Mmmmmh…un buon spiedino di cavallette alla brace, grilli glassati in agrodolce, tartine di camole della farina con olive, hot dog di vermi dell’albero del pane e per concludere favo stillante di pupe! Gnam, gnam! Quanto manca perché anche da noi, nei menù dei ristoranti, si possano trovare queste offerte alimentari? Nutrirsi con gli insetti – per i non vegetariani o vegani ovviamente – è un tabù da superare.
Allora, eccoci a disquisire dell’argomento con Franco Casini, entomologo, disinfestatore, allevatore di insetti, gourmet, fondatore e amministratore di due seguitissimi forum – Entoforum e Pestforum – con il quale parlaremo di entomofogia, l’alimentazione con gli insetti!

Entomofagia, questa sconosciuta?
“In realtà il consumo di insetti è una cosa che varia moltissimo da una parte all’altra del mondo e da una cultura all’altra. Nessuno si nutre esclusivamente di insetti ma gli insetti entrano normalmente a far parte della dieta di buona parte dell’Africa e dell’Asia, quindi una grande fetta della popolazione mondiale. Comunque l’alimentazione base dell’uomo comprende anche gli insetti fin dall’antichità: trovare le larve, trovare gli insetti è un attività di tutte le popolazioni primitive esistenti che se ne nutrono ancora, dalle formiche che hanno dei serbatoi di zuccheri, alle larve dei coleotteri che vivono nel legno. Quello che da noi è un disastro per la palme, il punteruolo rosso, in altre latitudini viene mangiato: le larve sono belle cicciotte e pare che siano una leccornìa per chi ama gli insetti”.

Ma l’entomofogia, come si sta muovendo, in quali termini?
“Gli insetti sono una fonte di proteine più facile da ottenere, meno impattante, che ti consente di trasformare delle cose che sono considerate scarto in proteine nobili, rapidamente, a basso costo, con scarsi investimenti in termini di strutture: gli insetti sono facili da allevare, si riproducono molto rapidamente, sono molto prolifici, hanno una delle composizioni alimentari migliori possibili, con molte proteine, pochi grassi, pochi zuccheri e quindi è un problema squisitamente culturale. Ovvero, di fronte ad un gamberetto che mangia in pratica ‘cacca’, nel senso che i gamberi sono degli spazzini che raccolgono tutto quello che trovano di organico, ed una cavalletta che mangia tendenzialmente erba, a me come logica verrebbe da mangiare la seconda invece del primo, ma non è quello che succede. Abbiamo il concetto che gli insetti siano disgustosi ma poi ci mangiamo delle cose che dal punto di vista igienico sono innominabili, come le ostriche, le cozze, le vongole, che sono organismi che filtrano e sono praticamente di raccoglitori di porcherie. Gli insetti sono più puliti da questo punto di vista, però capisco che sia un problema culturale: come in Inghiltera non mangiano le rane, che per gli inglesi è una abitudine disgustosa tanto è vero che chiamano ‘mangiarane’ i francesi, per i francesi e per noi mangiar le rane è una cosa normalissima, fa parte dell’alimentazione tradizionale. E poi sai quanto son buone le rane!”
E allora cosa si può dire di positivo sull’entomofogia?
“In realtà è ancora vietato mangiare insetti – un ristorante milanese recentemente ha avuto delle grane grosse– ma io vedo delle implicazioni positive: gli insetti non sono cattivi da mangiare. Se con l’aperitivo mi servissero una decina di locuste fritte non mi metterei a piangere, son buone, sanno di gamberetti fritti un po’ secchi, quindi se sono buoni, commestibili, dov’è il problema? Gli insetti costano poco, sono facili da allevare, eticamente più coinvolgenti di animali superiori, e, sostanzialmente, degli insetti non gliene importa niente a nessuno: è vero, sono così lontani da noi, dei robot organici rispetto ad animali superiori, che è difficile solidarizzare con gli insetti, sono macchine da riproduzione e niente altro, al di là dei miei interessi professionali, quindi danno meno fastidio. E poi consentirebbero di utilizzare scarti, sottoprodotti della catena alimentare, scarti di lavorazione perché gli insetti sono delle fabbriche di proteine. Io smaltisco tutto i miei rifiuti umidi nei miei allevamenti, che non sono a scopo alimentare, ma alcune delle cose che allevo volendo si potrebbero mangiare. Potrebbe essere un business emergente allevare gli insetti, è una nicchia di mercato aperta, e sarebbe interessante svilupparla prima di farsi invadere dal resto del mondo globalizzato che è già molto organizzato da questo punto di vista. Se vai all’estero, nei negozi di alimentari vedi le scatole con gli scorpioni d’acqua, che son degli insetti grossi belli carnosi, con dieci tipi diversi di salsa piccante, ragni fritti, grilli glassati, formiche al cioccolato, che sono buonissime, sembra di mangiare cioccolato al peperoncino: dov’è il problema? Sono proteine”.