di Massimo Lavena – Ogni volta i Giochi Olimpici regalano ricordi, emozioni, parole, volti, gesti, che resteranno impressi nella memoria. E Tokyo 2020 non è da meno. Appena svoltata la metà del suo percorso, con il passaggio di testimone da maestà il nuoto alla regina atletica, si può azzardare una prima sintesi, legandoci, come si faceva da bambini all’alfabeto.
A come amore – La gioia ed i ringraziamenti son sempre legati all’amore: l’atleta che vince ringrazia la mamma, il marito, la compagna, i figli. E via discorrendo tra baci, abbracci e putipù. Ed è subito festa. Ma ci sia permesso ringraziare Sanne de Laat, tiratrice olandese con l’arco. Che con la sua dichiarazione d’amore a Lucilla Boari, fresca vincitrice del bronzo a Tokyo, ha scoccato una freccia cupidica nel cuore di tutti noi.

B come Biles – La predestinata, la promessa, forte, invincibile, che deve vincere 5 medaglie d’oro, perché è la più brava, è ricca, è fidanzata con un campione di football americano. E invece no, crolla, resta umana, sbaglia, cade, esce dal tappeto del corpo libero, subisce da tempo i twisties, dei momenti di mancamento nel corso degli esercizi, nei quali cervello e muscoli si disconnettono. Simone Biles ha staccato la spina. Ha detto basta. Si è fermata per non danneggiare la sua squadra, per non rischiare di farsi del male, per dare tempo alla sua vita di riavvolgersi. Simone Biles, vittima dell’orco Larry Nassar medico della nazionale di ginnastica artistica, oggi condannato al carcere a vita. Simone Biles fu una delle testimoni al processo, ci mise la faccia. Oggi Simone Biles ha chiuso un ciclo. Ma ripartirà. E chissà, Parigi è solo tra 3 anni.
C come CIO – Bisognerà chiedersi come saranno valutati dal Comitato Internazionale Olimpico questi Giochi della XXXII Olimpiadi. Il CIO governato dall’ex fiorettista tedesco Thomas Bach dovrà fare i conti con l’assenza del pubblico e con i mancati introiti che peseranno molto sulle casse olimpiche: bisogna ricordare che i soldi dei biglietti ai Giochi costituiscono il tesoro del CIO. Con gli introiti aiuta gli Stati organizzatori ma soprattutto , nel quadriennio olimpico gestisce migliaia di micro progetti per aiutare i paesi poveri ad avviare allo sport tanti giovani. Certo, ci son sempre gli sponsor, ma il discorso è ampio. Certamente dovranno essere valutate le scelte della presenza dei nuovi sport. Ma Il successo televisivo di questa edizione è notevolissimo a livello mondiale.
D come delusione – Tante sono le aspettative ai Giochi tante sono le conferme delle speranze e tante ugualmente le delusioni. Guardando all’Italia indubbiamente han fatto flop sia il tiro a volo, sia la scherma. E se il primo paga tensioni interne e forse un cambiamento generazionale mal gestito che non ha portato il classico carico di medaglie, la scherma olimpica, fonte meravigliosa di abbeveramento medaglifero, paga una catastrofica gestione degli atleti, tra fuori forma e fuori fase. 5 medaglie non son poche, ma nessuna d’oro, e soprattutto, con tensioni al limite dell’accettabile. Ripartire è fondamentale, ricostruire, cambiare si deve.
E come Egonu – La più forte giocatrice di pallavolo al mondo, che ha portato con onore la bandiera coi 5 cerchi durante la cerimonia inaugurale di Tokyo 2020. Non sappiamo ancora se la nazionale italiana vincerà una medaglia ai Giochi. Sappiamo che lei, Paola Ogechi Egonu è un vanto italiano. Di quella Italia che vede Lamont Marcell Jacobs vincere la medaglia d’oro nei 100 metri, quella Italia nuova che diventa sempre più bella, di mille colori.
