di Kenji Albani – Varese, piccola città di provincia lombarda, è rinomata per le ville che ospitano mostre d’arte. Villa Panza, o meglio Villa Orrigoni Menafoglio Litta Panza, non è dissimile e chiunque visiti la cittadina con l’aspettativa di ammirare delle opere pittoriche, non resterà deluso.
Si trova in piazza Litta, al civico numero 1, nel quartiere di Biumo Superiore, sulle colline di Varese. Essendo il nome originale lungo, ai più è nota solo come Villa Panza. Nella stessa piazza ci sono le Ville Ponti.
Questa è la storia di Villa Panza: correva il secolo XVIII e il marchese Paolo Antonio Menafoglio comprò i terreni sulle colline di Varese e fece edificare dei bastioni al cui interno ordinò di costruire un palazzo a tre piani a forma di U che si affacciava su un giardino all’italiana.
All’inizio, il marchese voleva che la sua “creatura” fosse una villa di delizia, ossia una casa per le vacanze dove tenere dei ricevimenti; a causa, però, della cattiva amministrazione finanziaria, i parenti del marchese nel 1823 misero in vendita la Villa.
Ad acquistarla fu Pompeo Litta Visconti Arese (1781 – 1852), patrizio di Milano, che nel 1829 ordinò all’architetto Luigi Canonica (1762 – 1844) di ampliare il palazzo perché sapeva che di lì a poco l’imperatore Francesco II (all’epoca Varese era in territorio austriaco) sarebbe stato elevato al rango di duca e desiderava che la sua residenza fosse adeguata al suo nuovo status.
Luigi Canonica lavorò alla Villa tra il 1829 e il 1831 facendo in modo che ci fossero delle scuderie oltre che delle rimesse per le carrozze e in questo modo la piazza di fronte si allargò. Oltre a questo lavoro, l’architetto edificò una nuova costruzione di un solo piano di forma rettangolare ma con gli angoli smussati dove oggi si può visitare il “salone impero”, una sontuosa sala da pranzo.
In poche parole, l’architetto trasformò una villa di delizia in una dimora signorile adatta al nuovo rango dei Menafoglio.
Anche il parco fu soggetto ai lavori di riammodernamento commissionati dalla famiglia nobile: Canonica fece plasmare il giardino alla francese con dei rialzamenti (o meglio, parterre); ma in seguito i nuovi proprietari, i Litta, preferirono un giardino all’inglese.
In seguito, la Villa passò al produttore di vini e conte Ernesto Panza nel 1935. Il neoproprietario si rivolse all’architetto Piero Portaluppi (1888 – 1967) che fece costruire una serra oltre che una collina artificiale.
Arrivando a quel che più interessa, cioè la collezione di arte contemporanea, essa fu costituita a partire dal 1956 quando il conte Giuseppe Panza di Biumo (1923 – 2010), dopo essersi appassionato di pittura statunitense in un viaggio in Germania, diede l’avvio a una raccolta di dipinti e chiese ad alcuni artisti dell’epoca di affrescare le stanze della villa.
Il conte diceva che Villa Panza ha “un fascino magnetico”.
Con il passare del tempo nella Villa furono accumulate opere d’arte monocromatiche di arte organica e concettuale oltre che sculture minimaliste firmate da artisti americani come anche italiani come Alfonso Fratteggiani Bianchi (1952 – vivente) ed Ettore Spalletti (1940 – 2019). Le opere sono mescolate con criterio assieme agli arredi originali della Villa e ai reperti di arte africana e precolombiana.

Tra il 1963 e il 1976 le scuderie sono diventate delle opere d’arte ambientale a cui artisti come Dan Flavin e Maria Nordman hanno lavorato mentre erano ospiti della famiglia Panza. Per esempio Dan Flavin lavorò alla “Varese corridor”, un’installazione di 207 tubi al neon colorati.
Il conte aveva una tale passione per l’arte concettuale che rasentava lo spiritualismo e, per questo, aveva deciso di non appendere i dipinti nella sede della sua società immobiliare perché, diceva:
“L’arte non si deve mescolare con il lavoro, l’arte ha bisogno di totale concentrazione”.
Quarant’anni dopo l’avvio della collezione, i discendenti dei Panza (Giuseppe e sua sorella Rosa Giovanna) donarono la collezione e il primo piano della Villa al Fondo Ambiente Italiano che adibì, nel 2001, a museo aperto al pubblico.
In tutto sono 137 le opere d’arte della collezione e se a queste si sommano gli arredi antichi e i reperti tribali si arriva a 2500 pezzi.
A parte le opere d’arte che si trovano in pianta stabile, ci sono le mostre temporanee che vengono progettate e adattate alla cornice di Villa Panza come quelle delle opere di Robert Rauschenberg, Robert Irwin e James Turrell e infine quelle di Robert Wilson, della quali una delle sue opere (una casa in stile american shaker) è diventata parte della collezione permanente.
Per chiedere informazioni sulle visite: 0332-283960, faibiumo@fondoambiente.it. Orari di apertura del museo: tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00.