Perdonaci i nostri peccati è il nuovo corto firmato Netflix per la regia di Ashley Eakin.
Racconta la storia di Peter, un ragazzino disabile ricercato dai nazisti. Peter è un bravo bambino. Studioso, abilissimo in matematica, diligente, coraggioso ed educato. Biondissimo e dalla pelle diafana, incarnerebbe alla perfezione l’ideale razziale del Terzo Reich se non fosse per la mancanza di un braccio.
Nonostante la presenza della madre, sua insegnante, in una classe già decimata dalla follia nazista, il ragazzo subisce bullismo da alcuni compagni, nell’omertà generale del sistema scolastico.
“Si uccidono” questa la gelida risposta di uno degli aguzzini suoi coetanei, interrogato sulla questione “diversità”. Su questo argomento, i nazisti non facevano sconti. Braccato dalle SS, irrotte nella sua casa, Peter cercherà di scappare, sopravvivendo ad un epilogo cruento.
La storia di Peter è quella di molte altre persone meno fortunate finite nel programma di annientamento E – Aktion.
Vi propongo la visione di questo corto perché tratta una parentesi importantissima ma poco conosciuta della Seconda Guerra Mondiale. Nel dilagare violento della rabbia più cieca, il nazismo sterminò indiscriminatamente per motivi politici, etnici, religiosi e di orientamento sessuale.
Allungò i suoi artigli rapaci anche su malati mentali e disabili, falciando dalle 60.000 alle 100.000 vittime.

Nonostante le inesattezze storiche (i numeri della tragedia arrotondati per eccesso, la data di inizio dell’E- Aktion, solo successivamente chiamato Aktion T4, cominciato prima del 1939 e l’ubicazione delle camere a gas nei campi di sterminio e non di concentramento come si legge alla fine), Perdonaci i nostri peccati è un corto di notevole spessore.
Ho apprezzato molto la scelta narrativa di Ashley Eakin, regista, scrittrice e attivista per i diritti dei disabili. . La stessa artista è affetta da disabilità, come il giovane attore che interpreta Peter. Questo corto, non è la sua prima esperienza da director.
In Perdonaci i nostri peccati la tematica della persecuzione ai danni dei disabili è trattato con molta delicatezza e attenzione. Il film scorre lento: minuto dopo minuto si entra nell’incubo della deportazione. Le stesse scene, da luminose, si tingono sempre più di toni scuri e freddi. Tra gli attori, tutti bravi allo stesso modo, spicca Knox Gibson.
Nonostante la giovane età, e la responsabilità di questa prima esperienza sul set, ha interpretato magistralmente il piccolo Peter, un fanciullo puro e buono che la vita indurisce e allena al coraggio, alla gestione autonoma di una paura e di un terrore più grande incarnate dai beceri adulti che gli danno la caccia.

La pellicola si propone di informare lo spettatore su questa pagina nera della storia, insegnando l’importanza della pace e della giustizia, inducendo a riflessioni positive e profonde sui valori dell’uguaglianza e dell’inclusione.
Lo spettatore potrà rendersi conto delle brutture causate dal razzismo e dall’intolleranza, mali che rendono l’umanità cinica e feroce, purtroppo presenti ancora oggi.
Per questo motivo, ne consiglio la visione nelle scuole o nei luoghi di formazione ed educazione, al fine di indurre i ragazzi al ragionamento critico. Interessante il titolo della pellicola riferito alla responsabilità dei governi sulle azioni compiute.
Come sosteneva il teologo luterano anti nazista Dietrich Bonhoeffer “il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”.