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Home Si può fare

Miriam Baruzza, una vita in musica e in viaggio accanto agli ultimi

di Massimo Lavena
17 Maggio 2021
in Si può fare
Tempo di Lettura: 5 mins read
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di Massimo Lavena – Miriam Baruzza è una ed è tante altre cose. Forse per lei le vite che ha vissuto sono state un continuo processo intrecciato di esperienze, che negli anni si richiamano con i corsi e ricorsi della sua storia.

Parte dalla nobile Trieste, conosce giovani di tutta Italia, poi si reca in Africa, in Burundi, e da sposa ne sposa i tempi e le domande. La sua vita gira verso gli ultimi, gli emarginati delle strade, della dose, del carcere, quelli che hanno fame, e lavora a Trieste nella Comunità di San Martino al Campo, da 51 anni al servizio della città giuliana.

E la musica scorre potente in lei come la Forza dei cavalieri Jedi in Princess Leia. La musica e lo scambio di esperienze l’hanno portata ad andare ancora oltre confine: a vivere nella vicina Slovenia creando una associazione di promozione musicale e culturale dal nome antico, Illiryamusic, che richiama le vicende dell’Impero Romano e dei mitici Illiri, indomiti guerrieri di tanti popoli che hanno abitato i Balcani e le pianure pannoniche.

Canta e ricerca sempre Miriam, e le note della musica, che nessun tempo, monte, mare, potrà fermare son l’ennesimo tassello di una bella storia da raccontare.

“Quanto una cultura di frontiera ha accompagnato la mia vita? La frontiera per molti è un limite…per me è una porta che ho deciso di tenere aperta. Ecco, sicuramente se potessi ricercare una genesi che ha dato il La alla mia vita direi che questa è stata proprio la fortuna di nascere in una zona di frontiera”, racconta a B-hop magazine.

“Sono cresciuta con un senso di appartenenza molto ampio – prosegue -. Il tessuto umano nel quale mi sono trovata, infatti, è sempre stato molto variegato; lingue diverse, storia, cibi, profumi, canzoni, ritmi quotidiani. E per me, che li ho sperimentati, erano la normalità. Ciò mi ha reso capace di adeguarmi alle situazioni a partire dall’ascolto e dalla comprensione della realtà che avevo davanti sempre curiosa di conoscere gli aspetti nuovi e sorprendenti dell’umanità. Uno dei giochi preferiti che facevo con i miei fratelli era aprire l’atlante e “viaggiare”. Trieste è una città di frontiera. Ma è una città di respiro: il vento, il mare, il Carso la caratterizzano, ma nè vento, nè mare, nè Carso hanno confini delimitati, essi si allargano e ci connettono con altri luoghi, altri spazi, parole e suoni. Per fortuna o per educazione e per sensibilità personale, sono riuscita a cogliere questo aspetto della mia città natale. Questo modo di sentire ha influito sulle mie scelte in seguito”.

Foto Archivio Baruzza

“Africa: anni da ragazza, giovane sposa. Cosa ha significato condividere la propria vita così lontana da casa? Quanto è diventata casa per me l’Africa ? Una delle scelte più importanti della mia vita è stato indubbiamente quella del volontariato in un paese africano, il Burundi. Posso dire che non mi sono mai sentita lontana da casa. Lo spazio è relativo, è un condizionamento mentale, diventa un limite alle possibilità esperienziali. Il senso di appartenere al mondo ti fa accorciare le distanze. Condividere un breve spazio della mia vita in un paese così diverso, di nuovo altri suoni, colori, odori e sapori mi ha dato una ricchezza inestimabile. Ma se è vero che il grande sta nel piccolo..in quel poco tempo c’è stato indubbiamente uno spazio di eternità che rimarrà sempre e ovunque presente in me tanto che il Burundi lo percepisco casa anche dopo tutto questo tempo”.

