È nel quartiere dell’Alfama, anima di Lisbona, che in un originale miscuglio umano, architettonico e sociale convivono anziani, piccole botteghe alimentari, venditori indiani di souvenir, circoli, ristoranti, cooperative di lavoro e, ovviamente, turisti. Negli ultimi anni, infatti, il Portogallo ha conosciuto e talvolta subito un turismo sempre più di massa, non senza qualche innamorato illustre come medaglia da appendersi al petto: Eric Cantona, Madonna, Monica Bellucci e Michael Fassbender che ha addirittura comprato un palazzo all’Alfama.
Visitare l’Alfama è come fare un viaggio sul binario del tempo. Le sfasature temporali sostanziano il carattere dello spazio (o viceversa, in accordo alle teorie del buon Einstein). Le caffetterie letargiche e i negozi gestiti dagli alfacinhas (così si chiamano i residenti di Alfama) aprono intorno alle 10 del mattino e hanno quasi tutti un altarino dedicato ad Amalia Rodrigues, la popolare cantante che confuse il fado col fato e ne sublimò i suoni in una tristezza cosmica.
Accanto alla Rodrigues, l’altro nume tutelare di Alfama è il calciatore Eusebio. Se non fosse per i negozietti di indiani pieni di maglie fasulle del Real Madrid, l’Alfama sarebbe un quartiere “deCristianoRonaldizzato”. Nella Qasba da cui prese vita Lisbona l’eroe è ancora la pantera nera Eusebio, che venne dal Mozambico per fare grande il Benfica e la nazionale portoghese negli anni ’60, senza bisogno di spettacolari modelle e improbabili tagli di capelli a contorno.
Ma se Eusebio riposa senza eredi, lo spirito di Amalia è comunque ben vivo nelle decine di locali e ristoranti che propongono cene a base di fado per amalgamare i saliscendi del quartiere con quelli della saudade. Le viuzze, che qui si chiamano becos, sono affollati da attempati signori coi capelli di fumo, armati di chitarra, che propongono, già sciogliendosi in lacrime aperitive, il loro spettacolo di fado a cena. Ma nel quartiere non mancano orgogliose enclavi di resistenza in cui si suona il jazz.

Alfama è anche affettuosa confidenza con i luoghi, come dimostra l’abbreviazione Sé con cui viene chiamata la Cattedrale (Sé Patriarcal, ovvero sede vescovile), costruita in stile romanico sopra una moschea e poi continuamente modificata con inserti gotici e decorazioni barocche nei secoli. La Cattedrale, dove fu battezzato Sant’Antonio di Padova (che qui chiamano di Lisbona) è l’edificio più famoso di Alfama con il Castello di Sao Jorge che non conobbe mai re o principesse perché pensato esclusivamente come avamposto militare.
Nelle giornate di bel tempo, in una torre del castello, si può accedere a una camera oscura che mostra, tramite un complicato schema di corde, specchi e leve, una visione a 360 gradi della città. E grande attaccamento c’è anche per quel luogo particolare che è il tram N.28 che si inerpica con scintille per l’Alfama carico di gloria, turisti e abili borseggiatori.
Per gli amanti della letteratura, immancabile una visita a Rua de Saudade, dove al numero 22 viveva il Pereira di Antonio Tabucchi. Il civico, in realtà, non esiste, ma in cima alla via si servono delle buonissime “pasteis de nata” tipici dolcetti portoghesi a vocazione compulsiva. Composti di sfoglia, uova e crema e spolverati di cannella, rappresentano una ottima alternativa ai cornetti nostrani per la colazione e a qualsiasi altra cosa nelle altre ore della giornata. Si potrebbe pensare che sia stata l’idea di dover abbandonare tanta dolcezza ad aver dato il nome alla via.
Sempre da Rua de Saudade si accede, infine, al Miradouro di Santa Luzia, un belvedere colorato di azzurro dalle ceramiche degli azulejos. Qui l’Alfama e la parte bassa di Lisbona si offrono come in ginocchio al visitatore.
Sembra di vederli gli abitanti che cucinano all’aperto per condividere il pasto coi vicini; sembra di sentirle le chiacchiere portate via dallo sferragliare del tram; sembra di toccarle le corde di ogni chitarra che ripete il triste e un po’ posticcio rituale del fado. Sembra di annusarli e gustarli i pesci alla griglia cucinati nei ristorantini e sugli usci delle case.
E così, mentre si trova chinata ai nostri piedi, col conforto dei nostri cinque sensi, è giunto il tempo di porre sulla testa dell’Alfama la corona regale della nostra ammirazione.
photocredits: Vincenzo La Monica