(di Giulia Segna) – Flavia è una giovane imprenditrice di 29 anni, romana. Ha un laboratorio di gioielleria. “Devo ancora abituarmi ad essere definita imprenditrice”, esordisce, “certe volte mi sembra di sognare. Finalmente faccio quello che ho sempre voluto”.

La storia di Flavia, minuta e delicata, è una bella testimonianza di determinazione e di coraggio.
“Fino a qualche anno fa – racconta a B-hop – mi sentivo appiattita, ingrigita dalla quotidianità della mia vita, fatta prevalentemente di leggi, regolamenti, scartoffie. Ho studiato giurisprudenza, facoltà alla quale mi ero iscritta più per assecondare i miei genitori che per vera passione”. In effetti, lo aveva capito fin dal primo giorno che si trovava sul percorso sbagliato.
Ritrovarsi in un posto che non ti permette di esprimere chi sei davvero. Una sensazione frustrante che conosceva bene, Flavia. L’aveva già vissuta a lungo, ai tempi delle scuole superiori, quando, sempre per non deludere le aspettative dei genitori, si era segnata al liceo classico.
“Fosse dipeso solo da me, avrei scelto un indirizzo artistico. La passione per il fai-da-te l’avevo anche da piccola, sempre circondata da nastri, colla, pannelli di legno, stoffe, tele, matite, colori”.
Capire i propri interessi può non essere semplice, eppure Flavia ce li aveva chiari, ma la poca fiducia in sé stessa – spiega – l’ha portata spesso ad adattarsi a scelte dettate dalla logica e dalla razionalità e non dall’istinto e dalla passione. Per finire in una noiosa ma rassicurante convenzionalità.
“In Italia è ancora molto radicato il retaggio culturale che guarda al mestiere dell’artista come un lavoro minore, che non permette di vivere una vita agiata. E io, figlia dei miei tempi, l’ho interiorizzato mio malgrado”.

“Qualcosa nella testa è scattato il giorno della laurea, circondata da colleghi in festa, poco dopo essere proclamata dottoressa in giurisprudenza”.
“Davanti ai miei occhi, l’immagine di me insoddisfatta, annoiata, estenuata, con la testa piegata su enormi tomi polverosi. Desideravo davvero dedicare il mio futuro al diritto? La risposta era no”.
Così, con prepotenza, la vecchia passione per l’artigianato ha ripreso il sopravvento proprio quando la sua vita sembrava aver preso tutt’altra direzione.
“È stato un bene rendermene conto in quel momento, proprio quando mia sorella, incinta, era alla ricerca di una collaboratrice per le attività di LaLupa, il marchio del suo piccolo laboratorio di gioielleria.
Un hobby nato qualche tempo prima cui si dedicava nei momenti liberi dal lavoro. “Contenta di poter girare le spalle a praticantato ed esame di Stato, ho colto immediatamente l’occasione”, precisa.
“Finalmente io, di nuovo. Ero tornata a riconoscermi, allegra, piena di vita, positiva, carica di energia”.
Lavorare i gioielli mi diverte e provo un’enorme soddisfazione nel vedere assemblate minuscole parti prima distaccate, che danno forma a qualcosa di nuovo, unica nel suo genere. Trascorro ore in laboratorio, chinata su pietruzze e laccetti, ma è un tempo talmente bello che dimentico la stanchezza”.
Pietre dure e non raffinate, lacci in materiali naturali, medagliette bagnate in oro o in argento sono gli elementi che caratterizzano la linea delle collane, dei bracciali, degli orecchini e degli anelli targati LaLupa, per uno stile vintage e raffinato.
“Gestire un’attività non è sempre facile. Richiede buone doti organizzative, tanta autodisciplina e forza di volontà: se non ti impegni, non guadagni”.

Le richieste della clientela, le scadenze da rispettare, l’acquisto dei materiali, la pubblicità, gli aggiornamenti continui, il perfezionamento delle tecniche. Queste le sfide quotidiane cui Flavia fa fronte.
“Sento che devo recuperare quel tempo che non ho potuto dedicare all’artigianato come avrei voluto – dice -. Per questo ho deciso di iscrivermi a due corsi professionalizzanti, uno di cucito e uno di pelletteria. Ormai ho preso il via in questa direzione, che sento essere quella giusta per me”.
I genitori sebbene inizialmente dubbiosi, si sono presto resi conto della felicità ritrovata di Flavia.
Oggi sono i suoi primi fan e la incoraggiano a coltivare sempre più questa sua velleità artistica. “Hanno capito che avevo rinunciato ad una parte di me per fare spazio a interessi non miei”.
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