di Chiara Raffo – Fino a non molto tempo fa, la parola libro faceva viaggiare la nostra mente verso gli scaffali di una libreria, con i dorsi dei libri esposti e pronti per essere scelti, afferrati, riempiti di orecchie o di segnalibri, buona abitudine dei più ordinati.
Oggi, invece, vuoi la tecnologia che avanza, o semplicemente il prendere in esame un campione di popolazione più giovane, l’immagine a cui la parola libro rimanda è inevitabilmente cambiata. Il libro dei giovani non è più fatto di carta, è tutt’al più un file su un dispositivo.
L’impatto che la digitalizzazione ha avuto sul mondo della letteratura (e della cultura in generale) è innegabile, nel bene e nel male. Cosa significa, quindi essere al giorno d’oggi alla guida di un esercizio storico quanto a rischio di estinzione quale una libreria?
Lo abbiamo chiesto a Francesca Costa, che con il collega Giacomo gestisce una piccola ma preziosa realtà in uno storico quartiere di Milano, Città Studi. Si chiama Libreria del Convegno.

Cosa rappresenta una libreria oggi e come può coesistere con il mondo digital?
Le piccole realtà possono continuare a esistere. Quello che le differenzia dalle grandi catene, inevitabilmente in crisi, è il fatto di avere un posto nel cuore delle persone che frequentano il quartiere, per cui la libreria è parte della quotidianità. Durante la pandemia, con l’avvio della didattica a distanza, è diventato evidente che anche i giovani, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, sentivano la necessità di leggere, anche per allontanarsi dall’alienazione che il mondo digitale può comportare.
Francesca ci ricorda anche che i ragazzi dovrebbero ricevere il buon esempio: il genitore che ama la lettura, inevitabilmente trasmetterà la passione ai figli, che si sentiranno volenterosi di imitare un passatempo coinvolgente e da cui si può imparare molto.
A proposito di esempi, la libreria da qualche tempo organizza veri e propri gruppi di lettura, tra i quali spicca quello dedicato al femminismo. In questo modo, un’attività prettamente individuale quale la lettura, trova posto nella collettività, generando riflessioni e scambi di spessore.
“Da tempo abbiamo iniziato ad organizzare gruppi di lettura, che un tempo erano pochi – racconta Francesca -. Dapprima si trattava di una decina di persone – amici, conoscenti – che poi sono aumentate. Da ogni incontro nascono idee, o le persone modificano la propria, ci sono scambi di opinione e scontri sempre positivi però. Gli incontri a tema femminista si sono sviluppati di pari passo con la quarta ondata di questo movimento. Abbiamo deciso di approfondire alcune tematiche, allontanandoci da un femminismo “commerciale”, proprio perché non ci bastava”.
L’idea funziona perché le persone hanno modo di confrontarsi in una realtà non politicizzata, dove ognuno può trovare il suo spazio. Tutto ciò contribuisce a creare una realtà solida, anche al di là dei libri stessi.

Ecco alcuni consigli di lettura di Francesca dedicati ad una fascia di età che vive inevitabilmente anni complicati, quella tra i 20 e i 30 anni.
Il primo libro consigliato è la Trilogia della città di K della scrittrice ungherese naturalizzata svizzera Ágota Kristóf, che, a suo dire, mostra appieno quanto la lettura può diventare uno strumento potente. Poi, Ragazza Donna Altro di Bernardine Evaristo: ci ricolleghiamo al tema del femminismo, ripercorrendo la storia di due donne immigrate di seconda generazione, che permette un’ accurata riflessione su genere e immigrazione, due temi caldi dei nostri giorni. Ultimo ma non per importanza, Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, un saggio non pesante, scorrevole quanto basta, che ci farà immergere nel tema della disuguaglianza, partendo dalle prime civiltà.
Non sembrano, insomma, tempi poi così bui per la lettura, basta saper trovare il proprio spazio, sulla carta e tra le persone.