di Margherita Vetrano – Ha scelto di ricominciare a fare volontariato per promuovere l’adozione di cani anziani o malati, da quando suo figlio Andrea è “andato nell’oltre” a 20 anni. Così ha reagito al dolore Monica De Feo. 54 anni, vive a Mantova, dove si occupa di cani, in particolare di Golden Retriever.

“Ho scelto di fare volontariato individuale perché non amo avere il fiato sul collo, mi piace assumermi in primis le responsabilità” racconta Monica a B-hop magazine, in una lunga intervista in cui racconta di sé e del suo impegno nel sociale. “Le associazioni non fanno per me, troppe teste da mettere insieme, ed io sono uno spirito libero”.
La sua pagina Facebook è pubblica e tutto è sotto gli occhi di tutti. Per ogni cane che cerca casa racconta la storia, il percorso e pubblica le foto dell’arrivo nella nuova famiglia. I suoi adottanti sono i migliori testimonial, la sua pubblicità, il passaparola: “Il volontariato è un mondo particolare, ti ci trovi dentro ed ogni volta che vorresti smettere, non ce la fai!”
Ha iniziato undici anni fa, condividendo gli annunci, coinvolta dal suo grande amore per gli animali e da un profondo rispetto.
Quando suo figlio la lascia, nel 2019, si ferma ma poi la sua passione cinofila l’ha spinta a ricominciare. Si occupa di adozione di cani anziani, malati e di quelli che hanno poche chance di abbandonare il canile; regala loro un’opportunità anche in extremis.
Non è il suo lavoro prevalente ma lo fa con grande passione ed altrettanta gratificazione. Lei stessa ne ha adottati in pessime condizioni, ospitandoli per poco tempo ma donando loro un dolce addio.
“Bisogna trasformare il dolore in amore”
E’ la frase che colpisce nel racconto di Monica che inanella frasi limpide ed incisive.
Il suo dolore è grande, indescrivibile. E’ il dolore di una madre che perde il figlio ventenne.

Il dolore per una morte annunciata ed ineluttabile: “Mi ha sempre detto che questo non era il suo mondo e che sarebbe dovuto vivere 2000 anni fa o tra 2000 anni. Non gli piaceva quello che vedeva […] voleva essere libero da ogni schema e diceva che non si sarebbe piegato alle brutture del mondo. Voleva volare libero” ricorda Monica.
Andrea era un ragazzo dal sorriso contagioso, occhi puri ed amato da chiunque lo incontrasse ma “il suo male dell’anima non lo mollava mai”.
Voleva un mondo di pace, di cose semplici ed
il 26 giugno 2019 sceglie di trovare quel mondo che tanto cercava.
Il mondo di Monica crolla in quel momento.
Le conversazioni chilometriche, i ragionamenti e la paura di sbagliare di una madre che “sa che qualsiasi cosa possa dire, non è mai quella giusta” riecheggiano nella mente.
“Non ho mai pensato che potesse lasciarmi”, confessa Monica, “eravamo una cosa sola e se me lo avesse chiesto, me ne sarei andata con lui. Muori dentro. Sei viva perché respiri ma sei divisa tra cielo e terra. Ci chiamano genitori amputati.
Hai due possibilità: sprofondi oppure ti aggrappi ed io, dopo che ho tentato di seguirlo, ho scelto di imparare a camminare senza di lui“.
La storia di Monica, da quel 26 giugno si costella di perdite e lutti ma lei rinasce come la fenice.
La cercano in molti: madri, figli, chiunque.
Tutti vogliono parlare con lei, leggere i suoi messaggi sui social, ricchi di speranza e di amore.
Monica è un esempio di forza e di coraggio. E’ forte e determinata ma anche solare e positiva. La sua fede la sostiene ed il suo percorso prosegue senza dubbi.
“Oggi, senza Andrea, vedo la mia vita come un lungo viale dove vado, inciampo, mi rialzo e cammino. Oggi è lui che mi tiene per mano come facevo quando era piccolo. […]

Le persone sono convinte che con la morte finisca tutto, invece è una rinascita. I nostri cari sono vivi e non lontani. Bisogna aprire il cuore e guardare tutto ciò che l’Universo ci fa cogliere.
Nonostante il dolore si può sopravvivere e anche se abbiamo il cuore in pezzi, ce la possiamo fare.
Non ho paura di nulla, niente mi spaventa perché la paura più grande era perdere mio figlio ed è accaduto. Sarà quello che Dio vorrà, io sono qui!”
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