilità di studiare, lavorare, amare senza costrizioni, senza sfruttamento, senza divieti. La pace per le donne è autodeterminazione nelle scelte riproduttive. La pace per le donne è costruire relazioni in un orizzonte di giustizia. La pace per le donne è fare pace con la terra che abitiamo.
Investiamo in un piano di pace. Togliamo risorse agli eserciti imponendo un bilancio di pace. Facciamoci granelli di sabbia che inceppano gli ingranaggi della guerra”.
Come ogni anno, anche oggi ritornano i riti della giornata, quelli ipocriti, le cene fra amiche, le offerte commerciali e le promozioni di benessere, i regali di mariti e fidanzati. Illusioni consumistiche che non intervengono sui temi che ancora devono trovare la strada delle pari opportunità.
Questioni di tutti i giorni, per le donne italiane. Sul lavoro. Nel 2021, occupato il 49,4% delle donne contro una media Ue del 53,4% (Eurostat). Livelli occupazionali bassi anche se le donne italiane sono più istruite degli uomini: per l’Istat (2021), il 65,3% ha almeno un diploma (60,1% tra gli uomini) e le laureate arrivano al 23,1% (16,8%).
Lavoratrici che comunque guadagnano meno dei colleghi (2019), -4,7% (-14,1% nella Ue-27).
Donne che hanno ancora molto da contrastare, soprattutto in casa, per quanto riguarda la violenza fisica e psicologica. Secondo l’Istat, 3 violenze su 4 sono subite da partner o un ex (2021). Non solo.
Presenza femminile ancora minima ai vertici delle istituzioni pubbliche: appena il 15,7% (2020). Come anche nell’ultimo Parlamento dove la percentuale delle donne è scesa, rispetto al 2018, dal 35% al 31%.
Tanto da fare e da lavorare, per le donne e per gli uomini.
Il tetto di cristallo si è rotto con una premier donna e una nuova leader del principale partito di opposizione? Forse, si vedrà.
Mai abbassare la guardia. E una Giornata ad hoc può far riflettere.