di Rinaldo Felli – Oggi 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per focalizzare l’attenzione su questo bene primario e sulla necessità di un suo razionale e sostenibile utilizzo. Nasciamo nell’acqua, di acqua siamo composti e ci nutriamo della stessa. Eppure nella quotidianità spesso non abbiamo la percezione della sua vitale importanza e di come sia uno dei principali fattori di disuguaglianza al mondo.
Analizziamo qualche uso familiare: la nostra amata doccia, se dura 5 minuti, ha prodotto un consumo di circa 40 litri d’acqua, 5 tirate del prezioso sciacquone comportano 45 litri, 1 carico di lavastoviglie impegna 29 litri ed una lavatrice 70 litri, aggiungiamoci un paio di litri assunti per bere ed altri due per lavarsi le mani ed a fine giornata, una famiglia di 4 persone, potrebbe arrivare ad utilizzare almeno 250 litri di preziosa acqua.
In campo agricolo/industriale, i numeri impressionano maggiormente: produrre 1 kg di cioccolato impegna ben 17.000 lt di acqua, 15.000 ce ne vogliono per un kg di carne bovina, 870 per alzare il gomito con un litro di vino e la nostra tazzina di caffè, da sorseggiare a fine pasto, vale 130 litri di acqua.
Nei prossimi anni la costante crescita della popolazione mondiale ed il conseguente aumento dei consumi produrranno un considerevole aumento del fabbisogno idrico determinando, per un nutrito numero di Paesi, un situazione di Water Stress, ovvero la condizione che si verifica quando la richiesta d’acqua supera la quantità disponibile durante un certo periodo o quando la scarsa qualità ne limita l’utilizzo. Già oggi la situazione è molto difficile,
sono 44 i Paesi al mondo che oscillano tra una situazione di alto ad una di estremo livello di water stress e a chiudere questa non invidiabile classifica è proprio l’Italia.
Dodici dei 17 in situazione di criticità estrema sono Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. La Banca Mondiale ha calcolato che le perdita economica determinatasi in questa Regione a causa dello stress idrico sarà stimata tra il 6 ed il 14% del PIL entro il 2050. E la situazione globale è destinata a peggiorare a causa dei cambiamenti climatici in corso. La disponibilità d’acqua sta divenendo molto meno prevedibile in alcuni luoghi (ricordiamoci ad esempio il recente caso del livello del Lago di Bracciano che ha costretto la capitale d’Italia a razionare per un breve periodo la distribuzione dell’acqua) e il forte aumento di inondazioni minaccia di distruggere i punti d’acqua e le strutture igienico sanitarie, nonché di contaminare le fonti d’acqua.
Secondo i dati resi noti oggi dall’Unicef nel mondo 1 bambino su 5 in tutto il mondo non ha abbastanza acqua per soddisfare le sue esigenze quotidiane.
Entro il 2040, quasi 1 bambino su 4 vivrà in aree a stress idrico estremamente elevato.
Ogni giorno, più di 700 bambini sotto i 5 anni muoiono di diarrea legata ad acqua e servizi igienico-sanitari inadeguati. Circa il 74% delle calamità naturali tra il 2001 e il 2018 sono state correlate all’acqua, tra cui siccità e inondazioni, che peggioreranno con il cambiamento climatico.
Ma si potrebbe ed anzi si dovrà invertire la tendenza. Per farlo occorrerà innanzitutto modificare alcune nostre abitudini domestiche. Si può determinare un risparmio nei consumi chiudendo i rubinetti quando non serve, con lavaggi più brevi, riutilizzando l’acqua quando si può ed usando con raziocinio gli elettrodomestici.
Aumentare l’efficienza agricola. Gli agricoltori potranno usare semi che hanno bisogno di meno acqua e migliorare le tecniche di irrigazione utilizzando tecniche di precisione piuttosto che inondare i loro campi.
Investire in infrastrutture grigie e verdi. Le infrastrutture costruite (come tubi ed impianti di trattamento) ed infrastrutture verdi (come le zone umide ed i bacini idrografici sani) possono lavorare in tandem per affrontare sia i problemi di approvvigionamento idrico che quelli relativi alla qualità dell’acqua.
Trattare, riutilizzare e riciclare. Dobbiamo imparare a considerare le acque reflue come una nuova fonte d’acqua. Inoltre ci sono risorse utili nelle acque reflue che possono essere sfruttate per ridurre i costi di trattamento dell’acqua. Quasi l’80% delle acque reflue oggi viene rilasciato nell’ambiente senza un trattamento adeguato ed 1,8 miliardi di persone utilizzano una fonte di acqua contaminata da feci con il rischio di contrarre colera, tifo, dissenteria e poliomelite.
In questo ultimo anno, lottando contro la pandemia, ci siamo resi conto di come l’acqua ed in particolare il costante lavaggio delle mani può salvare la vita. Eppure ancora oggi 2 abitanti su 5 del pianeta Terra (3 miliardi di persone) non dispongono di servizi di base per il lavaggio delle mani ed oltre la metà della persone nelle aree rurali e quasi tre quarti della popolazione dei Paesi meno sviluppati non hanno strutture a casa per il lavaggio con acqua e sapone delle mani. La drammatica conseguenza è che ogni anno muoiono 297.000 bambini sotto i 5 anni a causa di malattie diarroiche derivanti da cattive condizioni igieniche o scarsa qualità dell’acqua.
Il diritto umano all’acqua potabile sicura è stato sancito nel 2010 dall’Assemblea delle Nazioni Unite e dal Consiglio dei diritti umani quale parte del diritto internazionale ma dopo oltre dieci anni poco è stato fatto per renderlo un fattore di uguaglianza tra i popoli.