(di Margherita Vetrano) La storia di Clara Woods che sogna di essere Frida Kahlo è una storia di speranza. Dalla disabilità all’arte il suo messaggio è forte e trasuda da ogni sua opera.
Quattordici anni fa, quando ancora nella pancia della madre, viene colpita da un ictus pre-natale.
A pochi mesi i genitori ricevono la diagnosi che la vuole vegetale a vita ma lei è di tutt’altro avviso e recupera velocemente.
“La sua voglia di vivere ha sempre spostato gli ostacoli e le ha fatto conquistare i suoi obiettivi” racconta a B-hop magazine Betina, mamma di Clara.
Brasiliana d’origine, Betina è riuscita ad infondere nella figlia un carattere solare e una forza d’animo tali che oggi comprende tre lingue, non legge e non scrive ma si è accostata alla pittura con esiti sorprendenti.

“Clara non riesce a comunicare pur comprendendo ogni cosa, così io e mio marito abbiamo pensato di accostarla all’arte come mezzo d’espressione. La sua maestra Astrid Honneger è stata bravissima a stabilire una comunicazione con lei, anche se inizialmente distruggeva le sue tele dopo averle dipinte di nero. Lentamente forme e colori sono emersi sempre più nitidi finché nel 2017, quando le ho regalato un libro su Frida Kahlo, la passione è esplosa”.
Clara Woods come Frida Kahlo, una vita spezzata dalla disabilità eppure un grande talento artistico tale da poter esprimere il proprio mondo interiore con tele naïf di grande potenza.
Clara culla da anni il sogno di poter esporre a New York come la sua eroina
e la famiglia la sta aiutando nel raggiungimento di questo obiettivo.
Sono loro la sua finestra sul mondo, coloro che possono bucare il velo comunicativo e permetterle di esprimersi.
“Clara ama viaggiare ed ogni mostra è per lei un’opportunità di conoscere persone e nuove situazioni. La vita per strada le piace tantissimo!” racconta Betina: “Vive il presente ma le manca il contatto con le persone della sua età. Più cresce e più il mondo si chiude per lei.
Da piccola le relazioni erano più facili perché con il gioco si risolveva tutto. Oggi quelle con i suoi coetanei sono molto difficili. Fortunatamente i followers sui social riempiono gran parte della sua giornata ed ha una nuova amica conosciuta on line che le tiene compagnia tutti i giorni”.
Nel 2019 Clara ha frequentato un anno di home schooling per preparare un progetto che dovrebbe portarla negli Stati Uniti, e per il quale ha ottenuto l’approvazione del visto come talento straordinario.
La strada per la personale a New York è tracciata!
Biondissima, esile come un giunco, Clara ha energia da vendere.

Ha appena partecipato ad un Art Residency con il progetto “Materia Prima” di Ceppaiano che l’ha appagata profondamente nella sua esigenza di libertà espressiva.
Sta inoltre personalizzando una linea di capi di abbigliamento e sarà protagonista di un servizio fotografico in cui si valorizzerà la sua diversità.
Non solo.

Dalle foto esplodono bellezza e personalità. Clara comunica con l’obiettivo e lo fa in maniera diretta e completa, divertendosi ed offrendo il meglio di sé.
La strada come modella la valorizza e la pone su un piano senza barriere.
Molti progetti in itinere ma un sogno più grande degli altri: imparare a parlare per poter presentare i suoi quadri.
A far da contraltare alla gioia di Clara c’è la preoccupazione di due genitori: “Carlo ed io la stiamo aiutando a costruire il suo futuro.
Ho lasciato l’azienda che seguivo da 13 anni per starle accanto; decisione difficile ma presa con il cuore. La miglior cosa che potessi fare!”
Mamma Betina non nasconde angosce e paure domandandosi come Clara potrà sopravvivere senza di loro.
L’idea è di registrare un brand che possa permetterle di raggiungere un’indipendenza economica con il supporto di tutori che aiutino a gestirla.
Clara potrà confidare nell’appoggio del suo fratellino David ed una famiglia allargata, non sarà sola!
“Non è stato facile intraprendere la nostra strada. Spesso, arrivo a sera stanca e piango di preoccupazione ma vedere Clara che aumenta in competenze ed autonomia mi ripaga di ogni cosa. Mi ripeto che insieme possiamo fare ogni cosa. Basta provare.
Non provare è il vero problema!”
Accettare la disabilità non è mai semplice e forse non lo si fa mai appieno.

Ci si può abituare e in un balletto di accettazione-non accettazione, i traguardi si spostano sempre un passetto più lontano.
“La speranza è che le persone possano vederla per ciò che è e non per le sue difficoltà fisiche.”
Si spera che il suo esempio possa ispirare genitori e ragazzi nelle condizioni di Clara, per accedere ad una vita socialmente accettabile, oltre le barriere della diversità.
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