Si chiama Teatroxcasa (www.teatroxcasa.org) il sito che due attori, Serenella Tarsitano e Raimondo Brandi, coppia non solo artistica, hanno lanciato da febbraio come un salvagente nel mare di offerte della sharing economy, nuovo terreno di sperimentazione inserito dal Time nell’elenco delle 10 idee che cambieranno il mondo nel 2015.
L’idea è di creare uno spazio virtuale di incontro da due offerte e una richiesta. L’offerta di spettacolo da parte di artisti, l’offerta di condivisione della propria casa da parte di chi ospita, la richiesta di performance fuori dai soliti schemi e canali del pubblico. Un’ idea di libertà di tutte le sue componenti.
Con la cultura non si mangia. Questo ci è stato ripetuto negli anni da certi politici che ora, coerentemente, entrano come direttori artistici in palcoscenico con gli ufficiali giudiziari.
Viviamo attoniti bradisismi di teatri stabili, valli occupate, monti di debiti non più coperti dalla mammella pubblica, ottuagenari in scena, Goldoni come avanguardia.
Teatro nell’assurdo di una crisi di spazi storici, nonostante la fame di spettacolo richiesto ed un’infornata di giovani idee che non si incontrano.
Teatroxcasa utilizza invece il sistema “a cappello”, di libera offerta economica (consigliata in non meno di 10€, ma sotto saremmo nella soglia della vergogna), suddivisi tra artisti, padroni di casa e il sito. Come tengono a sottolineare Serenella&Raimondo “È un sistema che funziona solo fidando in un pubblico responsabile e onesto. In realtà, ogni cosa funziona meglio se esercitata con responsabilità ed onestà.”

Come nasceTeatroxcasa?
“Come attori, autori e produttori abbiamo sperimentato tutta la filiera del mettere in scena uno spettacolo” racconta a b-hop Raimondo Brandi: “il rapporto tra qualità dell’offerta, possibilità di rappresentare e ritorno economico è completamente saltato, creare questo spazio nasce principalmente da una contingenza pratica ed economica, una questione di sopravvivenza”.
Come selezionate luoghi e spettacoli da proporre?
“Entrambi hanno la possibilità di candidarsi attraverso il sito, per le case verifichiamo che rispondano ai requisiti di spazio richiesti, abbiano la possibilità di ospitare almeno 25 spettatori. Per gli artisti, quando non è possibile vedere dal vivo lo spettacolo chiediamo un filmato integrale. Ad oggi abbiamo 80 iscritti che si sono proposti e già 12 spettacoli scelti attivi.”
Avete abbattuto la “quarta parete teatrale” in senso metaforico: come garantite le pareti reali di chi vi ospita?
“Gli eventi vengono pubblicizzati senza divulgare l’indirizzo, se non alle persone iscritte che abbiano confermato la partecipazione. Poi è insito nel concetto di condivisione che possa funzionare solo contando sulla responsabilità di tutte le parti”
Avete portato il concetto di “artista di strada” in appartamento. Che esperienza avete tratto dal contatto così diretto con il pubblico?
“Oltre a percepire un’atmosfera veramente piacevole abbiamo constatato come il pubblico che partecipa a serate in casa sia molto esigente. Si infrangono formalismi che portano ad applaudire senza senso critico, si annulla la distanza sia fisica che emotiva tra artista e pubblico, che, quindi, si sente molto più portato ad esprimere il suo diritto di critica. O di apprezzamento”.
L’idea di sharing nasce dalla condivisione gratuita, vi siete posti un limite alla “economy” che può derivare da questa esperienza?
“Il limite che ci siamo posti è di non trasformare chi ospita, le case che devono accogliere spettacoli e persone, in spazi a pagamento, dove il padrone di casa guadagni denaro dalle serate, trasformando l’ospite in cliente. La casa è il centro dell’idea, è chi ospita che decide quale evento proporre, quale accoglienza riservare a chi partecipa. Oggi molte case ospitano chi recita se viaggia per raggiungerli. L’artista con noi ha la possibilità di guadagnare immediatamente, nessuna grande cifra ma subito. Noi non vogliamo essere dei produttori, non abbiamo contratti con nessuno. Anche l’accordo che abbiamo fatto da pochissimo con Blablacar riguarda gli spostamenti per le serate. Condivisione come filosofia insomma”.
Quindi, visto che parliamo di salotti “provare per credere”, di sicuro il posto in prima fila è assicurato.