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Home L'altrove

Nel castello di Milazzo la bottega d’arte di Nino, kuntastorie siciliano

Nino Pracanica e la moglie Gina Previtera incantano i visitatori con racconti e antiche maschere in cuoio

di Patrizia Caiffa
29 Marzo 2022
in L'altrove
Tempo di Lettura: 3 mins read
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di Patrizia Caiffa – Nell’antica cittadella fortificata del Castello di Milazzo, sulla costa tirrenica della Sicilia, c’è la possibilità di scoprire, oltre alle meraviglie storiche ed architettoniche, anche un luogo fuori dal tempo, speciale e incantato: una stanza ornata di maschere in cuoio, giocattoli, immagini sacre e statue in legno e ceramica e al centro Nino Pracanica, il kuntastorie.

Nato a Milazzo 78 anni fa, insieme alla sua inseparabile moglie Gina Previtera, da 24 anni Nino ama sorprendere i visitatori del castello con i suoi  racconti ricchi di riferimenti colti, mitologici, fiabeschi e con le loro opere artigianali.

Insieme hanno fondato l’associazione Imago Vitae, che da oltre 40 anni organizza eventi culturali, teatrali e nel settore delle arti figurative e artigianali

per tramandare alle future generazioni le ricchezze di questa terra generosa.

Per chi sa cogliere e lasciarsi trascinare nel flusso delle parole, le sue improvvisate (ma non troppo) performance diventano la porta d’accesso ad uno spazio libero, vivo e vero di sicilianità, tra gioco, folklore e erudizione.

Perché “prima della cultura viene il gioco”, premette.

Nino Pracanica indossa una delle sue maschere (foto P.Caiffa)

Perché Nino sa stare in scena, sa travolgere e portare lo spettatore nel suo mondo interiore, accompagnato dal suono del marranzano, mischiando citazioni delle tragedie greche a vicende personali:

“A 11 anni è morta mia madre e mio padre mi ha portato in collegio. E’ stato durissimo trovarsi improvvisamente senza famiglia, dormire in uno stanzone enorme con altri 100 bambini, addolorato e isolato. Sono stati anni molto difficili, però alla fine sono riuscito a perdonare mio padre, a capire che lo aveva fatto per il mio bene”.

Una consapevolezza che Nino definisce in termini simbolici, epici e freudiani, “uccidere il padre” e che lo ha portato a crescere e cambiare in continuazione, a diventare quello che oggi è: un aedo contemporaneo, una persona che disdegna il successo e la competizione per un valore grande: la libertà.

Nino unisce l’eterna passione per le storie – oggi la chiamerebbero storytelling – a quella di artigiano:

“Io sono artigiano, non artista, perché sprecare le parole? Se non c’è artigianato non puoi fare arte”.

Così la sua bottega ridonda di maschere in cuoio che raffigurano eroi mitologici o personaggi storici siciliani (Polifemo, Antigone, Omero, Ulisse…), realizzate secondo i metodi degli antichi egizi e manufatti con una tecnica usata da Giotto, gesso a bagnomaria su supporti lignei, con l’impiego di terre e colle naturali.

Le maschere di Nino e Gina – (foto: P.Caiffa)

Un tempo trascorso in questa dimensione epica di parole, suoni e immagini di altri tempi – ma sempre attuali – rigenera l’anima e riporta all’autenticità della vita.

Lasciato Nino e la sua bottega – come saltando da un secolo all’altro – il cammino prosegue tra le meraviglie del castello normanno, orgoglio di Milazzo.

Ingresso del Castello (foto P.Caiffa)

Dalla città fortificata costruita da Federico II di Svevia dove sono passati anche angioini e aragonesi si scorgono panorami mozzafiato sulle Eolie e sullo Stromboli che fuma.

Si passeggia sui bastioni, si entra nelle lugubri carceri, si visita il Museo del Mare, il Duomo vecchio e si scoprono segreti mai completamente svelati, come quello degli Occhi di Milazzo.

(foto P.Caiffa)

E’ un misterioso disegno all’esterno delle mura della fortezza: due grandi occhi realizzati con blocchi di pietra lavica. Forse semplice decorazione, forse legato alla sicurezza e alla vigilanza sulla sicurezza della città, forse per segnare lo scorrere del tempo, forse collegato ai movimenti degli astri, una meridiana solare.

Lasciatevi affascinare e stupire anche voi.

Il castello di Milazzo – foto P..Caiffa
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Patrizia Caiffa

Patrizia Caiffa

Direttrice responsabile di B-hop magazine. Giornalista professionista, lavoro dal '98 all'agenzia Sir. Scrivo libri e viaggio (tanto) nel Sud del mondo. Curiosa di nuove avventure, dentro e fuori di me, ho voluto B-hop per portare bellezza, fiducia e consapevolezza nel mondo dell'informazione.

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