di Emanuela Arabito – I pregiudizi, si sa, sono duri a morire e la vittoria di due donne, una nel tennis e l’altra nel rally, fa notizia e corre veloce sul web e sui titoli dei giornali. Eppure, in questo caso, l’evento sportivo travalica i confini di genere e racconta due storie di resilienza, coraggio e tenacia.
Siamo in Kenya, terra di campioni di corsa, soprattutto nella lunga e media distanza. Angela Okutoyi (18 anni) e Maxine Wahome (27 anni) però non corrono.
Una (Angela) perde la mamma nel momento stesso in cui viene alla luce ed è cresciuta dalla nonna che fa la cuoca in un convento.

Fin da piccola, Angela gioca e si allena con una racchetta. A 10 anni, si iscrive in un Centro di allenamento regionale per l’Africa Orientale, per affinare le proprie capacità. Ci riesce.
E con grinta, fra mille difficoltà in quello che non è un paese per donne, riesce ad abbattere più di una barriera.
Una fra tutte: grazie a lei il Kenya non è più considerato dal resto del mondo il paese con un solo sport, per di più appannaggio in prevalenza di uomini.
Angela gioca e vince. Campionessa in carica dal Campionato Juniores Africano under 18, brilla nel Grande Slam tennistico. Prima in Francia. Poi agli Open di Sydney, in Australia.
E, a luglio scorso, agli Open di Wimbledon. Dove, in coppia con l’olandese Rose Marie Nijkamp, vince il titolo juniores nel doppio, prima donna keniota a riuscire nell’impresa.
E spera adesso che i suoi successi spingano altre, nel suo paese, a prendere in mano la racchetta.
Non è la sola a battersi per una partecipazione atletica più ampia, in Kenya.

Maxine Wahome, quando non gareggia, lavora come insegnante part-time in una scuola a Nairobi.
L’organizzazione no profit ”Driven by Diversity”, che opera a livello globale, le ha conferito un riconoscimento per il suo impegno contro la scarsa diversità negli sport motoristici.

Da suo padre Jimmy, amante dei rally, Maxine eredita la passione per i motori.
Dapprima campionessa di motocross, gareggia a bordo di una due ruote per 11 anni e vince tre volte il premio “autista femminile dell’anno”.
Poi passa al rally automobilistico nel 2020. E in soli 18 mesi, impara e si adatta, fino ad eccellere nella nuova tecnica.
Lo scorso giugno, la FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) porta in Kenya piloti da tutto il mondo per il Safari Rally, competizione che si svolge dal 1953: allora si chiamava ancora The East African Coronation Safari, per celebrare Elisabetta II diventata regina quell’anno.
E’ considerata una delle gare più dure al mondo a causa del terreno particolarmente accidentato.
Maxine scende in pista e vince, a bordo di una Ford Fiesta Rally3, che guida per la prima volta in una competizione professionistica.
Normalmente, fa sapere, guida infatti una Subaru Impreza N12. Anche Lewis Hamilton, pilota di Formula 1, l’applaude su Twitter.
In un’intervista, Maxine si è raccontata così:
“C’era parecchio sessismo, tuttavia non me ne occupavo granché’. Anzi, questo mi dava ancora più forza ad andare avanti, proprio per dimostrare come quel modo di pensare fosse sbagliato e che non solo gli uomini erano adatti agli sport motoristici..!”
Due donne, due storie, due percorsi vincenti sotto i riflettori.
Con i loro successi, Angela e Maxine abbattono i muri degli stereotipi.
E a giovarsene, non saranno di certo solo le ragazze e le giovani donne del Kenya.