di Patrizia Caiffa – Da attore a speaker di Radio Freccia, la più giovane radio rock del circuito Rtl, Francesco Mastrorilli, alias Jimmy D, conduce la sua trasmissione serale con una personale cifra stilistica, coniugando la passione per la musica rock con battute divertenti ma anche spunti di riflessione profondi e costruttivi.
Dal lunedì al venerdi, dalle 18 alle 20, il suo programma “Molo 17” è un vero e proprio punto di approdo e riferimento per tanti ascoltatori. Molti lo seguono con fedeltà e continuità dagli inizi della sua avventura rock radiofonica.

Bolognese doc, classe ’78, si è formato a Roma come attore e si è sperimentato con successo nelle esperienze più diverse, dal teatro, al cinema, alla pubblicità, fino ai video di cantautori come Cesare Cremonini, che lo ha scelto come toccante protagonista del suo “Nessuno vuole essere Robin”.
Invece Francesco preferisce Robin a Batman e dice di sé, senza vittimismo ma con spontanea sincerità – e una certa fierezza -, di sentirsi “un eterno secondo”. “Ho sempre pensato che i grandi attori o sono dei mostri di bravura oppure, se hanno una buona spalla, quelli che hanno a fianco potrebbero anche superarli.
Per cui da eterno secondo è un grande spasso poter imparare dai primi”.
Quattro anni fa viene a sapere che a Milano sta aprendo una nuova radio, ed è a caccia di voci e talenti. Vista una precedente esperienza in Sardegna, si butta. “C’erano due obblighi: trovarsi uno pseudonimo e dare dei nomi ai format – racconta a B-hop magazine -. Ho iniziato a sfornare i nomi che mi sarebbero piaciuti per la trasmissione. Ho ancora un diario con 89 nomi possibili. Molo 17 è stata una idea del direttore. Mi è subito piaciuto pensare ad un luogo dove la gente va e viene. Il numero 17 mi ha seguito per decenni, anche a scuola ero il numero 17. Inoltre è il numero per antonomasia della sfiga, poteva essere un modo per esorcizzarlo. Così l’ho portato con me ed è stato vincente”.
Anche la scelta dello pseudonimo Jimmy D è stata rapidissima e intuitiva ed oggi la ricorda con la sua solita verve spiritosa: “Mi ero presentato con giacca di pelle e bandana, perché ero arrivato in moto. Il direttore artistico mi guarda a mi dice: pensa ad uno pseudonimo e vai in onda! Ero nel panico più totale e mi è venuto in mente che quando mi vedeva in moto mio fratello Federico mi chiamava scuraza che in bolognese significa scoreggia. Tant’è che mi ero dato un alter ego: mi chiamavo Jimmy Scuraza, visto che l’altro mio mito è James Dean”.

Il provino è andato bene e da allora la passione per il rock – ma anche per la musica blues, soul, rap, classica – ha inondato letteralmente la sua vita. Ogni puntata del Molo 17 è stimolante e diversa. Mastrorilli ha anche ideato una rubrica intitolata “Rock hits” con aneddoti e musica riferiti ad uno stesso anno, “una sorta di amarcord”.
“Nel programma metto il mio bagaglio di esperienze e questo mi aiuta a creare ogni volta cose nuove. Sto imparando tantissimo e mi sto mettendo molto in gioco. Con gli ascoltatori si crea tanta empatia e spesso nasce un bello scambio”.
Alcuni li ha incontrati. Con altri sono diventati amici. “Ma nei messaggi che arrivano si avverte anche tanta ostilità – confida -. C’è una frustrazione sociale molto grande. Un ascoltatore medio tende ad essere o molto complice – c’è chi racconta drammi personali o anche storie divertentissime – oppure, senza nemmeno aver ascoltato, insulta. Ma questo fa parte del mestiere”.
Prima della trasmissione si informa sulle news e prepara i temi a seconda della scaletta musicale decisa il giorno precedente: “Ma cerco di non parlare di Covid”, puntualizza.
Solo raramente, ad esempio quando muore un artista – “ed è successo troppe volte nel 2019 e nel 2020 con Dolores dei Cranberries, David Bowie…” – in scaletta vengono inseriti brani per commemorarli.
Jimmy D si emoziona quando in radio passa la musica dagli anni ‘65 fino agli ’80 e con i Pink Floyd “arriva la lacrimuccia”. E’ ovviamente felicissimo della vittoria dei Maneskin a Sanremo 2021. Unico cruccio: “Mi dispiace solo che su Radio Freccia non passiamo musica italiana”.

Però non scorda il primo amore per il teatro e la recitazione. Riesce a vedere anche il fil rouge che lega quel mondo con la radio: “Forse la similitudine è l’empatia con il pubblico. Mi manca tantissimo l’energia del pubblico in platea, fautrice di grande creatività e improvvisazione. In radio è diverso perché sono in contatto con migliaia di persone ma non le vedo. Dialogo con loro tramite il computer ma è una interazione differente”.
Durante il primo lockdown, chiuso in casa come tutti, è stato protagonista e co-autore di un corto distopico intitolato Monitor Homo Virus, con la regia di Paolo Ferraina, ora in fase di produzione in due versioni di 42 e 15 minuti. Sarà presentato ai vari festival di mocu-mentary, documentari con finzione. (Video trailer)
Jimmy D conclude l’intervista in diretta sulla pagina Instagram di B-hop – è disponibile la registrazione – con una spassosa chicca da cabaret: l’imitazione giocosa dei tanti animali che ha osservato e amato fin da bambino: la giraffa che beve, il leone voglioso e la leonessa che lo respinge, il geco sul muro, la zebra punk, il granchio gigantesco rosso fuoco incontrato quando ha fatto volontariato in Madagascar, il piro piro, il lemure…
E ricorda una delle sue emozioni più grandi: l’incontro con i delfini durante una battuta di whale watching. Il sogno di un bimbo realizzato.