di Margherita Vetrano – Il 22 giugno 2020 è nato a Roccamonfina, in Campania, il primo albergo-ristorante etico del Sud Italia. Ci lavorano ragazzi con disabilità o disagi sociali e tutti gli utili sono reinvestiti in attività sociali.
A promuoverlo è l’associazione “A ruota libera” Onlus, con il contributo di Intesa San Paolo nella figura della direttrice Filomena Villano, del notaio Enrica Di Petrillo e delle famiglie dei ragazzi che ci lavoreranno.

Questo è solo l’ultimo dei progetti di Luca Trapanese, presidente dell’associazione “A ruota libera”, napoletano doc, vulcano d’idee e progetti legati alla disabilità e al sociale.

A pochi chilometri da questa nuova realtà esiste già un progetto importante e ben avviato quale il “Borgo sociale” a Marzano Appio, nell’alto casertano.
Il borgo medievale è stato colonizzato da una comunità di ragazzi e adulti disabili che in forma di housing vive e lavora investendo le pensioni in attività che li rendono autonomi.
C’è un piccolo B&B, un ristorante, una fattoria ed una produzione di miele.
Un luogo magico in cui Luca abita con sua figlia.
“Ho incontrato la disabilità molti anni fa, quando avevo 14 anni e da lì non l’ho più abbandonata”.
Inizia così il suo racconto-fiume a B-hop magazine. Luca ricorda e condivide i punti salienti della sua vita.
“Quando avevo 14 anni il mio amico Diego stava morendo per un tumore al cervello e la mia famiglia mi ha consentito di stargli accanto. Da quel momento la mia vita è stata costellata da incontri, progetti e idee per rendere quello della disabilità, un mondo possibile”.
“Sono molto credente e poiché sono convinto che nulla accada per caso, seguo la mia strada”

Prima barelliere in Unitalsi, poi laureando in conservazione dei beni culturali, seminarista e presidente di “A ruota libera”, fondata con Edoardo, suo compagno storico, brucia le tappe consolidando il suo percorso nel sociale con lunghe permanenze in missioni, dividendosi tra Africa e India.
Era poco più di un ragazzo ma curava già l’organizzazione dei pellegrinaggi a Lourdes e coinvolgeva i compagni di liceo nei viaggi al servizio degli altri.

Quando una coppia di amici cari perde il bambino adottato da soli 24 giorni, a causa di un male incurabile, Luca reagisce fondando, in suo onore, una casa “asilo” per bambini con gravi disabilità.
E’ il 2016, nasce “La casa di Matteo” che oltre a prendersi cura dei piccoli ospiti con l’aiuto di infermieri e formatori, gestisce il riavvicinamento delle famiglie attraverso un percorso psicologico.
“Siamo tutti i giorni a contatto con la morte ma il progetto è necessario.
Nei primi tre giorni dall’apertura aveva già registrato il tutto esaurito”

“La casa di Matteo”, unica in tutto il Sud, si ispira al progetto analogo de “La casa di Gabry” a Como, presso la quale Luca ha fatto formazione prima dell’apertura.
Il progetto è molto ambizioso e costoso; si sostiene reinvestendo le diarie in convenzione versate per i piccoli ospiti dal Comune di residenza ma i pagamenti avvengono spesso in ritardo e la gestione è sempre più complessa.
Luca non demorde e va avanti, appoggiandosi ad alcune Fondazioni.
Progetta l’apertura di una seconda casa con l’ausilio del Pio Monte della Misericordia; appuntamento rimandato al 2021 a causa dei gravi danni economici arrecati dal periodo Covid-19.
La richiesta da parte delle famiglie è enorme: “il comune ti scarica addosso continuamente bambini bisognosi. Bisogna estendere l‘offerta e reperire altri fondi!”

E’ così che Giunti Editore pubblica “Vi stupiremo con difetti speciali”, scritto da Patrizia Rinaldi ed illustrato da Francesca Assirelli che racconta tre storie di ordinaria disabilità infantile per renderla più tangibile ed accessibile.
L’intero ricavato sostiene la “Casa di Matteo”.
Un libro delizioso, apparentemente per bambini, date le illustrazioni rassicuranti e il tono fiabesco ma rivolto ad un pubblico di ogni età.
“Bisogna raccontare la “disabilità” e portarla fuori da certe stanze chiuse
e comunicare lo sforzo di affrontare la vita quando ti mette davanti scalini molto grandi”.

Una delle storie parla di Alba, la bimba Down adottata da Luca ed ora membro della sua famiglia allargata.
Pur provenendo da una famiglia solida ed amorevole Luca è stato adottato da adulto dalla mamma di Francesco, vittima del terremoto dell’Irpinia.
“Il problema dei disabili è “il dopo di noi” e a chi lasciamo i nostri figli quando non ci saremo più” sottolinea Luca.
Luca gioca con la legge che spaventa chi cerca di far rispettare i suoi diritti. Per lui ogni cosa diventa possibile, ogni cavillo un appiglio per realizzare i suoi progetti ed ogni ricerca storica una porta aperta verso il futuro.
“La normalità non esiste. Sono i difetti che ci differenziano rendendoci unici e caratterizzandoci. Chi può stabilire chi è normale rispetto a cosa?”
La sua serenità è cibo per chi lo ascolta parlare.
L’accento napoletano, le pause lente, il sorriso che affiora quando tocca gli argomenti a lui cari: Luca emana energia positiva che buca l’etere.
”In questo momento della mia vita vorrei radicare e stabilizzare quanto fatto finora. Il lockdown mi ha fatto apprezzare la paternità e il silenzio del borgo in cui abito. Per il futuro potrei pensare di diradare i miei impegni o delegare di più. Il mio sogno è quello di viaggiare per l’Italia presentando il libro, magari in camper, portando Alba con me”.
Arrivederci Luca, a presto; continua a volare alto.
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