(di Silvia Chessa) – Luisa Nocetti ha 86 anni e vive da sola a Modena. La pandemia è appena fuori dalla sua porta di casa – Modena è zona rossa da febbraio – ma dentro alle mura domestiche lei non si perde d’animo. Il suo animo emiliano doc non glielo permette, la forza non è facoltativa, è una prerogativa.
Uno dei figli, Paolo, bussa alla sua porta. Ha nelle mani vari sacchetti, la spesa non può attendere: tortellini e carne. “Non sono mai stata una gran cuoca – ammette sorridendo Luisa – ma i tortellini in questo periodo li ho sempre fatti”.
Purtroppo a causa dell’artrite non riesce più a chiudere i tortellini ma ancora ricorda perfettamente le opere d’arte di pasta fresca del marito.
Il figlio Paolo si occuperà del secondo: il lesso di carne con una salsina verde. Non può mancare neanche il dolce, anche se è un’eccezione per la glicemia.
Sono giorni diversi questi. Anche a Pasqua Luisa non ha visto nessuno dei suoi nipoti. Ma bisogna restare uniti e rimanere forti.
“Se Dio sa scrivere sulle righe storte, credo ci abbia dato una possibilità di riflettere sulla nostra vita”.
“Viviamo come se non dovessimo mai morire – racconta Luisa a B-hop magazine -. Invece ci siamo resi conto che dalla sera alla mattina può succedere. In verità siamo fragili e vulnerabili. Non possiamo far niente difronte ad alcune situazioni”.
In questo periodo così difficile si mette in dubbio ogni cosa, si riflette sulle azioni che ci sembravano così scontate fino a qualche mese fa.
Ci siamo resi conto che le fortune che avevamo prima non erano futili né insignificanti.
“Non so se avremo la capacità di ricordarci di ciò che stiamo passando. Non sono sicura che le persone ne escano tutte nel modo giusto”, ammette Luisa con rammarico, pensando ad alcune situazioni di estrema maleducazione capitate di recente.
Una situazione così difficile e singolare non l’ha mai vista neanche lei. L’unico evento catastrofico nell’ultimo secolo è stata la guerra. Ma non è possibile comparare queste situazioni.
Luisa ha vissuto la seconda guerra mondiale nella sua città natale, Reggio Emilia per poi sposarsi e trasferirsi a Modena con il marito.
“Era l’uomo più buono e più bravo che potessi incontrare. Era meraviglioso”, ricorda affettuosamente. È a Modena e alla sua famiglia che deve la sua felicità. Ora ha anche dei bellissimi nipoti.
Luisa trova lì la forza. I figli la vanno a trovare spesso e i nipoti le telefonano per tenerle compagnia.
“I ragazzi lavorano ma trovano sempre del tempo per videochiamarmi”, sorride Luisa davanti al computer.
Di giorno in casa si distrae, ha sempre qualcosa da fare tra cucinare e mettere in ordine le varie stanze.
Ammette di vedere solo il telegiornale delle 20 e di pensare positivamente al futuro che verrà.
All’inizio della quarantena ha deciso di dare un piccolo aiuto e un incoraggiamento al suo quartiere.
Ha preso un lenzuolo ed insieme alla figlia hanno scritto “Andrà tutto bene”.
Quando la figlia è scesa in strada per fare una foto del lenzuolo appeso sul balcone, ha fotografato involontariamente anche Luisa che lo stava sistemando. Il risultato è una foto molto spontanea e proprio per questo, bellissima.
Ognuno nel proprio piccolo prova a fare qualcosa, a far sentire meglio chi sta peggio. Sono azioni che potrebbero sembrare insignificanti ma dietro si nasconde un grande gesto.
Una parola gentile, un saluto, un sorriso, possono migliorare la giornata di qualcuno. E di questo periodo è già una vittoria.
Affacciatevi dai balconi come Luisa. E salutiamoci.
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