“Un giorno ho iniziato a panificare. Il pane fatto con la pasta madre è sano, costa poco ed è pane vero. Così mi sono detta: ‘Se riesco a fare il pane, voglio fare anche il resto”. È iniziata così, per passione e un po’ per gioco, l’avventura di Giulia Landini nel magico universo dell’autoproduzione, ossia la filosofia del “fare da sé per far meglio”: non c’è limite a quanto e dove si può risparmiare (e vivere meglio) se si impara a far da sé vestiti, cibo, riparazioni.
Giulia ha iniziato ad autoprodurre quando è diventata vegetariana, ma le persone che coltivano questa passione sono tante e diversissime tra loro: ha creato su Facebook un gruppo ad hoc “Tutti pazzi per l’autoproduzione”, che riunisce circa 14mila persone. E sul suo blog www.seminterra.com, Giulia spiega come portare la “decrescita” in casa propria divertendosi.
Blogger e giornalista specializzata in “ecologia applicata”, Giulia ha trasformato l’autoproduzione in uno stile di vita: “È un modo per riprendere possesso delle proprie capacità e del proprio fare, smettendo di delegare agli altri tutto. Intendo soprattutto il cibo, ma anche cosmesi, detersivi, arredamento. Con l’autoproduzione si risparmia non solo economicamente, ma la soddisfazione che ne deriva è unica e nel caso del cibo, è proprio il caso di dire, ‘sai anche quello che mangi”.
La congiuntura economica farà pure la sua parte, ma Giulia, che sull’autoproduzione ha scritto libri e tiene corsi in tutta Italia, garantisce che dietro “non c’è solo voglia di risparmiare. C’è proprio una voglia di riappropriarsi del saper fare, smettere di delegare a delle multinazionali la propria sovranità alimentare. Credo sia un forte cambiamento culturale in atto. Molte persone che autoproducono consumano biologico e chilometro zero, prodotti spesso molto costosi che poi si tenta di auto produrre”.
È successo anche a Giulia: era già vegetariana quando la casa editrice per la quale lavorava ha chiuso e la spesa per il cibo biologico è diventata troppo pesante da sostenere. Prima, ha preparato il pane. Poi è stata la volta del sapone e dei detersivi, dei mobili dei prodotti sottolio e sottaceto, l’orto sul balcone, l’uncinetto, fermentati vari. Finché questa passione è diventata un lavoro: “E ora che ho avuto una figlia, il prossimo passo autoproduttivo saranno i giocattoli”.