Quando ha comprato quei biglietti per il Brasile, Giuliano Andreucci non poteva immaginare che la sua vita sarebbe cambiata radicalmente. “Il progetto ZYP nasce nel 2006 dopo un viaggio in Brasile in cui ho avvertito forte la sensazione di dover fare qualcosa per il prossimo: ho scelto di farlo attraverso la mia qualità principale, ovvero l’imprenditorialità”.
“Dopo aver letto il libro ‘Il banchiere dei poveri’ del premio Nobel per la pace Yunus ho avuto l’illuminazione: il franchising solidale. Avviare una rete in franchising era stato da sempre un sogno per me, ma la sola motivazione economica non mi bastava. Quindi, una volta appreso che esisteva questa nuova concezione del social business ho aggiunto al sogno imprenditoriale una mission solidale e siamo partiti”.
Un libro e un viaggio dunque, alla base di un progetto che oggi conta più di 60 negozi tra Roma e provincia ma Giuliano è tutt’altro che un sognatore; un uomo coi piedi ben piantati per terra che ha saputo dare un senso più umano alla sua capacità imprenditoriale, certo che la rivoluzione può partire dalla fiducia nell’imprenditoria femminile, una scelta controcorrente, come tutte le altre. Già proprietario di 3 lavanderie-sartorie, insieme alla moglie Arianna e ai loro due soci Lara e Mauro, ha trovato una formula innovativa per aprire dei negozi vincenti in quanto a know-how, layout e format, dando impiego e possibilità imprenditoriali a tante donne, spesso straniere, di oltre 20 Paesi, aiutandole a mettersi in proprio. Voleva che l’aspetto solidale non fosse un lato negativo né depotenziasse i negozi dal punto di vista commerciale e così è stato. Quando entri in un negozio Zyp oggi, dalle inconfondibili pareti rosa fucsia, capisci di essere entrato in qualcosa di più di una sartoria e che il servizio si basa su qualcosa di diverso della mera esecuzione. C’è innovazione, voglia di fare e di crescere, in un ambiente giovane, positivo e dinamico.
Ma cos’è il progetto ZYP?
“E’ un franchising di negozi che lavorano autonomamente, versando una royalties di 92 euro mensili direttamente alla Onlus ZYP, che per questo motivo si autoalimenta senza attingere da donazioni esterne” ci spiega Giuliano. Questo consente alla rete di progredire e finanziare progetti di empowerment femminile non solo in Italia ma anche all’estero come Nepal, Ghana, Brasile, Etiopia, Egitto.
“Il progetto che ci rende più orgogliosi – sottolinea – è in Rwanda a Kigali dove 13 donne hanno avviato la loro sartoria ZYP ormai da 3 anni. La loro attività cresce e prospera sempre di più!” Il progetto di Kigali è davvero incredibile; coordinato da una signora italiana radicata in Rwanda, la loro attività è cresciuta ed oggi gestiscono una commessa governativa di divise militari.
Alla base dei progetti finanziati all’estero c’è la collaborazione con Onlus locali o che dirigono le loro attività in quei Paesi, il che rende massima la coesione perché si agisce direttamente sul territorio.
Dunque si può cercare di cambiare le cose ed è vero che credere nelle proprie capacità e nel bene comune può migliorare la realtà.