“Il lavoro in una comunità di volontariato sociale: dalla tossicodipendenza alle nuove povertà, fino alle famiglie in difficoltà… Sono un’educatrice presso una comunità di aiuto per persone in difficoltà con diverse problematiche, dal carcere alla dipendenza (legale ed illegale) e le cosìddette nuove povertà, legate alla disoccupazione o disagio famigliare. Anche in comunità ci si ritrova di fronte una variegata umanità… astrazione sociale, cultura, lingue e storie diverse che si ritrovano, non senza difficoltà e contraddizioni, litigi, brontolamenti ma anche momenti di condivisione umana profondi. Sembra a volte che sono più presenti le delusioni o le sconfitte, la maggior difficoltà è accettarle. Far tesoro dei momenti bui come quelli di luce ci da però maggior comprensione della realtà e ci rende più forti lasciando sempre spazio alla possibilità di un riscatto.

Foto Archivio Baruzza

Molto spesso ti rendi conto che spronando e facendo coraggio a chi è in difficoltà lo stai facendo anche a te stesso… sei in continua crescita.

Imparare a parlare il linguaggio dell’altro è fondamentale. A volte non ci si comprende su banalità semplicemente perché ci si ferma ad un livello prettamente linguistico, invece le modalità espressive sono molteplici. Imparare a vestire le parole di un significato più profondo ci stimola a metterci in ascolto con attenzione maggiore.

Vivo in una regione di frontiera, che le sue frontiere le ha viste cambiare a seconda delle stagioni, degli invasori, delle guerre. Ma è anche una Regione di ricerca e scambi umani profondissimi, Anche la musica ha il suo ruolo”. 

“Ora questo racconto lo faccio a quattro mani…infatti il mio è comunque un viaggio condiviso con il mio compagno di vita. Per scelta abbiamo deciso di trasferirci oltre confine, in Slovenia, a pochi chilometri da Trieste che raggiungiamo ogni giorno per lavoro.

Ci accomuna l’amore per la natura, la musica e l’impegno per gli altri e fare qualcosa in questa vita che abbia un significato”.

“L’avventura dell’associazione ha inizio, in realtà, con il lavoro musicale del nostro gruppo che abbiamo chiamato Illirya, con la produzione di musiche originali e la messa in scena di spettacoli di musica e teatro, dove il testo narrativo si lega all’interpretazione musicale. La radice Illirya viene scelta per la caratteristica di queste terre, parte della più vasta Illiria, anticamente crocevia di popoli e culture, mescolanza di sangue e lingue. Il rimando a tale molteplicità non vuole essere una scelta solamente artistica o etnografica, ma anche farsi portavoce di un messaggio più profondo di unità nelle diversità, di pace e convivenza. Quindi “Illirya” intesa non come mera identificazione in un’area geografica, ma come ideale, un luogo dell’anima senza precisi confini con l’assoluta libertà di poter attraversare i tempi e le culture, senza per questo doversi riconoscere in un ambito ristretto”.

Foto Archivio Baruzza

L’associazione nasce con lo scopo di promuovere la musica e le arti in generale come linguaggio universale comune a tutti i popoli, con sostegno agli autori/artisti della scena locale transfrontaliera, regionale e internazionale con particolare attenzione al territorio dell’Alpe Adria,

ricco di tradizioni culturali e linguistiche diverse: giuliani, friulani, sloveni, carnici, senza per questo voler omologare le popolazioni in un modello comune. Piuttosto valorizzandole nella loro diversità come patrimonio di una nuova Europa. 

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Massimo Lavena

Massimo Lavena

Cagliaritano, nato il giorno della befana del 1966. Io b-hop perché ho sempre amato mangiare e cucinare, la musica, lo sport, il cinema. Sogno un giorno di andare in Namibia, o nella Terra del Fuoco, o nello Saskhatchewan, o in Nuova Zelanda. Sognavo anche di andare nelle Isole Svalbard, ma adesso è vietato, troppi orsi bianchi! E non essendocene in Sardegna non saprei come comportarmi.

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