di Agnese Malatesta – “Cara Europa, siamo volontarie e volontari di tutta Italia, siamo giovani e ci impegniamo ogni giorno stando vicino alle persone, per risolvere i problemi quotidiani, tutelare l’ambiente, costruire spazi di inclusione, giustizia ed equità. Abbiamo in mano il futuro, non aver paura di investire su di noi, non te ne pentirai”. E’ il senso di dieci lettere – pensate su altrettanti temi, come la pace, la parità di genere, la giustizia, l’ambiente – rivolte all’Unione europea da 500 volontari e volontarie, arrivati da tutta Italia a Bergamo, Capitale italiana del volontariato 2022, per partecipare alla due giorni (8 e 9 ottobre 2022) di confronto, “Io dono così. Giovani che cambiano il mondo”, organizzata dal Centro di servizio per il volontariato di Bergamo insieme al CSVnet e ad una serie di enti ed istituzioni.
Un incontro che ha permesso di fare il punto sul ruolo che i giovani volontari possono svolgere di fronte alle impegnative sfide in ambito europeo. Giovani che non si risparmiano e che si propongono punti di riferimento per le politiche sociali.
Essere volontari rappresenta, per ognuno di loro, una grande opportunità di crescita personale, tale da poter trasformare la realtà. Ecco che i volontari e le volontarie a Bergamo indicano proposte operative.
Particolarmente sentito il tema dell’ambiente e della transizione ecologica ma non solo. Ad esempio, la cittadinanza: “non basta dire proteggiamo, includiamo, salviamo, bisogna anche agire attraverso l’attivazione di spazi concreti che facciano incontrare associazioni e giovani, ed affrontare in modo concreto i bisogni della società”.

Per la cultura, la parola chiave è inclusione
“perché la multiculturalità non resti una parola di facciata e si faccia in modo che dalla scuola parta la lotta contro stereotipi e barriere”.
I ragazzi che hanno ragionato sul tema del dono hanno immaginato anche un alfabeto di parole chiave per intrecciare le loro esperienze.
Sulla giustizia chiedono all’Europa “una politica di condivisione tra gli Stati membri per superare gli interessi dei singoli e favorire una crescita comunitaria che garantisca condizioni di vita dignitose e tuteli i diritti di tutti, anche dei detenuti e dei migranti”.
In merito alla pace, l’unica arma da utilizzare è “prendere coscienza, studiare e agire perché ovunque c’è bisogno del nostro impegno”; quindi – scrivono –
“mettere in crisi il sistema, mettere in crisi anche te, se necessario, cara Europa”.
Sulla parità di genere, le ragazze chiedono all’Europa di fare di più: “pensarci libere non ci basta più. Vogliamo sentirci alleate, per combattere le lotte di tutti, eque per garantire a tutti le stesse possibilità, e capaci di rispettare, riconoscere e includere l’altro”. Per il gruppo che ha scritto la lettera sul territorio, “bisogna trasformare gli spazi in luoghi che producano cultura, scambio, relazioni capaci di rigenerare le comunità, educare, promuovere incontri, fare crescere gli individui”.
“Queste dieci ‘visionarie’ lettere all’Europa – ha detto Chiara Tommasini, presidente di CSVnet – sono affidate al sistema dei Csv che, insieme ai giovani che le hanno scritte, le porteranno all’attenzione delle istituzioni, delle più alte cariche dello Stato e dell’Unione europea. Ma soprattutto le faremo vivere all’interno di ogni territorio”.