di Massimo Lavena – Nel silenzio della casa bollente per il sole di luglio, si inseguono i ricordi di tempi ormai lontani, ma che, in compagnia di Raffaella Carrà si dipanano con dolcezza.
Molti sono legati a lei, mater et magistra della rampante televisione italiana che raccontava la crescita sociale, economica e culturale dell’Italia: Raffaella Carrà che ha recitato, ballato, cantato, sedotto, elargito fagioli e denari, è stata soprattutto una grande donna italiana.
Una di quelle che sarà giusto ricordare, al pari di Margherita Hack, Liliana Segre, Sofia Loren, Giulietta Masina, Mabel Bocchi, Grazia Deledda, Maria Montessori, Nilde Iotti, Paola Pigni, Francesca Morvillo, Irene Camber, Lina Wertmüller, Renata Tebaldi, Ave Ninchi, Maria Lai, Samantha Cristoforetti, Sara Simeoni, e mille e mille più donne che hanno illuminato ed illuminano ogni giorno di questo nostro sconclusionato Paese.
Da Youtube, montaggio di Pierangelo Papa
Raffaella Maria Roberta Pelloni in arte Raffaella Carrà: e che arte!
Ha colorato con la sua presenza quasi un ventennio di televisione in bianco e nero;
ha interpretato personaggi cinematografici popolari ma ha recitato anche al fianco di star come Frank Sinatra; ha sfornato hit musicali rendendo delle canzoncine dei tormentoni che non hanno tempo.
Ha reso i bimbi felici, ritagliando per loro il personaggio di Maga Maghella all’interno di Canzonissima ed ha fatto scoprire a donne e uomini di tutte le età la potenza erotica dell’ombelico, esposto, dimenato, carezzato a più non posso tra balletti e omaggi diteggianti da parte di Alberto Sordi, che rese il Tuca Tuca un gioco irriverente dopo che il pensiero benpensante l’aveva bollato come oscenità.
Quel pancino scoperto legato alla freschezza del sorriso ed agli occhi pulsanti allegria e sensualità hanno reso Raffaella Carrà un totem immaginifico di vitalità e speranza.
Quella speranza che l’ha accompagnata tra amori e successi dall’Italia alla Spagna all’Argentina, fino negli States e a Mosca
divenendo quasi un marchio lei stessa di leggerezza e felicità (Tà Tà) come recita la sua canzone.
Donna che molto ha amato e tantissimo è stata amata, i suoi uomini e il suo pubblico non l’hanno mai lasciata. Si narra di una sua folgorazione per il dio nuragico Gigi Riva, al quale dedicò una scatenata canzone, e del grande attore Georges Descrières che sul set dell’episodio ambientato in Italia della serie “Arsenio Lupin” – “La donna dei due sorrisi”- fu travolto dalla passione per lei.
Ha sempre anticipato di molti passi scelte e convenzioni dello spettacolo e sociali. Forse per questo ha avuto un successo planetario: quando cantava “Come è bello far l’amore da Trieste in giù” era soprattutto una donna libera e liberante, quella che si beccò le critiche perché il suo era un messaggio aperto e senza confini.
Narran le cronache che molte associazioni internazionali dei movimenti omosessuali grazie a quella canzone ne fecero la loro eroina: cosa che Raffaella apprezzava moltissimo senza chiedersi un perché.
Oggi la ricordiamo così, con qualche lacrima, ma di certo la sua vita germoglierà ancora grazie al ricordo del suo splendido e candido sorriso.
Ciao Raffaella.