di Daniele Poto – Lo sport italiano è stato colpito da un’ondata di improvviso benessere. E il riferimento all’onda non è casuale visto quello che sta succedendo a Budapest, sede dei campionati mondiali di nuoto con gli azzurri che rimarcano una inaspettata leadership continentale, non inficiata dalla forzosa assenza del pattuglione russo.
La squadra di Martinenghi, Ceccon, Pilato (tutte medaglie d’oro) ma soprattutto espressione di un collettivo in grado di piazzare atleti in quasi tutte le finali con una densità qualitativa e quantitativa senza paragoni anche rispetto al passato.
Chi pensava che il nuoto nostrano fosse pesantemente orfano della Pellegrini in questo grande primo evento senza la campionessa veneziana si è prontamente dovuto ricredere.
Ma al di là delle vittorie si respira un clima di squadra, rivelato dalle dichiarazioni e da interviste più approfondite, che mostra un accoppiamento riuscito tra professionalità e goliardia.
Inutile nascondercelo, i nostri alfieri sono veri e propri professionisti tout court.
E non potrebbe essere altrimenti visto che sono soggetti che tra acqua e preparazione a secco dedicano 5-6 ore della propria giornata alla disciplina che hanno scelto per il presente e per il futuro.
Merito degli allenatori e di una formula federale che funziona. Va dato atto al presidente Barelli, a suo tempo partecipante all’Olimpiade (era il 1972), di aver costruito un modello vincente nonostante che a livello istituzionale il suo compito non sia facilitato dalla palese opposizione del presidente del Coni Malagò.
Il valore di una selezione natatoria è parametrato dai risultati delle staffette. Ebbene, l’Italia c’è anche in questo senso. La medaglia di bronzo nella 4 x 100 stile libero ne è prova eloquente. E’ motivo di profondo orgoglio pescare l’Italia al secondo posto nel medagliere complessivo dietro agli Stati Uniti ma davanti a Australia e Giappone con la fondata speranza di incrementare il montepremi anche grazie al benefit della pallanuoto dove le nostre avversarie dirette sono palesemente più deboli.
Ovvio coniugare i risultati attuali a una possibile beneficiata per i Giochi di Parigi, di qui a due anni. I protagonisti di oggi ci saranno praticamente tutti.
L’anagrafe peserà soprattutto per quello che era finora il nuotatore più vincente del settore maschile e cioè Paltrinieri che sembra anziano con i suoi 27 anni, di fronte ai 21 di Ceccon o ai 22 di Martinenghi.
Da parte sua il veterano ha il vantaggio di poter contare su un vasto pacchetto di gare tra piscina e acqua di mare e qualche metallo riuscirà sicuramente a strapparlo.
La felice estate dello sport azzurro si corrobora anche con i risultati della scherma, soggetta a critiche a Tokyo 2020-2021, per la vacatio nella conquista degli ori.
Il settore si è rinnovato, sono stati sostituiti gli allenatori contestati e la macchina ha ripreso ad andare ad eccellente ritmo. Dodici medaglie aggiudicate nel parziale degli europei con la grande riscossa del fioretto che ne ha conquistate sette.
E’ l’ arma tradizionale dei grandi trionfi azzurri e segna una vigorosa ripresa generale. Ricordiamo che la scherma è il nostro sport più importante nel consesso olimpico per continuità di risultati.
A torto considerate discipline minori, ci stanno dando grandi soddisfazioni anche ginnastica ritmica e tiro con l’arco, non proprio terreno di caccia abituale per i nostri riservisti.
E’ nata una stella nella ritmica con la Raffaeli che in un amen ha eclissato la collega Baldassarri ed è andata a vincere il primo prestigioso trofeo continentale. Prima di lei nessuna italiana aveva conquistato un titolo nella rassegna europea. La marchigiana ha 18 anni e promette un lungo percorso vincente in questa disciplina, i cui valori sta contribuendo a riscrivere.
Per onestà intellettuale va aggiunto che nel suo caso l’assenza di russe e bielorusse le ha liberato spazi invitanti. Non per questo nello sport gli assenti hanno sempre torto vista l’invasività della geopolitica, a volte
un po’ speciosa.
Forse c’è un risvolto anche etico nei risultati di questi sport che godono di spazi nettamente inferiori rispetto al calcio.
La grande depressione, inevitabilmente introiettata dagli italiani con la deludente eliminazione dai Mondiali 2022, trova una camera di compensazione con queste belle notizie, non completamente attese.
Se anche la stampa sportiva si rendesse conto di questa contro-tendenza il panorama sarebbe ancora più entusiasmante.