di Kenji Albani – Italia patria del fumetto? Ma non scherziamo, però il popolo italiano ha molta fantasia. Annoveriamo moltissimi autori di fumetti che declinano la loro immaginazione nel medium che unisce il cinema alla letteratura. Perché sì, senza il cinema il fumetto non sarebbe mai nato ma ci sono stati dei prodromi in cui delle immagini frequenti venivano usate per comunicare qualcosa. Alcuni esempi? I graffiti preistorici, l’arazzo di Bayeux che raffigura la storia della conquista normanna di Inghilterra e i bassorilievi sacri delle cattedrali di un tempo.
Chi studia questo medium, saprà che Italia, Francia, Stati Uniti e Giappone sono i paesi con più fumetti e che ciascun paese ha il suo stile. L’Italia ha quello che viene definito “bonelliano”.
Vediamo di seguito i 10 migliori fumetti italiani da non perdere (secondo noi).
1. Alan Ford

Alan Ford, nato dal sodalizio dello sceneggiatore Max Bunker e il disegnatore Magnus, parla delle avventure del Gruppo T.N.T. Alan Ford, a capo di questo scalcinato gruppo di agenti segreti, affronta cattivi di ogni genere ma non si trattano di storie di spionaggio tout court, ma prevale l’umorismo e il grottesco. Il fumetto è stato pubblicato per la prima volta nel 1969 dall’Editoriale Corno.
2. Corto Maltese

Il marinaio di Malta inventato da Hugo Pratt entra di diritto in questa top-ten. Pubblicato nel 1967 in formato graphic novel (“La ballata del mare salato”), sono seguite trentadue storie di lunghezze differenti e a cadenza irregolare. Amato dalla critica e dal pubblico, è l’esempio più elevato di fumetto d’autore. Corto Maltese parla delle avventure dell’eroe omonimo, dai più definito innovativo che si potrebbe definire nelle poche parole: un cavaliere ironico.
3. Diabolik

Le sorelle Giussani (Angela e Luciana) sono le madri di Diabolik, il ladro iconico di Clerville. Chi non ha mai visto le copertine del fumetto noir per eccellenza, con questo figuro vestito scuro da capo a piedi e dagli occhi azzurri? Angela, un giorno alla finestra, si chiese se ai lettori milanesi sarebbe piaciuto avere un fumetto tascabile e dopo aver ideato il personaggio e fondato la casa editrice Astorina (all’interno della Astoria del marito Gino Sansoni) ideò il formato tipico di Diabolik: ogni pagina aveva due vignette, soltanto due. Pubblicato a partire dal 1962, Diabolik ha stregato generazioni di lettori e in tempi recenti gli sono stati dedicati dei film diretti dai Manetti Bros.
4. Dylan Dog

Fumetto d’autore e fumetto popolare si mischiano in questo fumetto della Sergio Bonelli Editore e che entra a buon diritto e fra i dieci migliori fumetti italiani. È il 26 settembre 1986 quando nelle edicole esce l’albo numero uno: “Dylan Dog – L’alba dei morti viventi”. All’inizio l’accoglienza è fredda, ma a cavallo della fine del decennio e i primi anni Novanta scoppia la DYD-mania. Tiziano Sclavi, fumettista proveniente da Broni, in provincia di Pavia, lavorava da anni per la Bonelli e propose il progetto di un fumetto dell’orrore ma con argomenti molto profondi: nacque così il clone dell’attore inglese Rupert Everett, affiancato dalla spalla comica Groucho, a sua volta sosia dichiarato di Groucho Marx.
5. Lupo Alberto

Silver, pseudonimo di Guido Silvestri, è un fumettista cresciuto nella scuola di Bonvi (il creatore delle Sturmtruppen che fra poco sarà illustrato) e nel 1973 pubblicò in formato a strisce le avventure del lupo azzurro all’interno della fattoria McKenzie. Nel primo anno di esistenza il fumetto era noto come “La fattoria McKenzie” e Lupo Alberto era uno dei personaggi, ma dopo i riflettori andarono tutti sul simpatico lupo. In seguito, le strisce diventarono tavole per avere più spazio per creare storie complesse.
6. Nirvana

Un altro fumetto passato alla storia come striscia fumettistica disegnata dal fumettista veneto Roberto Totaro. Le vignette delle strip sono statiche come Yellow Kid e mostrano il Sommo Maestro che riceve la visita di un personaggio stereotipato il quale gli chiede aiuto e il Sommo Maestro dà delle risposte sconclusionate. Il disegno che raffigura il Sommo Maestro è diventato il simbolo di Comix, la casa editrice che lo pubblica sin dagli anni Novanta.
7. Rat-Man

Fumetto giovane, classe anagrafica 1989, Rat-Man fu ideato da Leo Ortolani come parodia di Batman all’epoca sulla cresta della notorietà grazie al film di Tim Burton. Il vero nome del ratto più amato dagli italiani è Deboroh La Roccia, ma lui preferisce farsi chiamare Rat-Man. Le storie narrano dei tentativi di Rat-Man di compiere imprese eroiche, ma lui non possiede alcun talento ed è vittima dei cattivi, ma non si arrende mai, in fondo è un buono, e per questo poi vince.
8. Sturmtruppen

Franco Bonvicini, e chi è? Bonvi, sì, lo conosco. Questo è un dialogo immaginario: Bonvi fu il noto padre delle Sturmtruppen, le strisce (poi tavole) che raccontavano le vicende di alcuni soldati tedeschi in una guerra infinita. La prima striscia fu pubblicata nel 1968 da Paese Sera dopo aver vinto un concorso, da lì incominciarono a essere pubblicate migliaia di strip che deridevano la guerra, il militarismo, il fascismo… ammiccando anche alle vicende dell’epoca. Dopo la scomparsa dell’autore nel 1995 (fu investito sulle strisce pedonali) le storie furono riprese dal Giornalino delle Edizioni San Paolo ma in maniera più edulcorata e meno tagliente con i testi di Maselli e i disegni di Clod.
9. Tex Willer

Il fumetto più antico pubblicato ancora oggi e per questo rientra fra i dieci migliori fumetti italiani di sempre. Era il 1948 e Gian Luigi Bonelli vide uscire nelle edicole il personaggio da lui creato e disegnato da Galep. Tex è un personaggio western, il pistolero dalla camicia gialla e Galep per le sue fattezze si ispirò a se stesso. Le sue avventure in formato bonelliano sono lette da migliaia di appassionati e fu il sintomo di un’epoca in cui il genere western andava per la maggiore e infatti, per lungo tempo, la Bonelli pubblicava soltanto fumetti western. In seguito alla pubblicazione di Mister No nel 1975 la casa editrice si “liberalizzò” ad altri generi.
10. Zerocalcare

Dopo questo susseguirsi di maestri del fumetto si arriva all’irriverente Zerocalcare, l’ultimo dei dieci migliori fumetti italiani ma solo in ordine alfabetico. Fumettista romano il cui vero nome è Michele Rech, ha inventato il suo alter-ego fumettistico. Il primo graphic novel “La profezia dell’armadillo” è stato pubblicato nel 2011 per Bao Publishing e parla delle avventure di un quasi-trentenne romano in storie brevi autoconclusive ma con un fil rouge. Zerocalcare è molto vicino agli ambienti dei centri sociali e strizza l’occhio, da sempre, alla sinistra.