di Margherita Vetrano – Fra le tante storie di quotidiana resilienza, vogliamo raccontare quella dell’infermiera Sabrina, operativa nell’Ospedale Sandro Pertini di Roma, convertito negli ultimi mesi in polo Covid, madre di 4 figli.
Al lavoro la situazione è seria: alto numero di contagiati in ricovero, stanze blindate e turni massacranti.
Lei è una persona come tante, schietta e di cuore.
A parlarci emana subito vibrazioni positive: l’espressione semiseria, le parole a fiumi inframezzate da qualche battuta, per sdrammatizzare.
La sua presenza è gradevole e alleggerisce il clima pesante che gravita intorno al discorso ospedali.

“Non me la sono sentita di rimanere a casa, questo è il mio lavoro e voglio aiutare le persone!” sono le parole che ci si aspetterebbe da qualsiasi medico o paramedico al suo pari se non fosse che…Sabrina è madre di quattro figli, due dei quali sotto i 5 anni.
Abita da sola e l’unico aiuto sul quale può contare è quello delle due figlie maggiori: Gaia e Sara di 17 e 12 anni. “
“Ci organizziamo come possiamo, devo ringraziare Santa Gaia che mi aiuta coi piccoli”, dice a B-hop magazine.
Come accade in molte famiglie in questo momento, le ragazze hanno raccolto il testimone e, in sua assenza, si barcamenano come possono.
C’è una solidarietà femminile che trascende il momento.
Piccole donne a supporto di una mamma infaticabile.
Una mamma che con il suo esempio dimostra che ogni cosa è possibile, anche affrontare una pandemia armata solo di una mascherina ed un sorriso.
“I bambini mi mancano e li penso continuamente ma c’è bisogno di aiuto. Troppo! Speriamo che le persone continuino ad aiutarci da casa, rimanendo in isolamento. Possiamo farcela!”
“Il momento è drammatico, il rischio di contagio è alto. Ma basta poco per andare avanti. Oggi in reparto ci hanno recapitato dei gelati al gusto fragola e banana con panna: è stato il gelato più buono della mia vita e nonostante la giornataccia, abbiamo chiuso il turno volando!”, racconta in videochiamata, con un sorriso smagliante che attraversa l’etere.
Storie vere raccontate da una persona vera. Una persona come tante; come tutte quelle che ogni giorno si impegnano per superare il momento.
La sua missione è più forte della paura, “che c’è, nonostante tutto ma sono certa che andrà tutto bene”.
“Un esempio io?” Si schermisce con quell’accento inequivocabilmente romano: “No di certo. Ho paura di fare tutto male ma cerco di impegnarmi. Mi basta sentire che le persone credono in me per andare avanti. E’ tutto quello di cui ho bisogno”.

Un volano positivo dunque che alimenta coraggio con la fiducia e il riconoscimento delle capacità di persone come lei, che restano in prima linea a dispetto delle proprie esigenze familiari.
Durante i giorni di riposo si dedica ai bambini e quando riprende il turno lo fa con la stessa dedizione e naturalezza che impegnava prima del virus, senza farsi troppe domande, preoccupandosi di tornare tutti i giorni a casa dai suoi bambini.
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