F come Federica – Ha salutato tutti con lacrime, sorrisi, balletti e riflessioni esistenziali. Federica Pellegrini smette di nuotare dopo 5 finali consecutive olimpiche, innumerevoli medaglie, traguardi, rinascite. Lei, che come l’araba fenice è stata capace di superare momenti di crisi e di salute, lascia con eleganza, ribadendo in maniera sontuosa il detto dell’olimpismo più puro:
l’importante non è vincere ma partecipare. Poi se si vince, aggiunge la vita degli sportivi, è meglio.
Ma come è stato detto da tanti atleti e anche da Federica Pellegrini in occasione di queste sue ultime gare, la coscienza di sapere che “le altre” sono più giovani e forti, non sminuisce il fatto che lei per la quinta volta ha nuotato una finale Olimpica nei 200 metri stile libero. Il resto è la vita quotidiana che la attende a braccia aperte con millemila prospettive.
G come Giochi – Tempo di riflessione, di sfide e di speranze. Ma
i Giochi sono lo specchio del mondo e delle sue realtà:
si passa in un amen dalla fratellanza e commozione per una vittoria sofferta o per una risurrezione inattesa alla pochezza di gesti politici immondi, retrivi, lontani dalla purezza simbolica dell’agone sportivo. Ecco, gesti osceni come quelli degli atleti di varia appartenenza, guidati da un messaggio di odio e rifiuto delle leggi dell’olimpismo che hanno scelto di non combattere contro atleti israeliani, chiamano a gran voce decisioni drastiche ed irrevocabili: sino alla squalifica a vita. Nell’anno in cui la tragedia di Monaco ’72 è stata ricordata con la memoria degli atleti israeliani massacrati dai terroristi di Settembre Nero, sarebbe giusto che il CIO scegliesse come simbolo di Giochi di Tokyo 2020 la foto dell’atleta araba Tahani Alqahtani abbracciata all’atleta israeliana Raz Hershko, che l’aveva appena battuta. C’è la sintesi di tutto ed anche di più.
H come Hurdles – Hurdles, gli ostacoli, quelle gare dell’atletica nate per mutuare all’interno degli stadi le difficoltà naturali delle gare di cross. Dagli ostacoli bassi e ravvicinati dei 110 maschili (femminili 100, ma è vicina la riunificazione delle gare), agli ostacoli alti e distanziati dei 400 metri per arrivare alle barriere ed al fossato con acqua dei 3mila siepi. Gare senza possibilità di errore, dove l’ostacolo può cadere e far cadere, dove un salto mal preparato fa sfumare un oro, dove la forza si collega sempre all’atletismo più puro. L’Italia ha avuto grandi campioni in tutte le competizioni e – non bisogna scordarlo – la prima medaglia d’oro femminile fu vinta ai giochi di Berlino ’36 da Trebisonda “Ondina” Valla negli allora 80 metri ostacoli.
I come Insolazione – I Giochi di Tokyo del 1964 si svolsero dal 10 al 24 ottobre 1964. Il clima fresco dell’autunno giapponese resero possibili grandi prestazioni in tutti gli sport all’aperto. Invece questa 32ma edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna hanno proposto agli atleti una capitale del Sol Levante caldissima, con una media la mattina di 37/38 gradi ed una umidità elevatissima. La scelta dell’estate era stata motivo di discussione in fase di decisione dell’assegnazione, ma alla fine si suppose che le moderne tecnologie dei componenti tecnici e la preparazione degli atleti avrebbe reso possibile una ottimale realizzazione delle gare. In realtà così non è stato:
le mattine afose hanno reso difficile la vita a tennisti, ciclisti, corridori, atleti del beach volley, del calcio e del rugby a 7.
Ne scordiamo di sicuro, ma tutti sì uniti nel richiedere più rispetto per la fatica ed il sudore copioso degli atleti. Magari rinunciando a qualche gara e diminuendo con le selezioni il numero degli atleti. ma il Gigantismo dei Giochi è un altro argomento che meriterebbe una intera enciclopedia.
L come Lamont – Il primo nome di Marcell Jacobs ricorda e richiama romanzi epici e di grandi eroi. E lui dal 1° agosto 2021 è un eroe immortale.
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