di Agnese Malatesta – Anna e Vera, madre e figlia, giornaliste. Con un cognome ingombrante in Russia: Politkovskaja. Due donne che la vita ha inevitabilmente legato nella rivendicazione dei diritti umani e in una violenza culminata il 7 ottobre 2006 quando Anna, cronista di “Novaja Gazeta”, simbolo della lotta contro la dittatura di Putin e della libertà di espressione, fu uccisa in un agguato nell’ascensore della sua abitazione a Mosca.
“È sempre stata una persona scomoda, non solo per le autorità russe, ma anche per la gente comune che sfoglia un giornale e ne legge gli articoli. Purtroppo la maggioranza della popolazione russa crede a quello che le viene detto dagli schermi dei canali di Stato”: dice Vera Politkovskaja, parlando della madre, in un libro che le dedica, dal titolo “Una madre. La vita e la passione per la verità di Anna Politkovskaja”, scritto con la giornalista Sara Giudice, uscito lo scorso febbraio per Rizzoli a sedici anni dalla sua morte.
Di Anna, Vera ha accolto il testimone con lo stesso stile e la stessa risolutezza, l’impegnativa eredità che fa della denuncia di sopraffazioni ad uso del potere il principale motore della vita.
Il prossimo 28 ottobre, Vera Politkovskaja sarà insignita a Torino – nell’ambito delle Giornata del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo – del Testimone del Premio Roberto Morrione. Nella stessa occasione, l’autore, regista e giornalista Domenico Iannacone riceverà il Premio Baffo Rosso 2023.
Al momento della morte della madre, Vera, 26enne, era in attesa della figlia. Un evento che anche in Anna prefigurava novità; aveva pensato di rallentare il suo lavoro per assicurare una presenza più costante alla nipotina.

Ricorda Vera, sempre in allerta per la sicurezza della madre:
“Mi stavo preparando a diventare madre. Fino ad allora avevo voluto credere che la sua popolarità in Occidente avrebbe potuto in qualche modo salvarla da possibili rischi o da una morte violenta. Mi sbagliavo.
I dittatori hanno bisogno di offrire sacrifici umani per consolidare il loro potere“. Di quel giorno, non ha dimenticato nulla: la colazione insieme alla mamma, il dono inaspettato di soldi da spendere per la nipotina, l’ultima telefonata, i tanti squilli senza risposta fino alla chiamata del fratello Ilja che con un tono di voce inconfondibile le “si fa messaggero della più terribile delle notizie”.
Da allora Vera, e con lei il fratello, si è sempre battura per ottenere giustizia. Ha vissuto a Mosca fino all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina quando ha cominciato a ricevere minacce di morte ed è stata costretta a fuggire in un luogo segreto con la famiglia.
Ha scritto questo libro perché sua figlia, la nipote che Anna non ha mai conosciuto, e il mondo intero
“possano ricordarsi sempre della storia unica di una donna che non ha mai nascosto il suo dissenso per la politica di Vladimir Putin e che non ha avuto paura di denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia
compiute da un ex ufficiale del Kgb diventato l’artefice di un minaccioso disegno imperiale”, si afferma nella nota di presentazione al libro.
“In Russia tutti si sono dimenticati in fretta di Anna Politkovskaja, soprattutto la gente che conta, perché mantenere la memoria di persone come mia madre è pericoloso. È molto più comodo perderne le tracce e dimenticare la sua verità”, sostiene Vera, che vuole ricordare una lezione della madre quando diceva loro: “Siate coraggiosi e chiamate sempre le cose con il loro nome, dittatori compresi”.
La 12/a edizione del Premio Roberto Morrione (www.premiorobertomorrione.it), dal 25 al 28 ottobre 2023, si può seguire anche online. E’ un’iniziativa dell’associazione Amici di Roberto Morrione in collaborazione con la Rai.