Nel panorama del crowdfunding italiano, piattaforme di finanziamento popolare tramite donazioni web, non poteva mancarne una dedicata alla scuola. School Raising nasce come idea nel 2010 allo Startup Weekend di Milano ed è online dal dicembre 2013. L’intento è di supportare progetti scolastici, cercando al contempo di creare un canale di comunicazione tra le scuole, le persone che finanziano e realtà imprenditoriali, in modo che ogni soggetto interessato sia di stimolo all’altro.
I promotori sono Guglielmo Apolloni, web design ed esperto di comunicazioni, Luca Talarico, ingegnere gestionale (entrambi “cervelli in fuga” in quel di Berlino), di Dolma Bornengo e Marianna Molle, fundraising e project manager.
I progetti realizzati o proposti sono tra i più vari, dal laboratorio audio-video alla pubblicazione di un libro di alunni elementari sul tema del lavoro, dalla realizzazione del robottino “Murphy” alla produzione di uno spettacolo teatrale contro la violenza sulle donne. Come ogni sistema di crowdfunding, anche questi progetti propongono “ricompense” per la contribuzione, forme di stimolo per aderire al finanziamento, a volte molto simboliche, essendo il fine destinato a scuole e ragazzi. Da semplici ringraziamenti a posti riservati negli spettacoli, a video che illustrano i lavori fino a visite in aziende interessate in caso di progetti scientifici.
“Uno dei criteri principali che utilizziamo per filtrare i progetti è la qualità delle ricompense” dice a b-hop Luca Talarico. “Spesso ci arrivano dei progetti molto validi ma con delle ricompense non all’altezza e quindi non vengono pubblicati. Perciò invitiamo sempre i progettisti a scegliere con molta cura e creatività le ricompense, anche perché crediamo che possano essere l’arma in più per raggiungere quei potenziali finanziatori che non appartengono alla cerchia scolastica.”
Quanto spazio c’è per un coinvolgimento delle aziende nel percorso scolastico? Cosa pensate possano dare in termini di crescita formativa?
“School Raising vuole mettere in comunicazione la scuola con la comunità che la circonda e quindi anche con le imprese. Faccio un esempio: durante l’ultima edizione della Robocup Jr (competizione di Robotica per le scuole, ndr) alcuni istituti hanno utilizzato la nostra piattaforma per raccogliere, con successo, il budget necessario per partecipare alla competizione. Ben 4 imprese hanno contribuito, finanziando in parte i progetti, e 2 di queste hanno voluto incontrare i ragazzi e vedere il prototipo del Robot che avrebbero costruito con i soldi raccolti. Questo è un esempio di come, creando un canale di comunicazione e dando maggiore spazio e visibilità a ciò che le scuole vorrebbero fare, si possano sempre creare nuove sinergie”.
A differenza di altri siti di crowdfunfing ogni singolo progetto riporta in chiaro che il 10% sono spese di commissione. Come siete arrivati a questa cifra?
“Per noi la trasparenza è molto importante. Ad ogni progettista chiediamo sempre di specificare a cosa serve il budget e chiediamo inoltre dei preventivi, nel caso in cui debbano comprare qualcosa. Per quanto riguarda la fee del 10%, questa è la cifra che, al momento, può garantirci un minimo di sostenibilità, ma stiamo lavorando per ridurla”.
Quale è la percentuale di finanziatori non riconducibile alla cerchia scolastica? E quale ritenete sia l’obiettivo da raggiungere?
“La percentuale di finanziatori non riconducibile alla cerchia scolastica è ancora bassa ma non dimentichiamo che la comunità scolastica è comunque molto ampia. Quando un docente presenta un progetto, vengono coinvolti non solo coloro che sono vicini al docente (parenti, amici), ma anche gli alunni, e quindi i genitori, i colleghi e gli ex studenti. Il modo migliore per raggiungere quei potenziali finanziatori è rappresentato dalle ricompense. I progettisti devono essere in grado di offrire, in cambio di un finanziamento, qualcosa che possa far sentire il finanziatore parte integrante del progetto. Per esempio, il progetto del Liceo Roiti di Ferrara, che prevedeva l’acquisto di una stampante 3D, aveva come ricompensa la possibilità a tutti coloro che avrebbero finanziato l’idea con 80€, di partecipare al corso di formazione sull’utilizzo della stampante 3D, insieme a tutti i ragazzi coinvolti”.
Se gli esami non finiscono mai ecco un modo per tornare tra i banchi di scuola, senza patemi o nostalgie, con la curiosità di vedere cosa sono in grado di fare le nuove generazioni.