di Patrizia Caiffa – Vorrei vederti danzare, cercando l’alba dentro l’imbrunire o l’ombra della luce, in uno dei tuoi regni di quiete. Potrei proseguire così, giocando a mettere in fila e parafrasare le frasi poetiche memorabili ed eterne delle canzoni di Franco Battiato, per salutarlo con le sue parole. Maestro impeccabile e inarrivabile, ci ha accompagnato con le sue opere d’arte musicali per decenni e oggi ci ha lasciato, a 76 anni.
Questo è il classico pezzo che temevi da tempo e non avresti mai voluto scrivere. Il solito articolo che suona superfluo e sfocato nella ridondanza delle parole e della retorica della giornata del lutto, quando tutto il tam tam mediatico fa a gara a sfornare coccodrilli o memorie sempre più d’impatto.
Finché tutto si azzera nel silenzio, nell’assoluto, nello spazio dove il Maestro sta compiendo ora il suo passaggio verso l’Altrove, quello che aveva tanto approfondito e descritto nei suoi testi, supportato anche dall’amico filosofo Manlio Sgalambro: e ora che ha appena varcato la porta dello spavento supremo noi siamo qui, più addolorati che mai.
Non serve accennare a biografia, eventi, canzoni, ricordi commossi. Quello lo trovate e lo troverete ovunque. Mi preme di più cercare di comprendere e condividere cosa si smuove dentro, in profondità, quando muore un artista che hai amato immensamente, tanto da diventare la colonna sonora delle tue giornate, dei tuoi momenti lieti e di quelli dolorosi, degli stati d’animo più vari.
Perché la morte di un artista di tale statura e profondità, che hai sentito accanto costantemente in attimi importanti o banali, rappresenta un po’ la perdita di una fonte inesauribile di bellezza, armonia, pace, amore – o anche malinconia e tristezza – che ti nutriva.
Anche se rimarrà per sempre viva con i suoi capolavori immortali, non potrà più incantarti o sorprenderti con qualcosa di nuovo, qualcosa da aspettare e amare (perfino paragonare o criticare). Mentre pezzi della tua vita e dei tuoi ricordi riaffiorano e – prima o poi – sarai costretto a lasciarli andare anche tu.

Sanno tutti che la vasta e mai prevedibile produzione discografica di Battiato non è etichettabile in un genere, né l’uomo Battiato, con l’immensità della sua intelligenza ed esperienza, sintetizzabile in titoli o articoli, seppure riusciti molto bene.
A me sembra che con le sue canzoni e la sua musica sia riuscito a cogliere tutte le sfumature più recondite della sensibilità umana, la voglia di ricerca continua, il desiderio incessante di scoprire dove risiede e come si manifesta l’Assoluto, il Grande Mistero, “l’Inviolato”, in tutte le forme spirituali e mistiche in cui si esprime, nella splendida eterogeneità delle culture del mondo.
E questo vale per chiunque abbia deciso che nella vita il faut parier, come diceva il filosofo francese Blaise Pascal: “bisogna scegliere” se credere o no nell’esistenza del divino, di qualcosa che ci trascende, seppure contenuto nell’umano, nella natura o in quel breve spazio che chiamiamo Vita.
Perciò, così come ho iniziato, semplicemente chiudo: Degna è la vita di colui che è sveglio, ma ancor di più di chi diventa saggio e alla sua gioia poi si ricongiunge.
Buon viaggio in quella gioia che hai tanto cercato. E grazie, Maestro.