di Daniele Poto – C’era un giocatore di calcio che aveva visto il buio in fondo al tunnel. Francesco Acerbi, 35 anni, dieci anni fa era una testa pelata, causa un tumore al testicolo sinistro. Ma con la stessa voglia di non arrendersi in campo ha combattuto una più dura battaglia tra ospedali e ricoveri.
E alla fine l’ha vinta. Oggi Acerbi, 35 anni, un passato ancora rinverdibile in nazionale, è una colonna della difesa dell’Inter e
ha fatto l’abitudine a non arrendersi mai. Qualunque cosa accada.
E’ uno di quei soggetti che ha rimosso l’aggettivo “incurabile” accanto al male del secolo. E che ora manda il proprio messaggio di solidarietà e di speranza a un collega del basket, il marchigiano Achille Polonara, 32 anni, anche lui azzurro, alle prese in questi giorni con lo stesso non insormontabile problema, prossimo operato probabilmente all’Istituto Sant’Orsola di Bologna.
E chissà che nel suo caso questo handicap non spieghi il record negativo collezionato ai recenti mondiali con la maglietta dell’Italia: un disastroso quanto irripetibile 0 su 24 al tiro da tre mentre il soggetto in carriera ci aveva abituato a percentuali di successo vicine al 40%.
Dunque a volte anche l’esasperato e manipolabile sport professionistico offre begli esempi di come risorgere dalle ceneri.
Con un rilancio di carriera addirittura dato che Acerbi ha migliorato il proprio curriculum passando dalla Lazio a un’Inter in odore di scudetto visti i recenti alti e bassi del Napoli.

Difensore tignoso, marcatore inesorabile, con un carattere che riflette il suo indomabile agonismo, Acerbi ha dovuto peraltro cambiare squadra per necessità perché era diventato un indesiderabile agli occhi della “strana” tifoseria della Lazio.
Oggi Acerbi ha una capigliatura folta, persino irregolare, e, agli occhi dei tifosi dell’Inter, ha il merito irreversibile di aver stoppato le velleità, in una notte storica e indimenticabile a Istanbul, di quello che è considerato il più forte attaccante europeo: Erling Haaland del Manchester City.
La svolta della sua vita nel 2013 con la prima manifestazione del male quando giocava nel Sassuolo. Solo l’anno prima aveva perso una di quelle occasioni che sono solite passare solo una volta nella vita. A 24 anni l’aveva ingaggiato il Milan per fargli ricoprire il ruolo che fu di Nesta. La perdita del padre lo precipitò in un gorgo di ansia personale e di contro-prestazioni. Cessione al Chievo, ritorno al Sassuolo e poi manifestarsi del male. Operazione, convalescenza, interrogativi.
Quello classico: “Tornerò quello di prima?”. Si, Francesco, anzi ancora meglio. Il meglio doveva ancora venire. Superando un altro ostacolo.
Come recidiva del tumore si manifestò infatti una positività al doping per gonadotropina corionica. Scagionato, c’erano le conseguenze della chemioterapia di mezzo.
Ritorna in campo un fiero guerriero ancora più motivato e deciso a riprendersi il tempo perduto.
La scalata avviene nella Lazio dove nessuno discute le sue qualità. Ma incappa in frequenti incomprensioni con il tecnico Sarri e finisce nel mirino del tifosi della Lazio.
L’incomprensione ambientale è un vantaggio di carriera perché Simone Inzaghi brama per averlo all’Inter.
E così Acerbi torna nei quartieri alti del calcio.
Mai domo. Abituato a fare un passo indietro tra vita e campo per farne due avanti il giorno dopo.
Ora il suo bilancio è di 451 partite giocate in 10 società con 27 gol segnati e 31 presenze in nazionale, un ciclo inaugurato con la prima convocazione del 2012. E a 35 anni per l’immarcescibile il futuro è ancora tutto da scrivere.
Nel suo caso dire resiliente è dir poco.