di Daniele Poto – L’Italia ha una sola squadra e un solo sport che nel ranking ideale è al primo posto nel mondo. La pole position è della ligure Pro Recco Waterpolo nella pallanuoto e il traguardo è stato centrato in campo avverso, nelle acque ostili di Belgrado, battendo la squadra locale.
Le frontiere della pallanuoto sono eminentemente europee e dunque
il successo continentale di club equivale a una supremazia mondiale
dato che non si può pensare che team americani, australiani, tanto meno asiatici o africani, possano incrinare questa superiorità. Un vanto che è della Waterpolo e del Bel Paese perché a questa conquista (la numero undici per i recchelini) si aggiungono nell’albo d’oro le vittorie di Posillipo Canottieri Napoli e Pescara nel passato più o meno prossimo.

I padroni d’Europa hanno un’organizzazione di una serietà professionale unica, in una disciplina che ha il vanto della completezza perché assembla, come necessarie qualità, forza fisica, tecnica, strategia, spirito di squadra.
Il valore aggiunto della Pro Recco è un sentore di mare e di piscina che fa sì che i suoi patri eponimi quando si ritirano passano con successo dall’altra parte della barricata.
Il presidente onorario infatti è Eraldo Pizzo, 85 anni, detto il Caimano, che alla sua prima Coppa da giocatore approdò nel lontano 1965. Per i meno esperti Pizzo è la pallanuoto avendo attraversato in vari ruoli sessanta anni della storia di questo sport.

Il presidente effettivo è Maurizio Felugo già azzurro, l’allenatore è l’ex giocatore, il segnaligno Sukno. La Pro Recco ha messo l’ipoteca sulla massima conquista già nella prima frazione con un perentorio 4-1, vantaggio positivamente difeso fino al 14-11 finale nonostante l’imprevista espulsione per brutalità di Echenique, uno dei perni del Settebello.

La squadra vincente è stato allestita con la pazienza di un cantiere brunelleschiano cucendo alla fine da varie anime
una multinazionale funzionale e di estrema redditività.
Si parlano molte lingue in squadra ma lo slang della pallanuoto consiste in gesti e frasi iconiche di facile comprensibilità.
E’ questa la chiave con cui si ritrovano in acqua gli italiani Presciutti, Di Fulvio e Del Lungo, il serbo Ivovic, il croato Loncar, l’ungherese Zalanki, lo statunitense Hallock, scelti fiore da fiore con un paziente scouting per una resa finale senza paragoni.
Terza perla europea consecutiva per un esempio lodevole per gli altri sport di squadra.
La pallanuoto non strepita, non ha la copertura mediatica del calcio e della pallavolo ma unisce passione a investimenti accurati. Come si può immaginare i ritorni in cassa di botteghino e sponsor sono risibili.
Qui al massimo c’è un piccolissimo spazio per il marketing su costumi, accappatoi e calottine. Ma il prestigio di questa conquista riverbera un prestigio notevole in un mondo della pallanuoto che è destinato ad ampliarsi nel nome dell’universalità dello sport.