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Home Primo Piano

La Grecia reagisce alla crisi: dagli orti urbani ai ristoranti a offerta libera (1)

di Chiara Bottazzi
10 Marzo 2015
in Primo Piano, Si può fare
Tempo di Lettura: 5 mins read
30 2
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volontario che lavora la terra nell'orto urbano di Ellinikò

volontario che lavora la terra nell'orto urbano di Ellinikò

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dalla nostra corrispondente ad Atene – “L’uomo e la natura al di sopra dei guadagni”. Questa la scritta in greco che campeggia su un’insegna in legno, attaccata alla rete di recinzione dell’orto urbano autogestito del comune di Ellenikò, a due passi dalla Megali Athina, la “Grande Atene”. Nella Grecia colpita dalla crisi negli ultimi anni sono nate tantissime associazioni, gruppi informali di cittadini, che hanno scelto volontariamente di agire, in maniera gratuita, nei più disparati ambiti della società.

«Il senso della cittadinanza attiva è cresciuto, è diventato molto più intenso qui ad Atene dopo il tracollo dell’economia. Dato che non ti puoi fidare dello stato e delle istituzioni, se vuoi fare qualcosa devi farlo da te. Ed è diventato ormai chiarissimo per tutti che da solo non ce la puoi fare, devi unirti agli altri», racconta a b-hop Rita, italiana, da 35 anni in Grecia, una delle responsabili dell’orto urbano nel comune di Ellenikò situato nella vecchia aerea aeroportuale, ormai in disuso. Nei due ettari di terreno a disposizione i volontari dell’orto, autogestito sotto la guida di esperti bioagricoltori, coltivano ogni sorta di ben di dio, nel pieno rispetto della natura e dell’uomo. «Abbiamo scelto di non usare pesticidi chimici. Ad esempio, per proteggere le piante dai parassiti utilizziamo un infuso di ortica, ottenuto facendo macerare la pianta urticante per un mese in cassoni d’acqua. E il risultato è sorprendente, gli ortaggi da buttare sono pochissimi», continua Rita.

Fra i volontari, oltre agli abitanti del quartiere e agli anziani, molti ragazzi provenienti dall’Istituto superiore di agraria e dalle scuole primarie, che hanno trovato a Ellinikò un modo di riavvicinarsi alla terra, facendo dell’orto un luogo di aggregazione. Gli ortaggi vengono distribuiti a disoccupati, a varie organizzazioni caritative e a centri sociali.

L’orto urbano di Ellinikò è una sorta di metafora verde del popolo greco, che si piega senza spezzarsi all’onda d’urto generata dalla crisi.

Fortunatamente non è la sola realtà di questo tipo; in quartieri come Petroupoli, dove un tempo sorgeva il giardino botanico della città, e in diverse piazze di Exarchia i cittadini hanno realizzato centri di aggregazione sociale in cui si coltiva la terra, e contemporaneamente si organizzano proiezioni di film, mostre d’arte, dibattiti politici; luoghi in cui persino si preparano pranzo e cena e si mangia insieme, sull’esempio delle cucine collettive, che sono spazi aperti, consapevoli e condivisibili.

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In particolare, queste ultime stanno prendendo sempre più piede ad Atene: si tratta di normali attività commerciali in cui, però, si fa una ristorazione anti-crisi, dal volto sociale. In via Trikupi, in pieno centro, c’è una taverna senza insegna, dove Nikos, il cuoco-gestore, realizza portate con i prodotti disponibili quel giorno: melanzane, feta, carne, pesce… quello che passa la provvidenza; non a caso non esiste un menù. Al momento del conto è possibile pagare lasciando un’offerta libera, o portando alimenti che si trovano nella dispensa di casa. «Ciò che faccio nella mia taverna non è semplicemente dare da mangiare a chi non ha da mangiare: è condividere. Non mi interessa se tu sei ricco o povero; basta che entri nella logica del condividere quello che hai, se hai qualcosa», riassume sereno Nikos.

E in tempi di crisi, anche i ristoranti “comuni” partecipano alla logica della condivisione: al termine di ogni serata donano le portate avanzate a gruppi di cittadini informali, che le raccolgono, distribuendole il giorno seguente a varie organizzazioni sociali.

Se la crisi in Grecia è un fenomeno trasversale, la solidarietà si è mossa di pari passo, provando a curare le piaghe lasciate dalla crisi.

A Tinos, splendida isola rurale nel cuore delle Cicladi, nel paesino di Kalloni è nato il primo kafenio solidale dell’isola; il locale, messo a disposizione del comune da un’anziana signora del posto, è stato trasformato dagli abitanti in un caffè “autogestito”, in cui non ci sono prezzi fissi, gestori o clienti: ognuno si serve e lascia un’offerta. «Aprire un caffè regolare sarebbe stato impossibile, le tasse ci avrebbero mangiato – racconta Despina, una delle signore che volontariamente gestisce il kafenio –. In questo modo, invece, nessuno guadagna denaro, ma tutti guadagniamo in relazioni, semplicemente nello stare insieme. Lo stato non può prendersi le nostre amicizie», sancisce orgogliosa.

Il settore sanitario è forse quello maggiormente colpito nella Grecia della crisi: curarsi è ormai diventato un lusso. Oggi lo stato offre assistenza sanitaria solo a chi ha ancora la fortuna di avere un impiego, attraverso un sistema assicurativo. Se si viene licenziati, le cure sono garantite solo per un periodo tra i sei e i dodici mesi, poi tutte le spese sono a carico del malato.

Ma anche nell’ambito della sanità la capacità di auto-organizzazione solidale fa sentire la sua presenza: nel corso di pochi anni sono sorte in tutto il paese “cliniche sociali”, interamente gestite da medici e infermieri volontari, che assicurano vaccinazioni, visite, ecografie, medicazioni, assistenza psicologica e psichiatrica. L’unico requisito richiesto è che le persone assistite (greche o straniere) non siano già in possesso della copertura sanitaria.

La fotografia della Grecia di oggi non è insomma delle più allettanti; un paese alle prese con disperazione e fame, sistema sanitario al collasso, scandali e sprechi. Tuttavia, se nella percezione comune la culla della civiltà europea viene associata, in primis, ai drammi sociali che conseguono alla recessione, chi arriva in Grecia con l’intento di assistere al collasso di un paese rimarrà deluso: la Grecia è infatti vivissima, intraprendente, e ha molto da insegnare in materia di resilienza.

Che è qualcosa di diverso dalla resistenza; non è semplicemente il fermarsi respingendo, senza cedere a una forza, a una spinta, ma è la capacità di affrontare e rispondere alle avversità in maniera creativa, dinamica.

In Grecia è ormai finito il tempo del singolo eroe “resistente”, come il grande Leonida alle Termopili: è arrivato il momento dei tanti eroi cittadini “resilienti”, greci che nella solidarietà reciproca hanno trovato un’arma concreta nella grande battaglia dei nostri giorni.

 

Questa è la prima puntata di una serie di articoli sulle strategie di resilienza in Grecia. Se vuoi saperne di più, continua a seguirci su www.b-hop e sui social network o iscriviti alla newsletter settimanale.

 

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Chiara Bottazzi

Chiara Bottazzi

Storica dell’arte e cooperante fra Grecia e Libano. Romana de Roma, bassista e cintura nera di taekwondo. Io b-hop perché l’arte, la bellezza e le parole sono quanto di più prezioso abbiamo.

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