di Patrizia Caiffa – Una nuova nave umanitaria italiana perché ogni vita umana merita di essere salvata. Invece lasciamo morire in mare persone come noi, nell’indifferenza più totale. L’ultimo naufragio è avvenuto ad inizio settimana, con cinquanta migranti morti al largo della Libia. Questo lo scopo di ResQ (People saving people) una iniziativa della società civile nata da un gruppo di amici e professionisti milanesi.
Secondo gli ultimi dati forniti ieri dall’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) finora nel 2021 almeno 500 persone hanno perso la vita cercando di compiere la pericolosa traversata in mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale, rispetto alle 150 dello stesso periodo del 2020, un aumento di oltre il 200 per cento.
L’incidente più grave finora di quest’ anno e’ avvenuto il 22 aprile, quando un naufragio ha causato la morte di 130 persone. Mentre gli arrivi totali in Europa sono in calo dal 2015, gli ultimi sbarchi portano il numero di arrivi via mare in Italia nel 2021 a oltre 10.400, un aumento di oltre il 170 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020.
Ecco perché c’è ancora più bisogno di ResQ, il cui nome evoca il verbo inglese “to rescue” che significa “salvare” . L’organizzazione affitterà o acquisterà una nave, organizzerà l’equipaggio e tutto il necessario. L’obiettivo è partire nell’estate 2021 per la prima missione nel Mediterraneo centrale.
Il crowdfunding è stato lanciato pubblicamente il 29 luglio 2020 per “rompere il muro dell’indifferenza e provare a mettersi in gioco, con un unico obiettivo: restare umani”.
In meno di un anno sono stati raccolti 450.000 mila euro, con circa 600 adesioni e 60 gruppi territoriali, anche all’estero.
“Ci piacerebbe che la nave sia anche occasione per un momento interreligioso ed ecumenico. Che sia la nave di tutti, delle fedi diverse”, ci spiega Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana e presidente di ResQ, alla guida della onlus insieme al presidente onorario, il magistrato Gherardo Colombo. L’ideale è unire infatti tutte le grandi fedi – cattolici, valdesi, buddisti, musulmani – in una impresa comune che superi ogni differenza, “per fare quello che non fanno attualmente i governi”.
Una nave battente bandiera italiana che si vuole aggiungere alle poche Ong rimaste ancora in mare dopo tutte le campagne denigratorie, mentre cercano di svolgere l’unico e imprescindibile compito di salvare vite umane. Si prevede anche la presenza di giornalisti e fotografi a bordo, per testimoniare quanto sta accadendo nel Mediterraneo centrale.
Al momento si sta cercando la nave adatta, tenendo conto che la gestione di una imbarcazione costa oltre 1 milione di euro l’anno, per cui bisognerà spingere ulteriormente sulla raccolta fondi. L’Unione buddhista italiana si è già impegnata quest’anno con 100.000 euro e rinnoverà anche nel 2022. Intanto sono in corso contatti nel mondo cattolico e valdese e si stanno cercando interlocutori nel mondo islamico.
A bordo è previsto un equipaggio minimo di 18 persone, tra personale marittimo e di soccorso. “Per i salvataggi sono già tanti i volontari esperti che si sono messi a disposizione – precisa Scalettari -. Poi ci sono i costi per la cambusa, il medico di bordo, i salvagente, i motoscafi veloci, eccetera”.
“Quando abbiamo iniziato sembrava un progetto folle. Invece sta diventando possibile. Nonostante la propaganda e le polemiche in Italia c’è la sensibilità e la coscienza del fatto che non bisogna far affogare le persone, chiunque esse siano”.
Scalettari puntualizza che “mettere in salvo non vuol dire riportarli in Libia ma in un posto sicuro. Devono essere salvati e basta. I numeri dei morti in mare sono quelli di una guerra e questo non è tollerabile”.

Resq nasce con la speranza “di smettere quanto prima”. Se ci fosse una operazione come l’operazione “Mare nostrum” che il governo italiano intraprese nel 2013-2014 “saremo ben contenti di vendere la nave”, precisa.
Il Comune di Napoli ha offerto la disponibilità del proprio porto ma è probabile che si partirà da un porto siciliano. Le missioni dureranno una quindicina di giorni. ResQ progetta di effettuarne almeno una decina, intensificandole in estate, quando ci sono più partenze da Libia e Tunisia e quindi più rischio naufragi.
Solo nel 2020 sono state 1.400 le vittime, ma si parla di almeno 30.000 morti da quando si è aperta la rotta tra Africa ed Europa.
Qui tutte le informazioni per le partecipare alla raccolta fondi di ResQ. A breve partirà anche una nuova campagna promozionale.
Stasera Luciano Scalettari sarà intervistato in diretta sulla pagina Instagram @B_hopmagazine
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