di Giulia Segna – Artigiana, erborista e archeologa. Irene, 31enne romana, sta trasformando le sue passioni in lavori. Dopo anni di precariato e sfruttamento nel mondo dello spettacolo, ha trovato il coraggio di dire no alle ingiustizie e prendersi cura di sé.
“Mi definisco romana, nata sulla sponda etrusca del Tevere” racconta a B-hop magazine con un sorriso. “Il quartiere in cui sono nata è Monte Mario, antico insediamento etrusco. Sono affascinata da questa popolazione, mi sembra anche di avere dei lineamenti simili. Il mio tempo libero lo passo ad esplorare la Tuscia”.
Irene, artigiana ed erborista, laureanda in archeologia, sta vivendo un periodo felice della sua vita, finalmente:
“Ho vissuto 10 anni di precariato nel mondo dello spettacolo, come costumista. Mai titolare, sempre e solo gavetta. Sottopagata e sfruttata”.
“E’ un ambiente difficile”, aggiunge rammaricata, “pieno di quarantenni disposti a lavorare gratis”.
Lei ci ha sempre messo tanta passione, dedizione e impegno ma non le è mai piaciuto subire ingiustizie, ecco perché, nonostante la paura di perdere tutto, ha affrontato tre cause di lavoro, denunciando i comportamenti antisindacali dei suoi superiori.
Le ha portate avanti con coraggio, e le ha vinte tutte.
“L’Italia è un paese basato sul lavoro, non sui tirocini!”, ride a denti stretti. “Ho ricevuto insulti di ogni tipo, sono stata incolpata di cose non vere, mi hanno raccontato un sacco di bugie… è stato un periodo veramente duro, di difficoltà, incomprensioni e rinunce”.

Poi, lo scoppio della pandemia, che ha addirittura peggiorato la situazione: si era appena trasferita a Milano per iniziare un nuovo lavoro, sempre in stile tirocinio, quando i capi le hanno comunicato l’interruzione momentanea dell’attività a causa del Covid-19.
Una interruzione temporanea che presto si è trasformata in un licenziamento: “Ero disperata. Dovevo starci tre anni e invece ci sono stata 10 giorni. Avevo anche già pagato diverse mensilità dell’affitto di casa, che non mi sono mai state restituite”.
Arrabbiata, depressa e scoraggiata, è tornata a Roma, e mai avrebbe immaginato che proprio quello sarebbe stato il momento della risalita: “Avevo capito che mi stavo trascurando.
Mi sono imposta di trovare il tempo per dedicarmi a tutte quelle passioni che, per via del lavoro, avevo dovuto reprimere: la storia e l’arte etrusca, la lettura, le piante, lo yoga, il cucito”.
E poi, una mattina, ha capito che tutto questo poteva essere trasformato in un lavoro autonomo, come imprenditrice.
Così, in poche ore ha elaborato il logo della sua attività artigianale – Officina Shanti – e realizzato il primo prototipo di borsa porta tappetino da yoga, uno dei prodotti che vende di più.

“L’idea è nata dall’esigenza di alcune compagne di corso che non sapevano come portare il tappetino, quindi ho creato io il modo”.
Gli altri prodotti di punta, racconta, sono gli assorbenti lavabili e le borse shopper dette Tote.
L’ecosostenibilità è la parola chiave del suo artigianato.
“Sono attenta all’ambiente da sempre. Cerco di fare scelte sostenibili ogni giorno”. Irene realizza anche abbigliamento ma solo pezzi unici, non su misura, altrimenti il prezzo salirebbe troppo, e questo striderebbe con la sua idea del fatto a mano accessibile a chiunque.
“I materiali che utilizzo sono tutti riciclati, come il poliestere per le borse porta tappetino: è liscio, impermeabile, resistente ed economico. Seleziono solo quello con la certificazione Oeko-Tex, che non contiene elementi nocivi”.
Gran parte dei tessuti proviene da magazzini e mercati: “raccolgo rimanenze e scampoli, ma anche donazioni da persone che non sanno più che farsene dei vestiti vecchi. Non importa che età abbia il tessuto, io so dargli una nuova vita”.
Presto anche la passione per le erbe diventerà un lavoro, dice soddisfatta. “Avevo abbandonato anche questo interesse ma mi piace troppo, quindi ho deciso di riprendere la scuola di erboristeria e dedicarmi parallelamente anche a questa attività. Quando ho pubblicato delle foto su Instagram molte persone mi hanno chiesto informazioni sulle erbe spontanee che avevo raccolto e addirittura se le vendessi”. Così ha capito che poteva svilupparsi un mercato intorno a quella sua (altra) competenza.
C’è un modo di dire che la rispecchia tanto, ammette: se ti piacciono 50 cose, fanne 51.
Insomma, Irene vuole portare avanti tutti i suoi interessi, combinandoli e alternandoli quando le va. Una passione non esclude l’altra.

Di recente ha partecipato all’Hippy Market del quartiere Fidene (Roma), che avrà luogo anche il weekend del 23 e 24 ottobre.
Ha esposto le sue creazioni per la prima volta ed è stato un successo inaspettato: “Tantissime le adolescenti che hanno comprato gli assorbenti lavabili, a dimostrazione che le nuove generazioni sono sensibili verso la questione ambientale”.
“Per la prima volta in vita mia non mi sono sentita fuori luogo. Ero talmente felice che non ho neanche contato quante vendite ho fatto”.