di Massimo Lavena – Un’alleanza di oltre 50 organizzazioni ha invitato il governo federale tedesco, retto dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, a ritirarsi dai piani di riforma del “Sistema europeo comune di asilo (CEAS)“.
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L’appello, intitolato “Nessun compromesso a scapito della protezione dei rifugiati” è stato pubblicato in maniera congiunta il 17 maggio: “Sotto la pressione dei governi populisti di destra da Roma a Budapest, in Europa si sta attualmente lavorando per abolire in gran parte la protezione dei rifugiati. Il governo federale non deve essere coinvolto in questo”, afferma la dichiarazione dell’alleanza.

Nell’alleanza sono presenti ong, organizzazioni confessionali e laiche locali e internazionali, tra le quali l’Associazione tedesca Caritas e la corrispondente protestante Diakonie, Misereor, Brot für die Welt (Pane per il Mondo), ProAsyl, Amnesty International, AWO – Associazione per il benessere dei lavoratori, Der Paritätische, Jesuit Refugee Service, MSF-Médecins Sans Frontières, il Commissariato dei vescovi tedeschi con l’Ufficio Cattolico di Berlino, le Chiese evangeliche dei vari Lander, Zu Flucht, Terre des Hommes, Pax Christi, SOS Mediterranee, SeaWatch.org, Equal Rights Beyond Borders.
Si tratta “più che del diritto di asilo, delle fondamenta dell’Unione europea“, ha sottolineato l’alleanza, in vista della riunione dei ministri dell’Interno dell’Ue l’8 e 9 giugno prossimi.
L’accesso al diritto di asilo, il diritto a un processo legale equo e la revisione delle azioni ufficiali da parte dei tribunali non sono “nessuna merce di scambio politica“, ha sottolineato la portavoce della politica legale di Pro Asyl, Wiebke Judith.
L’alleanza fa appello al ministro dell’Interno federale, Nancy Faeser (SPD) affinché
“sia all’altezza della sua responsabilità umanitaria e non scenda a compromessi a scapito della protezione dei rifugiati”.

“Durante le discussioni sulla riforma del diritto Ue in materia di asilo, si sta negoziando ciò che in realtà dovrebbe essere fuori discussione: la promessa che le persone in fuga debbano trovare protezione lì, non appena mettono piede nell’Ue. Vediamo con crescente preoccupazione che molti sono disposti a indebolire questo principio fondamentale”, ha affermato Steffen Feldmann, membro del consiglio dell’Associazione tedesca Caritas per gli affari internazionali.
La Caritas e gli altri firmatari chiedono al governo federale di non scendere a compromessi a scapito della protezione dei rifugiati nei negoziati. In realtà la posizione negoziale tedesca pubblicata a fine aprile segnala una preoccupante disponibilità ad assecondare la progressiva svalutazione dei diritti fondamentali e umani: “Le attuali proposte di riforma non solo scuotono le fondamenta dello stato di diritto, ma aggraveranno anche i problemi esistenti nel sistema europeo di asilo”, afferma l’appello.

I 50 firmatari dell’appello rimarcano che il disfunzionale sistema di asilo dell’UE basato sul principio di Dublino, in cui gli Stati alle frontiere esterne dell’UE sono i principali responsabili dello svolgimento delle procedure di asilo e sono quindi sovraccaricati, non deve essere rilanciato ma piuttosto abbandonato.
Questo sistema sta già portando migliaia di persone a essere detenute in condizioni degradanti in campi senza prospettive, come nelle isole greche.
“Il principio guida per le decisioni politiche deve essere sempre il trattamento umano di coloro che cercano protezione”, sottolinea Feldmann, perché “un sistema comune di asilo può funzionare solo se pone fine alle desolate condizioni alle frontiere esterne dell’UE“.

Durante la riunione dell’8-9 giugno, i ministri dell’interno dell’UE si incontreranno nel Consiglio dell’Unione Europea per concordare le nuove norme in materia di asilo.
L’alleanza teme “gravi conseguenze”. Tra l’altro, saranno in discussione nuove procedure di frontiera obbligatorie. “Per il prossimo futuro non si esamineranno i motivi della fuga di chi cerca protezione, ma solo in quale Paese terzo extraeuropeo potranno essere inviate le persone in fuga”.
Coloro che cercano protezione potrebbero quindi essere deportati in un paese non europeo dove rischiano di non essere al sicuro.

Il governo tedesco ha segnalato che sta percorrendo questa strada, ha criticato l’alleanza. Dovrebbe invece contrastare “la tendenza alla svalutazione dei diritti umani e fondamentali europei e all’erosione dei principi costituzionali”, ha ribadito Steffen Feldmann: “Abbiamo bisogno di un meccanismo che mostri davvero solidarietà, che rifletta il fatto che l’UE ha una responsabilità comune in questo caso. Tale regolamento deve rendere giustizia sia ai diversi punti di vista degli Stati membri dell’UE sia ai bisogni e agli interessi di coloro che cercano protezione” .
UNA PROPOSTA CONCRETA
La Caritas, il Commissariato dei vescovi tedeschi e Ufficio cattolico, e il Jesuit Refugee Service Germania hanno elaborato una proposta concreta in tal senso. Ciò prevede che ogni Stato membro informi annualmente la Commissione Ue di quante persone in cerca di protezione è disposto e in grado di accogliere.
Allo stesso tempo, garantisce ai richiedenti asilo un ruolo attivo estendendo i criteri per dare più peso rispetto a prima ai legami personali con uno Stato membro dell’UE – al di là della presenza di parenti in un determinato paese – nella procedura di asilo.
Al fine di sostenere gli Stati membri con elevate capacità di assorbimento e incentivare gli Stati membri che dichiarano basse capacità di assorbimento, dovrebbe essere istituito nel bilancio dell’UE un fondo al quale tutti gli Stati membri contribuirebbero in relazione al loro prodotto interno lordo e dal quale gli Stati membri riceverebbero pagamenti basati sulla loro capacità di assorbimento dichiarata, per compensare i loro costi e finanziare misure che rafforzino la coesione sociale.