di Agnese Malatesta – Ciociari robusti ed energici, dice la tradizione culturale, amanti della terra e dei lavori che la rendono generosa. Questo profilo ben si addice a Assunta Valente, pastora ed allevatrice di bovini nel territorio ciociaro al confine fra il Lazio e il Parco nazionale d’Abruzzo.
Lei – nata a San Biagio, in provincia di Frosinone ha seguito le orme familiari segnate dalla pastorizia, cresciuta fra pascoli e transumanza invernale; in questi aspri percorsi ha trovato la sua strada, la sua passione. La bellezza della sua vita.
Di Assunta parla un articolo pubblicato di recente su NoiDonne in occasione degli incontri che la testata femminista ha realizzato nell’ambito del progetto “Da sole non c’è storia. Donne al lavoro tra passato e futuro”, una testimonianza che ha colpito per un insieme di elementi simbolici e concreti che si coagulano intorno alla sua figura, antica e al tempo stesso modernissima:
“lei incarna la tenacia delle donne determinate a raggiungere gli obiettivi che si prefiggono, il coraggio di frantumare la gabbia degli stereotipi e di sfidare il patriarcato a viso aperto, la possibilità concreta di vivere in armonia con la natura”.
Una testimonianza di amore per gli animali che alleva allo stato brado e che certifica così la fine di un’attività lavorativa declinata solo al maschile.
Di Assunta, e di altre pastore come lei attive nel nostro paese, parla anche un film di Anna Kauber, “In questo mondo” (2018) che testimonia l’autonoma padronanza delle donne di questo nobile lavoro nel rapporto con la terra, in una correlazione rispettosa ed equilibrata con la natura, per niente predatoria.
Ma sbaglierebbe chi pensa alla vita di Assunta come una naif fra pecore e fiori di campo. Perché la caratteristica principale di questa donna è la forza e tenacia di fronte a chi da qualche anno le sta facendo capire che deve cambiare mestiere.
Al centro, la questione della terra la cui estensione è fondamentale per la sua attività; lei ha sempre provveduto con terreni in parte di sua proprietà e in parte affittati.
Da qualche anno, Assunta denuncia dispetti e danneggiamenti a suo carico; anche rapimenti ed uccisioni di capi di bestiame.
“Da circa dieci anni mi fanno danni. All’inizio – dice la stessa Assunta a NoiDonne – non ci facevo caso e mi sembravano incidenti normali: mo’ si rompeva un tubo, poi spariva una pecora… cose così. A un certo punto ho capito che erano dispetti”. Probabilmente per farla allontanare dalla zona. Ma lei resiste, resta con i suoi animali.
Del resto, Assunta – premiata nel 2021 anche da Legambiente come “ambasciatrice del territorio” – è sicuramente una donna fuori dagli schemi. Separata, ha cresciuto tre figli (una si è laureata di recente), ha un compagno, ma conserva ed esibisce la sua autonomia in una terra ancora attraversata da tratti arcaici.
Sottomettersi non fa parte del suo vocabolario.
Assunta spiega la sua vita a modo suo: resistendo e reagendo come può. Continua a stare dove vuole vivere e lavorare e su Facebook racconta il suo mondo:
“È dura sì, ma quando guardo i miei animali la vita mi si ravviva”.
Non c’è altro da aggiungere a questo immenso inno alla vita e alla natura.