di Marianna Mandato – Ricominciamo da dove abbiamo lasciato il precedente articolo e poniamo l’attenzione su termini come rabbia, ossessione, tristezza, che hanno a che vedere con la parola Amore, che sono contenute in essa, ma soltanto se si tratta di amore non corrisposto o non raggiungibile.
Non si parte bene, direte voi, ma anche questo fa parte del nostro percorso per capire il contenuto che abita la parola Amore.
Innamorarsi di qualcuno che non ci corrisponde o cui non possiamo comunicarlo, è una forma di tortura poco augurabile. Un’ossessione. La mente sembra popolata da un unico pensiero che si ripete all’infinito in varie forme.
Detto così, in effetti, sembrerebbe che tra l’innamoramento e l’ossessione ci sia poca differenza. No, sbagliato.
Chi conosce bene le parole e dunque la realtà che indicano, sa che la parola ossessione ne contiene un’altra molto importante che in quella di innamoramento non c’è: patologia. Già, proprio una malattia. Che, lo dice la parola, non è sana. Né auspicabile.
Ma magari parleremo di ossessione un’altra volta. Basti dire che dall’ossessione può derivare il male, la violenza, parole che invece non sono contenute, non formano il contenuto della parola amore.
Non è l’amore che può essere arrabbiato, violento oppure che fa agire violentemente. È un controsenso. L’amore, come sua caratteristica sostanziale contiene il bene. Vuole il bene, desidera il bene.
Parlare di “amore violento”, “amore molesto”, “amore arrabbiato”, “amore come in guerra”, beh, potrebbe fare effetto per alcuni programmi televisivi o come potenziali titoli per un film ma si sta manipolando in modo deliberato la parola amore col suo contenuto, dunque il sentimento di cui ci parla.
È uno dei modi ambigui di parlare di amore. Pertanto di pilotare i comportamenti e la realtà. Magari si potrebbe parlare di “ossessione amorosa” ma non di amore.

Desiderio e innamoramento possono finire. Al desiderio, così come all’innamoramento non gliene importa nulla di ciò che comunemente è ritenuto giusto o sbagliato. È proprio così, possiamo non essere più innamorati di qualcuno (la consapevolezza che vale anche il contrario non sempre è ben accettata). Occorre capire comunque se siamo ancora in grado di amare la persona di cui eravamo anche innamorati.
E allora che differenza c’è tra innamorarsi e amare? Dove sta il trucco?
Ecco, innamorarsi è, come dicevamo, una valanga che parte a sorpresa dalla cima del monte. Amare è quando su quella valanga che è arrivata a valle, iniziamo a sciarci con una buona tecnica.
È quando abbiamo imparato ad agire consapevoli nei confronti dell’amore.
Innamorarsi coinvolge i sensi senza poterli calmare. Amare fa sentire i sensi al sicuro. Amare, in più, implica l’azione costante per non perdere l’allenamento. Una faticata mostruosa. Basta fermarsi per un po’ e si perde di vista chi si stava amando o addirittura l’amore stesso.
Incredibile a dirsi ma senza la legna sul fuoco, quello si spegne. Non vuol dire che il fuoco cessi di esistere ma solo che il nostro lo abbiamo fatto spegnere. Magari avevamo finito la legna, chi lo sa. Oppure, al contrario, ce ne avevamo messa troppa sopra, soffocandolo. Insomma,

la scintilla che accende il fuoco è l’innamorarsi, il fuoco acceso lo manteniamo noi amando.
Per ultime, aggiungiamo delle piccole confidenze:
Le persone oneste, quelle che conoscono i contenuti delle parole, non riusciranno mai a dire ti amo a qualcuno, se dentro quelle due piccole paroline non c’è tutto questo. Facile, sicuramente, dire mi sono innamorato ma molto, molto più difficile dire ti amo o ti voglio amare.
L’amore per sempre, concetto ad effetto e sempre utile in ambito cinematografico, può essere una promessa (ti amerò per sempre), un’intenzione, ma non una realtà. Se diventerà una realtà lo sapremo solo alla fine. E se sarà così, ci avremo messo tanto, tanto del nostro impegno.
Il sempre contiene un futuro che non esiste ancora. Non lo possiamo prevedere. Magari si potrà nel metaverso, chissà, ma in questo mondo non si può.
Amare non è obbligatorio, si badi bene. Possiamo essere innamorati ma decidere per circostanze avverse che non vogliamo o possiamo amare quel qualcuno di cui ci siamo innamorati.
“Ti amo da impazzire” è un’affermazione abusata ma è un pochino sbagliata. Sarebbe più corretto dire “mi sto innamorando da impazzire”. Perché la scrittina come quella dello screensaver, di cui parlavamo nel precedente articolo, che sbatte nella nostra testa e crea la voragine nello stomaco, ci fa scoprire che non abbiamo più il controllo della situazione. Che non siamo più equilibrati nel modo giusto. Proprio come i matti. Che siamo preda di qualche strana follia, di qualche strana magia.
Se qualcuno dice “ti amo da impazzire”, beh, allora significa o che è in gambissima e che sta amando in modo stupefacente, anche senza il completo controllo di se stesso e ben oltre i suoi limiti colui o colei di cui si è innamorato/a, oppure che in realtà non sta facendo nulla ma semplicemente gli scoppia la testa.
Ultima riflessione: quando si dice “ama il tuo prossimo” o “ama i tuoi simili” quello è un altro discorso. In queste affermazioni ci sono dentro tante altre paroline. Come l’accoglienza, la tolleranza, la condivisione, l’empatia e significa, vuole indicare, un’altra realtà ben più complessa.
Resta certo che il contenuto della parola amore non cambia.
Se hai perso le puntate precedenti leggile qui:
- Parola alle parole: a cosa servono e come le usiamo
- Il significato della parola Amore e due segreti (1)
- Il significato della parola Amore (2)