di Daniele Poto – Succede raramente. Ma a volte succede. Che uno sconosciuto ragazzo di 23 anni, mai onorato da un titolo di categoria o di giornale, accreditato della prestazione n. 5543 al mondo sui 100, batta il campione olimpico della distanza. Che guarda caso, è italiano, il ben celebrato Marcell Jacobs.
Evento epocale ai campionati italiani indoor: appena 10 significativi centimetri a separare i due. Così l’universo dell’atletica, dello sport, dell’attualità, scopre improvvisamente il profilo vincente di Samuele Ceccarelli, classe 2000, toscano, aspirante avvocato e aspirante campione.
Davide e Golia. Da una parte il tonitruante affermato campione con uno staff che fa invidia ai Ferragnez (allenatore, preparatore atletico, motivatore, fisioterapista, addetto stampa); dall’altra un soggetto che corre in proprio ma più veloce dell’asso e ne mette in riga ambizioni e prospettive anche in vita dei campionati europei dove ora nel ranking del pronostico lo scavalca con una prestazione migliore.

Ceccarelli è l’altra faccia dello sport, non del reclamizzato campionissimo dove anche un cambio di sponsorizzazione (in parole povere da una scarpa all’altra) diventa argomento di discussione.
Perché Ceccarelli è uno sprinter acqua e sapone ed è pure simpatico.
Frenato per un biennio da infortuni a ripetizione è esploso come una scheggia con una prestazione che è la seconda in Europa e che gli varrebbe al coperto una probabile finale mondiale.
Magari proprio a spese di Jacobs. Che subisce nell’occasione il trattamento che lui riservò a Tortu (il primo italiano sotto i 10” nella storia della specialità).
Non sembra un fuoco di paglia se il soggetto in questione osserva: “Mi hanno frenato solo gli stop per infortunio, ma senza quelli non mi metto limiti”.
E’ una poderosa carta in più anche per la staffetta azzurra che vinse il titolo olimpico a Tokyo nel 2021 ma poi si è persa nel 2022 con una serie di sconfitte e squalifiche.
C’è già chi si abbandona alla proiezioni all’aperto convertendo il tempo di Ceccarelli in un possibile 10” netti sui 100. Un bell’andare. L’atletica non mente, come il cronometro. Per correre a 37 chilometri all’ora occorre stoffa e talento, non ci si può nascondere dietro strategie ed alchimie.

Con questa new entry lo sport dimostra per l’ennesima volta che c’è sempre un’occasione per rinascere e per stupire.
Un esempio per la vita di tutti i giorni.
Jacobs per il momento l’ha presa bene. Ma è stato un colpo da ko perché in Italia non perdeva da un biennio. E deve essere uno choc per il n. 1 al mondo di botto diventare il n. 2 in Italia. L’agonismo è un libro aperto, giudizi rinviati alla prossima puntata.