(di Massimo Lavena) – Suonano a lutto le campane di Parigi, mentre il fuoco lentamente si spegne, dopo aver divorato tutto ciò che c’era da distruggere della cattedrale metropolitana di Notre-Dame. 400 pompieri parigini si sono uniti e compatti hanno lottato inondando le strutture in fiamme del tetto. Hanno salvato le torri, hanno salvato i transetti, forse le volte sono intatte. Notre-Dame è ferita, moribonda, ma forse è salva.

Resterà un cumulo di macerie o le sue torri svettanti torneranno a far sentire il forte rintocco a stormo che segnalava alla Francia tutta i momenti storici della vita della nazione?
Tornerà a svettare la guglia che si è accartocciata tra le fiamme riportando alla mente tragedie frutto della follia dell’uomo? Sarà il popolo di Parigi, non solo i fedeli in Cristo che hanno per ora perso la loro cattedrale, a riportarla agli antichi splendori.

E sarà allora, o mio caro Domenico, che il tuo sogno si realizzerà:
“Suonerò a Notre-Dame”, ora forse diverrà “Suonerò per Notre-Dame”,
quella maestosa cattedrale gotica che vantava uno dei più possenti e importanti organi, il tuo sogno Domenico.
Non smettere di sognarlo, figlio mio, componi quella sonata per organo che volevi già da tempo dedicare a Notre-Dame: sarà una preghiera perché presto le note di un organo risuonino gioiose e grate per la nuova dedicazione della Madre delle chiese di Francia.

E un giorno, chissà, forse quel giorno, potresti essere tu a rendere lode all’ingegno dell’Uomo che ha ricostruito Notre-Dame, che non si arreso.
Sognala, Domenico, la tua musica serve per accompagnare pietra su pietra, là, nell’Île de la Cité la nuova fabbrica della Cattedrale di Parigi. Notre-Dame è salva, Parigi è viva.