di Massimo Lavena – Ben ritrovati a Tokyo 2020 per la XVI edizione dei Giochi Paralimpici.
Son passate tre settimane dalla fine dei Giochi Olimpici della XXXII Olimpiade: la capitale giapponese ha riaperto il suo magnifico stadio nazionale olimpico per accogliere i 4.403 atleti di 163 nazioni che si contenderanno le medaglie di 593 eventi, in 23 discipline di 22 sport (il ciclismo ha sia strada che pista).
La cerimonia di apertura è stata un grande volo: perché prendendo spunto dal simbolo paralimpico dei tre Agitos ( dal latino Agito – mi muovo) blu, rosso e verde (che sono i colori più diffusi nelle bandiere del mondo) , che rappresentano il movimento, come uno sbuffo, un’ala che si gonfia nel vento, attraverso il motto paralimpico “Spirit in motion” la cerimonia si intitolava “WE HAVE WINGS – NOI ABBIAMO LE ALI“.
Un grande volo di rinascita, di gioia e fraternità inizia oggi a Tokyo: laddove il detto olimpico che “l’importante non è vincere ma partecipare” trova la sua sublimazione nel fatto che tutti gli atleti presenti a Tokyo per le Paralimpiadi hanno già vinto.
Non è retorica, ma certezza visiva, di vita, di record straordinari e di imprese che vanno oltre la normalità della vita quotidiana.
Gli atleti paralimpici sono una forza della natura, rappresentano la forza vivificante del bene, sono il meglio dell’umanità perché con la loro testimonianza hanno dimostrato di possedere le ali per volare oltre l’immaginabile.
Andrew Parsons, presidente del Comitato Internazionale Paralimpico, nel suo discorso agli atleti prima dell’ufficiale apertura dei giochi fatta dall’imperatore Naruhito ha detto: “Non posso credere che finalmente siamo qui. Molti dubitavano che questo giorno sarebbe accaduto. Molti pensavano che fosse impossibile. Ma grazie agli sforzi di molti, l’evento sportivo della Terra più capace di trasformare sta per iniziare“.
Gli atleti paralimpici sono quelle ali che scelgono per essere i più grandi, quale sia il piano che la vita vissuta ha avuto per loro. E come ha detto Parsons è in loro il grande potere dello sport, quello di trasformare l’umanità..

Lasciamoci stupire da oggi sino al prossimo 5 settembre, perché ciò che avverrà a Tokyo esula dalla semplice gara: “Il movimento paralimpico è un seme che germoglia all’interno della società e la migliora“, dice sempre Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico Italiano.
E se oggi a Tokyo saranno ben 115 gli atleti italiani è perché sempre più i trionfi sportivi ai Giochi Paralimpici, ai mondiali di categoria, alle gare internazionali dei nostri atleti che sono persone con disabilità le più varie, fanno da apripista per ragazze e ragazzi e adulti che decidono di non arrendersi, di non fermarsi davanti a una malattia, a un incidente.
Mancheranno gli atleti afghani, a cui i talebani hanno impedito di partecipare: la bandiera dell’Afghanistan ha comunque sfilato, per decisione del Comitato Internazionale Paralimpico, durante la cerimonia di apertura, portata da un volontario .
Saranno 63 atlete al seguito della portabandiera Bebe Vio, campionessa paralimpica nella scherma, 52 atleti al seguito di Federico Morlacchi, portabandiera campione nel nuoto, di questi 115 campioni ben 69 sono esordienti.
Un dato che deve far ragionare sulla ottima capacità di programmazione che il Comitato italiano paralimpico ha messo in piedi, attraverso le scuole, e una sempre più continua coabitazione nelle società tra normodotati e persone con disabilità.
Chissà se la grande e gioiosa Assunta Legnante, bi-campionessa paralimpica nel getto del peso, ipovedente e una delle poche atlete ad aver gareggiato (prima di perdere la vista per glaucoma) anche alle Olimpiadi, saprà regalarci un terzo storico oro.
O se Bebe Vio ci farà ancora sognare nel fioretto; potremo correre ancora per l’oro con Martina Caironi nei 100 metri piani e scivolare come delfini instancabili con Federico Morlacchi tra le corsie del nuoto. Ci esalteremo e canteremo l’inno di Mameli, e scopriremo campioni di terre lontane che ci riempiranno il cuore con i loro traguardi e con le loro storie: che li rendono campioni ora, ovunque e comunque: Spirit in Motion!
E siccome i Giochi Paralimpici sono produttori gratuiti di festa, gioia e tantissima simpatia, cosa di meglio di un inno all’allegria che ci accompagni in questi dodici giorni di travolgente felicità?